Questo è Rabbit, un coniglietto di pixel che vuole distruggere il tuo smartphone
Il nome ufficiale è R1, Rabbit 1.Chi l’ha tenuto in mano dice che è grande come un blocchetto di Post-It. Ha uno schermo touch da 2,88 pollici, un microfono, una rotella per scorrere e una videocamera in grado di ruotare. Il Rabbit è stato uno dei pochi dispositivi che hanno dato un senso al Ces, la fiera di elettronica che si tiene ogni anno a Las Vegas. Ormai nel settore questi grandi eventi sono diventati quasi marginali: le aziende preferiscono organizzare eventi in autonomia o affidarsi direttamente alla comunicazione via social.
Questo dispositivo è sviluppato dall’omonima Rabbit Inc, startup fondata da Jesse Lyu. Il suo scopo è quello di diventare un’assistente virtuale basato sull’intelligenza artificiale da portare sempre con sè. Non vorremmo fare il solito paragone con l’intelligenza artificiale di Her ma l’obiettivo è proprio quello. Rabbit sta in tasca e viene estratto al momento opportuno per chiedere informazioni con un vocale, chiamare Uber, chiedere cosa fare con il cibo che abbiamo in frigo o portare a termine qualsiasi altra azione che siamo disposti insegnarli. Si collega alle nostre app, si connette da solo a internet e in buona parte vuole sostituirsi al nostro smartphone.
Come funziona l’intelligenza artificiale di Rabbit
R1 è basato sull’intelligenza artificiale. Se vogliamo farla semplice, l’idea quella di avere un’Alexa o Google Home da portarsi sempre in giro. L’interfaccia è basata su un piccolo coniglietto di pixel che assume espressioni diverse in base al compito che viene richiesto. L’obiettivo di Lyu è quello di superare le interfacce basate sulle app. Nella sua visione R1 sarà in grado di fare qualsiasi cosa solo con un comando vocale.
Certo. Fino a questo punto non si notano troppe differenze con Siri o Google. Dalla presentazione sembra che la velocità di risposta sia più alta e il sistema più efficiente ma bisogna aspettare la prova sul campo prima di dire un giudizio. R1 per sa fare molto di più: ha una serie di funzioni che permettono agli utenti di insegnare nuovi compiti. E tutto senza programmare nemmeno una linea di codice.
Questo dispositivo è basato sui Large Action Models (LAM), modelli in grado di imparare sequenze di azioni osservando un esempio. Basta far vedere a R1 come accedere a un portale e quali operazioni compiere per poi chiedere di replicare o adattarle con nuovi bisogni. Durante la presentazione Jesse Lyu ha aperto il portale Rabbit Hole, il nodo che collega Rabbit alle app. Da qui ha registrato un nuovo compito: creare immagini su Midjourney. A questo punto ha collegato il portale a Midjourney, ha seguito il percorso di comandi per creare un'immagine e ha lasciato imparare a Rabbit tutti i passaggi da seguire. Finita la parte di training, il suo Rabbit è diventato capace di andare da solo su Midjourney e creare qualsiasi tipo di immagine.
I costi e la disponibilità di R1
R1 è stato lanciato a 199 dollari. I preordini sono già iniziati ma i primi modelli arriveranno a fine marzo. R1 ha sollevato senza dubbio un largo interesse ma il problema è già chiaro. Per quanto la sua capacità di apprendere nuovi compiti sia molto interessante, quanto tempo ci vorrà prima che venga copiata da un’app che possiamo scaricare sul nostro smartphone senza acquistare un nuovo dispositivo?