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Instagram

Quali dati prende Instagram mentre guardiamo le foto degli altri

Ci sono alcuni dati che il social di Mark Zuckerberg tratta direttamente quando importiamo i contatti da Facebook. E sulla versione premium c’è poca trasparenza: le informazioni sugli utenti vengono comunque profilate.
A cura di Velia Alvich
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Abbiamo deciso di raccontare quali sono le informazioni che le compagnie tecnologiche raccolgono sugli utenti e come vengono usate. L'informativa sulla privacy è un aspetto fondamentale per l'esperienza consapevole degli utenti, ma spesso si presenta come un link in basso nella homepage o appena visibile quando ci si iscrive a un servizio. Una volta aperto, lunghe pagine di contenuti rivelano tutti i "segreti" sul tracciamento dei dati degli utenti.

Cominciamo da Instagram, il social network del gruppo Meta dedicato alla condivisione di video e foto. Secondo uno studio firmato da Meltwater e We are Social, al momento Instagram è arrivata a 1,65 miliardi di utenti in tutto il mondo. Abbastanza per giustificare l'investimento fatto da Mark Zuckerberg per acquistarlo nel 2012: giusto un miliardo di dollari.

Cosa registra Instagram sulle attività online

È una sola l'informativa sulla privacy che lega Instagram e Facebook, le due piattaforme più note di Meta. E non stupisce che in entrambe si parta dai contenuti che vengono pubblicati: post, commenti, audio, ma anche le foto nella galleria quando la apri per postare una nuova immagine. A essere registrati ci sono anche i metadati, cioè le informazioni interne a un contenuto. Per esempio, il luogo in cui è stata scattata una fotografia o quando è stata realizzata. Tutte informazioni che sono alla base del funzionamento di Instagram.

Esistere sui social, però, non significa solo postare. Gran parte del nostro tempo la passiamo a scrollare e guardare quello che gli altri hanno pubblicato, dalle immagini delle vacanze in paradisi caraibici ai selfie scattati in discoteca. Come e quanto interagiamo con gli altri post (ma anche con le pubblicità che compaiono fra una foto e l’altra) è solo una delle informazioni fondamentali che vengono raccolte da Meta. Insomma, quanto rimaniamo a guardare le foto, se mettiamo un like e se apriamo una pubblicità di una vacanza nello stesso paradiso caraibico dove è stato un nostro amico sono informazioni fondamentali per la piattaforma.

A essere oggetto di attenzione sono anche i dati raccolti dal dispositivo: geolocalizzazione, indirizzo IP (cioè il codice identificativo di ogni dispositivo che si connette a internet), quale marchio e modello di smartphone stiamo usando, ma anche quando e quanto a lungo utilizziamo l’app. Questi sono solo alcuni degli elementi che vengono salvati dalla piattaforma e che formano una sorta di "impronta digitale" della nostra vita online.

Facebook salva i dati anche di chi non è iscritto al social

Non solo gli utenti, ma anche i "non-utenti", come vengono definiti. Una parte dell’informativa è dedicata ai dati prelevati dai contatti salvati nella nostra rubrica, anche se non sono iscritti alle piattaforme Meta. La funzionalità di “Caricamento contatti” di Instagram e di Facebook serve proprio a cercare sui social le persone che abbiamo nella nostra lista contatti e invitarli a unirsi ai social a cui siamo iscritti.

È proprio quando invitiamo qualcuno a iscriversi a Instagram o Facebook che le informazioni che abbiamo di questa persona, come il nome, il cognome, l’indirizzo email e il numero di telefono, vengono salvate da Meta. Come si legge nell’informativa, i dati vengono usati “per verificare se alcuni di questi numeri o indirizzi appartengono a nostri utenti”, ma anche per “verificare attività sospette nei prodotti di Meta e garantire la sicurezza della nostra piattaforma”.

È vero che i "non-utenti" possono opporsi al trattamento delle proprie informazioni sulla base del GDPR (General data protection regulation), ma per farlo devono essere consapevoli che i propri dati sono stati trattati da un'azienda di cui non usano i servizi. Insomma, se non avvisiamo i nostri amici che abbiamo sincronizzato la rubrica, è quasi impossibile capirlo.

"Non possiamo affermare con certezza che si tratti di una violazione del GDPR per quanto riguarda la conformità alla normativa", spiega Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy. "Ma d'altra parte è lo stesso utente che sta inconsapevolmente violando la privacy di chi ha salvato nei contatti, invadendo quindi la sfera privata e la riservatezza della sua persona".

Cosa cambia con la versione a pagamento dell'app

Facebook premium è stata a lungo una leggenda metropolitana, ma poi è diventata una realtà tanto discussa. A chi usa il social gratuitamente, continueranno a essere mostrate pubblicità personalizzate sugli interessi. Diversa la situazione di chi, invece, decide di abbonarsi alla versione a pagamento di Instagram e Facebook: in questo caso, l'utente "non vedrà inserzioni e noi non useremo i suoi dati per le inserzioni", si legge. Questa volta, però, il dettaglio su come verranno trattati questi dati degli utenti si trova nelle Condizioni d'uso e non nell'Informativa della privacy.

"Se c'è qualcosa che riguarda il trattamento dei dati personali, metterlo solo nelle Condizioni d'uso è fuorviante, perché l'Informativa deve trattare tutto quello che riguarda i dati", spiega Bernardi. "Inoltre, chi offre un servizio non può fare quello che vuole con i dati raccolti, perché la piattaforma deve rispettare un principio di minimizzazione dei dati, cioè trattarli lo stretto necessario, mentre per la profilazione o per qualsiasi altro utilizzo la piattaforma deve chiedere uno specifico consenso all’utente".

Non solo: nel paragrafo delle Condizioni d'uso dedicato agli abbonamenti, non è scritto esplicitamente che i dati degli utenti continueranno a essere trattati da Meta anche se non vengono mostrate inserzioni personalizzate. "All'articolo 12, il GDPR prescrive che l'Informativa debba essere concisa ed espressa con linguaggio intellegibile, solo così può considerarsi trasparente", ribadisce Bernardi. "Quindi l'utente medio deve comprendere quello che viene fatto con i dati, non si può pretendere che abbia le conoscenze di un avvocato". E se un utente non sa che, pur pagando, i propri dati verranno comunque trattati, allora l'Informativa diventa un po' meno informativa.

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