Queste barche elettriche riescono a volare sull’acqua: costi per il carburante ridotti del 90%
Sono salpate le prime barche che volano e, nello stesso momento, ci sono in mare velieri pirateschi che ammainano le vele per portare caffè in giro per le Americhe. L'industria marittima a metà tra un ritorno al futuro e un passato mitico sta combattendo per trovare soluzioni ecosostenibili. D'altronde produce il 3% dell'inquinamento globale, e per mantenere l'innalzamento al di sotto dell'1,5°C delle temperature dovrebbe ridurre del 100% le emissioni.
L'ultima novità, appena lanciata sul mercato è il Pioneer, una barca che vola sull'acqua sfruttando un'ala sotto la pancia della nave."Anche con grandi maree e vento, possiamo vedere i vantaggi di volare sopra le onde, È una tecnologia davvero che trasformerà tutto", ha spiegato Katrina Thompson, direttrice del programma presso Artemis Technologies.
Lei è cresciuta a Sailortown, Belfast, in mezzo trambusto dell'industria pesante. Ha trascorso l’infanzia giocando sui moli mentre i suoi genitori lavoravano sulle barche, lasciato casa per diventare un ingegnere aeronautico, progettando aerei per Rolls-Royce e Bombardier, e poi è tornata alle sue radici.
Artemis Technologies
L’azienda è composta da esperti di sport motoristici, ingegneri aeronautici, specialisti in controlli di volo e modellazione fisica, e architetti navali. Insieme hanno costruito Pioneer, che misura 11,5 metri. "Devono spingere controvento per raggiungere i porti e rimanere mentre l'equipaggio sbarca. È una manovra che richiede molta forza".
Il Pioneer, sviluppato da Artemis Technologies, è la prima barca da lavoro elettrica foiling al mondo ad essere lanciata sul mercato. “Mio padre non riusciva a capirlo", ha raccontato la dottoressa Thompson. "Poi gli ho mostrato la parte inferiore della barca. Ha detto: ‘Beh, è un'ala'."
Perché la Pioneer riesce a volare
La lamina, una struttura simile appunto ad un'ala sotto la barca, solleva lo scafo fuori dall'acqua, riducendo notevolmente la resistenza. Se lo abbini a un motore elettrico hai una nave che riduce i costi del carburante del 90% ed è priva di emissioni.
Di solito la scia di una nave crea una serie di problemi. Inquina, erode la costa, intasa il traffico marittimo. Pioneer, “volando” non rilascia alcuna scia, riducendo anche i tempi di viaggio. “Può operare vicino al porto a velocità più elevate non essendo rallentato dalla scia. Stiamo lavorando in un settore che è tradizionalmente lento nell'adottare nuove tecnologie", ha spiegato Thompson. "Se iniziamo ora, possiamo iniziare un viaggio più agevole verso la decarbonizzazione".
Quanto inquina il commercio marittimo?
Il 90% del commercio mondiale viene trasportato via mare. Il settore marittimo internazionale è responsabile di quasi il 3% delle emissioni globali totali. In poche parole, se fosse un Paese sarebbe in sesta posizione per le nazioni più inquinanti al mondo.
Nel 2018, l'Organizzazione marittima internazionale (IMO) ha fissato l'obiettivo di ridurre le emissioni del 50% entro il 2050. Ammesso che ci riesca non è comunque abbastanza. Gli esperti hanno infatti spiegato che per frenare a 1,5°C, l’innalzamento delle temperature bisognerebbe ridurre le emissioni del 100%.
Foglie artificiali per le navi
Le barche alimentate a batteria funzionano sulle brevi distanze, per le spedizioni internazionali servono i carburanti verdi a base di idrogeno. Il passaggio all'idrogeno, però richiederebbe modifiche alle infrastrutture di rifornimento. Stoccaggio e costi, così come l'adattamento delle navi stesse, rappresentano sfide significative per consentire alle imbarcazioni di funzionare a idrogeno.
Gli esperti dell'Università di Cambridge hanno spiegato che il syngas prodotto dalla fotosintesi artificiale potrebbe colmare il divario tra combustibili fossili e idrogeno pulito. "Il syngas, una miscela di idrogeno e monossido di carbonio, è un importante intermedio industriale nella produzione di carburanti convenzionali come la benzina", sostiene il dott. Virgil Andrei, ricercatore presso l'Università di Cambridge. "Se possiamo produrre syngas in modo sostenibile, non avremo bisogno di risorse fossili".
Il dottor Andrei e il suo team dell'Università di Cambridge hanno sviluppato foglie artificiali che riescono a generare carburante pulito sfruttando la luce solare e l'acqua, e potrebbero essere l’alternativa sostenibile alla benzina. "Significherebbe produrre carburante in aree remote, sulle coste, sui laghi, vicino alle isole. Potremmo avere stazioni di rifornimento per le navi". Questa sarebbe la prima volta che viene generato carburante pulito dall'acqua.
Il ritorno dei grandi velieri
Tra le mangrovie in Costa Rica, invece, Hulia Milmore sta costruendo la Ceiba, un’ ammiraglia di 45 metri, tre alberi, capace di trasportare 250 tonnelate di carico, più o meno nove container standard. Dovrebbe salpare nel 2024, "una volta costruita, sarà la più grande nave da carico pulita del mondo", afferma Milmore. "L'equipaggio sa che ad ogni colpo di martello o tiro di corda contribuisce a una missione molto più grande, più grande della nave stessa".
La Vega Gamley è simile alla Ceiba ed è pronta a distribuire in modo ecosostenibile caffè biologico viaggiando tra Santa Marta, Colombia e New Jersey negli Stati Uniti. Efettuerà otto viaggi all’anno lunghi 16 giorni. "Non possiamo competere con la velocità del trasporto a combustibili fossili, ma basta uno sguardo alla mappa delle navi attive per vedere i tempi di attesa di settimane fuori dai porti di tutto il mondo", spiega Milmore.
I suoi velieri possono trasportare solo una piccola porzione del carico rispetto alle navi dell'industria marittima con più di 20.000 container a bordo, ma Milmore spiega che le sue barche più piccole possono evitare i colli di bottiglia all’ingresso dei porti. "Il consumismo è cresciuto oltre l'infrastruttura. Le nostre navi sono in grado di aggirare questo problema grazie alle operazioni di scarico e carico flessibili. Ci stiamo distaccando dal mercato che ha deluso il nostro ambiente".