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Sei mesi con il chip di Neuralink nella testa, Noland a Fanpage.it: “Un giorno smetterà di funzionare”

Il primo paziente di Neuralink si racconta a Fanpage.it. Fra l’entusiasmo di avere riguadagnato una parte della propria vita e la paura che un giorno l’impianto smetterà di funzionare, l’uomo è tornato ad avere un controllo sulla propria quotidianità grazie a Telepathy: “Ai futuri pazienti consiglio di avere fiducia e di divertirsi con questa tecnologia”.
A cura di Velia Alvich
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INSTAGRAM | Noland Arbaugh (@noland_arbaugh su Instagram) poco prima dell'intervento per impiantare Telepathy, il chip di Neuralink
INSTAGRAM | Noland Arbaugh (@noland_arbaugh su Instagram) poco prima dell'intervento per impiantare Telepathy, il chip di Neuralink

Sei mesi di Neuralink. Oltre 21 settimane dalla riconquista di un pezzo della propria vita. Circa 150 giorni sotto i riflettori. Noland Arbaugh è passato alla storia come il primo paziente di Neuralink, l'azienda fondata da Elon Musk con un obiettivo: creare "una vera simbiosi uomo-macchina", come racconta Walter Isaacson nell'omonima biografia dell'imprenditore. In definitiva per raggiungere "l'obiettivo finale di difenderci dall'IA malvagia, creando una stretta connessione tra il mondo umano e i dispositivi digitali". Ma anche per restituire l'autonomia a chi l'ha persa per colpa di una malattia neurologica. Nel caso di Arbaugh, per colpa di un tuffo che lo ha lasciato paralizzato dal collo in giù a poco più di vent'anni.

"Paziente 1. Cyborg. Neuronauta", così si definisce nella sua bio su X. Adesso festeggia un traguardo: quasi metà anno con Telepathy, l'impianto di Neuralink che lo ha connesso a un'interfaccia al computer e gli ha permesso di tornare a interagire con il mondo. Prima dell'intervento, Arbaugh era costretto a utilizzare uno joystick manovrato con la bocca. Un passo in avanti rispetto all'assoluta immobilità, ma uno strumento lento, faticoso da usare, che gli aveva causato anche delle piaghe. Il successo dell'operazione, l'entusiasmo per la nuova vita connesso a un computer, poi la brusca frenata.

A maggio l'annuncio di Neuralink: la maggior parte dei fili impiantati nel cervello dell'uomo si sono ritirati, perdendo capacità di tradurre i segnali cerebrali in movimenti sullo schermo. Così hanno dovuto aumentare la sensibilità degli elettrodi per non far perdere ad Arbaugh i vantaggi di un impianto nascosto fra le pieghe del cervello. Tutto sembra tornato come prima, o almeno a uno sguardo esterno. A Fanpage.it, Arbaugh ha raccontato cosa significa vivere come primo paziente di Neuralink a sei mesi dall'inizio della sua avventura con Telepathy.

Innanzitutto, come stai oggi?

Grazie di avermi chiesto come sto. Potrebbe sorprenderti sapere che sono poche le persone a chiedermelo. Sto alla grande. Ho appena finito un’altra intervista. Oggi ho lavorato con Neuralink. Ho un paio di altre cose da finire, ma poi non vedo l’ora di utilizzare l’impianto per scopi personali. Onestamente, mi sento benissimo. In questi giorni mi sembra che non ci sia nulla che io non possa fare.

Circa sei mesi dopo aver ricevuto il tuo impianto Telepathy, come sta andando?

Wow, non riesco a crederci che sono passati quasi sei mesi. Sta andando bene. Sento di aver fatto di più negli ultimi sei mesi di quanto non abbia fatto in tutti i trent’anni precedenti.

A maggio, Neuralink ha ammesso che l’85% dei fili impiantati si sono ritirati, quindi sono stati costretti ad aumentare la sensibilità degli elettrodi ai segnali cerebrali. Hai visto delle differenze nell’uso da quando hai ricevuto Telepathy?

Sì, vedo decisamente una differenza nell’uso: ho già superato i miei risultati passati. Non è lo stesso, ci sono cose che vorrei fare adesso e che prima ero in grado di fare, ma il fatto che adesso siamo qui è magnifico. Abbiamo dovuto trovare delle soluzioni alternative, quindi non tutto è perfetto. E penso che i progressi sarebbero potuti essere maggiori e più rapidi se non avessimo dovuto prendere una piccola deviazione. Ma tutto sommato sono felice.

Com’è la tua quotidianità?

Mi sono prefissato un programma quotidiano per assicurarmi di essere produttivo durante il giorno. Mi sveglio alle sei o alle sette, faccio la mia lettura mattutina della Bibbia e dico le mie preghiere, controllo le email e gli altri messaggi, poi faccio una sessione da quattro ore con Neuralink. Dopo le interviste, provo a imparare qualcosa di nuovo ogni giorno, faccio una pausa per cena e una doccia e leggo qualcosa di formativo. Studio due lingue, giapponese e francese, e poi passo il tempo libero leggendo o giocando ai videogiochi al computer. Di volta in volta, poi, faccio decine di altre cose, dal guardare gli sport in TV al visitare amici e familiari, dallo scrivere su un diario a stare sui social media.

Scacchi, Civilization VI, Mario Kart. La tua esperienza videoludica è variegata. Ci sono altri giochi che vorresti provare di nuovo ora che Telepathy ti ha aiutato a guadagnare di nuovo questo aspetto della tua vita?

Ci sono milioni di giochi che vorrei giocare: League of Legends, Halo, tutti i giochi della Nintendo e un numero infinito di altri titoli. Sono cresciuto come gamer, quindi voglio provare ogni gioco.

Cosa è più facile adesso con il chip rispetto a quando usavi il joystick? Cosa speri di poter fare in futuro?

Per le cose semplici come scrivere ci impiegavo anche 15 minuti prima di ricevere l’impianto, adesso ci metto pochi secondi. E ovviamente giocare ai videogiochi. Sono presente sui social, posso ricevere  e inviare email, ma anche rilasciare interviste. Porto a termine tutto questo con l’impianto. Più o meno tutto quello che le persone normali fanno al computer, posso farlo anche io. Sento di avere di nuovo controllo sulla mia vita e di poter realizzare qualsiasi cosa.

Hai rimpiazzato completamente il joystick con Telepathy?

Non lo uso proprio più. Quando sono su X, per esempio, utilizzo l’impianto. Proprio come ora!

La Food and Drug Administration ha dato il via libera per impiantare Telepathy su altri pazienti. Cosa consiglieresti a chi riceverà i nuovi impianti?

Gli direi di affidarsi completamente a Neuralink e ai suoi dipendenti. Sono le persone migliori con cui abbia mai lavorato. E di divertirsi, di provare qualsiasi cosa su cui possono mettere le mani perché questa tecnologia ha così tanto da offrirci.

Non temi che un giorno il tuo impianto possa smettere di funzionare?

Non ho paura che smetta di funzionare in futuro. Se dovesse capitare, allora potrò dire di avere avuto un’esperienza fantastica fino a ora. So che arriverà un giorno quando non ce l’avrò più e ho già cominciato ad accettarlo. Per adesso, voglio solo divertirmi quanto posso, finché posso.

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