Roma vuole usare il riconoscimento facciale per i pellegrini: il Garante della privacy apre un’istruttoria
Milioni di pellegrini si preparano per inondare le strade di Roma. Secondo alcune stime, nella capitale potrebbero arrivare persino 32 milioni di fedeli in vista del Giubileo 2025. Una folla che dovrà spostarsi da una parte all'altra della città e che richiede un'attenta pianificazione della mobilità, ma anche della sicurezza.
Per assistere i pellegrini in arrivo da tutto il mondo, l'assessore alla mobilità di Roma Eugenio Patanè ha proposto di stanziare quasi 100 milioni di euro per potenziare le metro e assumere nuovi vigilantes. Non solo: un quarto del budget finanzierà l'installazione di un sistema di videosorveglianza alimentato con l'intelligenza artificiale. Ma il Garante della privacy ha aperto un'istruttoria e inviato una richiesta di informazioni all'amministrazione della Capitale. In Italia non è possibile usare queste tecnologie per raccogliere dati biometrici in tempo reale.
Come funzionerà il sistema di riconoscimento facciale a Roma
Un esercito di telecamere installate in giro per le stazioni della metropolitana e sui vagoni dei mezzi. Ognuna di loro avrà installato un sistema di riconoscimento facciale in grado anche di "verificare azioni scomposte" e, inoltre, identificare chi in passato si è già macchiato di "atti non conformi". In sostanza, chi ha già commesso furti in passato potrebbe essere riconosciuto e segnalato automaticamente alla polizia, che riceverà le immagini in diretta grazie alla connessione 5G. O almeno così ha detto l'assessore Patanè.
Adesso il Garante della privacy ha inviato all'amministrazione romana una richiesta di informazioni, corredata da una descrizione tecnica delle telecamere e su come verranno trattati i dati biometrici di milioni di persone che finiranno sotto l'occhio vigile della sorveglianza. Insomma, una radiografia del sistema che l'assessore alla mobilità vorrebbe implementare a Roma. Non si tratta soltanto di una richiesta di informazioni, ma anche di un monito del Garante: il riconoscimento facciale in luoghi pubblici per raccogliere dati biometrici in Italia è vietato.
Perché in Italia non si possono usare videocamere che raccolgono dati biometrici
Il divieto è contenuto nel decreto legge 51 del 2023. In sostanza, si tratta di un'estensione della moratoria sui sistemi di riconoscimento facciale. Fino all'ultimo giorno del 2025, insomma, gli enti pubblici e i privati non potranno installare videocamere che usano dati biometrici per ragioni di sorveglianza. C'è un'eccezione: i comuni possono chiedere l'installazione delle telecamere allo stesso Garante della privacy. Che, però, già in passato si è espresso in maniera negativa. L'amministrazione romana, insomma, non solo ha agito nell'ordine sbagliato (prima ha annunciato il sistema di sorveglianza, poi si è fatta rimproverare dal Garante), ma ha anche scelto una tecnologia che difficilmente verrà accettata dall'autorità italiana per la protezione dei dati.
Rifiutare tecnologie di videosorveglianza con riconoscimento facciale (e un pizzico di polizia predittiva) non è solo una tendenza italiana. Anche se deve ancora terminare il suo iter legale, l'AI Act sta per diventare realtà e così a livello europeo saranno ufficialmente messe al bando tutte quelle tecnologie che possono categorizzare le persone con i dati biometrici. Il regolamento, approvato dal Parlamento europeo lo scorso 13 marzo, potrebbe essere già integrato nelle normative italiane già nei prossimi due anni (o anche prima). Il sistema di videosorveglianza previsto per il Giubileo 2025, quindi, potrebbe proprio non vedere la luce del sole.