Racconta l’Olocausto su TikTok e diventa virale: “È una storia che va spiegata ai giovani”
Trova Friedman ha 85 anni, è una sopravvissuta all’Olocausto, e ora è diventata una star di TikTok. “Ricordo quanti bambini furono portati nella camera a gas. La nostra intera caserma è sopravvissuta per caso” dice in un video. Con parole semplici porta su un social pop temi pesantissimi. L’idea è stata del nipote Aron Goodman, che ha messo un ring light nel soggiorno della casa di famiglia a Morristown, nel New Jersey, ha chiesto alla nonna di raccontare la sua storia e ha premuto su registra.
È stata deportata all’età di 5 anni ad Auschwitz, il campo di sterminio nazista in Polonia. “Abbiamo capito che era un ottimo modo per spiegare cosa fosse stato l’Olocausto, soprattutto a quelle persone giovani che non leggono i libri, o non amano studiare a scuola”, ha spiegato Trova alla rete Euronews.
I video su TikTok per raccontare l'Olocausto
Nei video racconta la vita nei campi di concentramento: “Non dovevi avere nessun contatto visivo con i soldati, se succedeva loro ti notavano, dovevi essere invisibile, se non lo eri ti uccidevano”. Parla anche dei tatuaggi con cui venivano marchiati, delle persone incontrate e perse, "sentivo l'odore di quando bruciavano". I follower possono anche fare domande e chiedere spiegazioni.
Tutto è nato quando il nipote Aron, ha scelto di farle un video. “Mi sono reso conto usando TikTok che non era solo un social per ballare o per pubblicare meme, in realtà è anche un modo per diffondere idee, messaggi e cultura. Quindi mi è venuta l’idea di usare il social, dove ho visto anche molte teorie antisemite e radicali, per combattere". Ci sono anche studi di ricerca che raccontano le derive negazioniste sul social, Gabi Weimann, professore di scienze della comunicazione dell’Università di Haifa, Israele, insieme alla ricercatrice Natalie Masri, hanno scoperto che i giovani su TikTok sono spesso inconsapevolmente esposti all’antisemitismo. Alcuni dei contenuti pubblicati combinano clip di filmati della Germania nazista con nuovi testi che sminuiscono o prendono in giro le vittime dell'Olocausto. Sono meccanismi che potrebbero portare i ragazzi a normalizzare le vittime e l'intero fenomeno.
L’idea di Aron ha funzionato e le clip di Trova, che racconta in prima persona l’Olocausto, hanno raggiunto milioni di persone. "Da settembre 2021, abbiamo ottenuto oltre 75 milioni di visualizzazioni in tutto il mondo", ha spiegato Aron. "Molte persone non hanno nemmeno incontrato un ebreo o non hanno mai sentito parlare dell'Olocausto, il che è sorprendente per me". L’obiettivo di Aron e sua nonna è educare e far conoscere la stori: "Se c’è ignoranza sul bene e sul male, allora ciò può portare a un genocidio o più odio e violenza contro gli ebrei e le persone in generale". Trova non è l’unica, c’è anche Lily Ebert che a 99 anni, con 2 milioni di follower racconta la sua storia ad Auschwitz.
Il negazionismo sui social
Sui social il razzismo c’è, l’antisemitismo pure, e le ideologie si nutrono della proliferazione algoritmica per raggiungere nuovi spazi e nuove persone. Sophie Schmalenberger, dell’Università di Aarhus, esperta di populismi e estremismi ha spiegato che oggi l’antisemitismo ha anche assunto forme diverse e più sottili, per esempio le emoji, in modo tale da aggirare le restrizioni sul web. La combinazione di una stella di David e un topo, evoca chiaramente la propaganda nazista. Un altro esempio di antisemitismo sui social sono gli attacchi troll che interrompono eventi online sull’Olocausto diffondendo messaggi negazionisti.
L‘Anti-Defamation League, un gruppo per i diritti civili con sede a New York che tiene traccia dei casi di antisemitismo dal 1979, ha rilevato che nel 2021 si sono verificati 2.717 incidenti, il 34% rispetto al 2020. In Europa, la Commissione europea ha rilevato un aumento preoccupante, i post antisemiti sono cresciuti sette volte tanto negli account in lingua francese e oltre tredici volte all'interno dei canali tedeschi durante la pandemia. Secondo un rapporto del 2022 delle Nazioni Unite, il 17% dei contenuti pubblici di TikTok relativi all'Olocausto lo hanno negato o distorto. Lo stesso vale per quasi 1 post su 5 su Twitter relativo all'Olocausto e per il 49% dei contenuti nelle chat di Telegram, piattaforma celebre per accogliere le teorie complottiste, diffonde notizie false sulle persecuzioni naziste.