Sei pronto a prendere una birra con l’ologramma del tuo migliore amico?
Io e il mio migliore amico siamo stati per cinque anni compagni di banco, abitavamo a un isolato di distanza e due volte a settimana ci trovavamo al circolo per le gare di scacchi. Per anni ci siamo visti quasi tutti i giorni, spesso più volte al giorno. Poi ci siamo trasferiti. Abbiamo cominciato a studiare e lavorare in città diverse e ora abitiamo a 600 chilometri di distanza. L'altro giorno abbiamo calcolato che in media ci vediamo sette volte all'anno. La distanza è un problema costante nei rapporti personali, non a caso la tecnologia è diventata strumento utile per avvicinare anche se virtualmente persone lontane. Prima i telefoni, poi le videochiamate, ora il prossimo step sembrano essere gli ologrammi.
L'ologramma è una proiezione 3D, immersiva e realistica, con cui interagire. La fantascienza ha già ampiamente sfruttato gli ologrammi, basti pensare alla Principessa Leia in Star Wars, Arnold Rimmer di Red Dwarf, o l'Emergency Medical Hologram di Star Trek. Nella realtà li stiamo testando. Gli ologrammi sono già utilizzati in vari ambiti: medicina, istruzione, arte, sicurezza e difesa. Ora la startup statunitense Proto (si definisce la prima piattaforma di comunicazione olografica) sta tramettendo video "3D" a grandezza naturale in università, hotel e centri medici.
L'azienda ha sviluppato una scatola che pesa oltre 180 chili, chi entra viene materializzato a chilometri di distanza. "Abbiamo appena teletrasportato William Shatner da Los Angeles a Orlando, in Florida, per partecipare a una convention a cui non poteva essere fisicamente presente", ha spiegato David Nussbaum, fondatore e CEO dell'azienda alla Cnn. Al momento la tecnologia non è accessibile al grande pubblico, i dispositivi sono ingombranti e costosi (il modello più economico di Proto parte da 29.000 dollari). Ma come insegna la storia, è solo questione di tempo (neanche troppo) per bersi una birra con l'ologramma del tuo migliore amico.
Quali sono le sfide della tecnica olografica
L'ingegnere ungherese Dennis Gabor realizzò il primo ologramma nel 1948 mentre cercava un modo per migliorare la risoluzione delle immagini nei microscopi elettronici. Nel 1971 vinse il premio Nobel per la Fisica "per la sua invenzione e sviluppo del metodo olografico". Ora, a distanza di 70 anni i progressi hanno permesso di migliorare l'effetto visivo, eppure gli ologrammi devono ancora superare limiti tecnici importanti. E infatti, se si cerca di osservare la figura proiettata da un'angolazione ristretta potrebbe venir meno l'effetto realtà, per esempio le ombre potrebbero cadere in modo innaturale sulla figura.
Non solo, al momento per comparire in un ologramma bisogna essere ripresi in uno studio di produzione specializzato e i dispositivi realizzati per la trasmissione olografica sono pesanti, grossi, difficili da trasportare. "Stiamo cercando di spingerci verso il futuro. Quando saremo in grado di miniaturizzare questi laser per inserirli in un piccolo dispositivo portatile, allora faremo il salto", ha spiegato Dragomir Neshev della Research School of Physics dell'ANU, al New York Times. Infine sarà necessario abbattere i costi per democratizzare la tecnologia. In altre parole un dispositivo olografico dovrà costare quanto un televisore.
Come utilizzeremo gli ologrammi in futuro
A maggio i pazienti del Crescent Regional Hospital di Lancaster, Texas, sono stati visitati dal proprio medico da remoto tramite un ologramma ralizzato con Holoconnects, azienda di tecnologia digitale con sede nei Paesi Bassi. Il servizio è utilizzato principalmente per visite pre e post-operatorie, ma i dirigenti dell'ospedale hanno in programma di estendere il servizio "pensiamo che possa l'esperienza del paziente. I medici sono in grado di avere un impatto molto diverso sul paziente", ha spiegato Raji Kumar, managing partner e amministratore delegato di Crescent Regional. "I pazienti hanno la sensazione che il medico sia proprio lì". Non è l'unica. A inizio anno anche Proto ha avviato una partnership con il West Cancer Center, clinica di Memphis, Tennessee, permettendo ai medici locali di essere teletrasportati nelle strutture situate in aree remote.
Non solo telemedicina, l'olografia è già ampiamente utilizzata per i servizi di ospitalità. Non sarà poi così strano tra qualche anno trovare scatole olografiche all'interno delle hall degli alberghi o all'ingresso dei negozi. "Siamo all'inizio della creazione di un modello di business sostenibile, ovvero avere ologrammi live negli hotel" ha dichiarato Andre Smith, fondatore e amministratore delegato di Holoconnects, che realizza scatole olografiche.
Anche l'ambito dell'intrattenimento e dell'arte si sta sfruttando l'olografia. L‘Hologram Zoo in Australia ha inaugurato 50 esposizioni realistiche, dai dinosauri ai gorilla, realizzate con il laser. La tecnologia olografica offre nuove strategie per lezioni interattive, consente per esempio agli studenti di visualizzare concetti avanzati che potrebbero non essere facilmente accessibili. La NATO ha già utilizzato la Capsule per fornire presentazioni di apprendimento agli ufficiali superiori presso i suoi centri di formazione negli Stati Uniti e in Germania.
Per Nussbaum il vero passo avanti sarà utilizzare la tecnologia per mettere in contatto persone lontane. "I miei figli sono a Los Angeles i mie genitori nel New Jersey, le videochiamate non sono sufficienti. Certo, potresti comunicare, ma non puoi connetterti", ha detto. "Quindi ho pensato, e se potessi teletrasportarli a casa l'uno dell'altro? Ora lo stiamo facendo. Quindi, per me, sto intravedendo un piccolo scorcio del futuro guardando i miei genitori e i miei figli avere una relazione da 3.000 miglia di distanza. Questa, per me, è una delle cose più importanti che stiamo facendo".