Pubblicati oltre 25mila numeri di ministri, militari e politici: “Anche quelli di Mattarella e Meloni”

E se bastasse una ricerca su internet per recuperare il numero di Sergio Mattarella o di Giorgia Meloni? Potrebbe davvero essere così semplice. Un enorme archivio digitale con dati sensibili di ministri, militari e forze dell'ordine italiane è stato reso pubblico. Il database conterrebbe migliaia di numeri di telefono ancora attivi: 2.125 contatti della Presidenza del Consiglio, 13.822 del ministero della Giustizia, 4.871 del ministero dell’Interno e 11.688 del ministero della Difesa. In totale, sarebbero oltre 25.000 i contatti pubblicati sui portali di lead generation (piattaforme che raccolgono contatti di utenti interessati a offerte commerciali.)
Tra i numeri pubblicati online ci sarebbero quelli del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, del ministro della Difesa Guido Crosetto e di quello dell’Interno Matteo Piantedosi. Il caso solleva preoccupazioni sulla sicurezza nazionale. Chiunque entri in possesso di questi numeri potrebbe geolocalizzare i dispositivi monitorando gli spostamenti di ministri, militari o forze dell'ordine. La falla è stata scoperta da Andrea Mavilla, esperto di informatica che il 17 marzo ha avvertito le autorità denunciando otto piattaforme attive. Il caso è stato raccontato sull'edizione cartacea del Fatto Quotidiano.
Il database pubblicato online
Per recuperare i numeri, secondo Mavilla, è sufficiente sottoscrivere un abbonamento annuale di 600 euro su una delle piattaforme di lead generation. In realtà è possibile anche accedere gratis, ma per un periodo limitato di tempo e con alcuni blocchi sulle ricerche.
Tra i contatti pubblicati sul portale ci sarebbero:
- 2.125 contatti della Presidenza del Consiglio
- 13.822 del ministero della Giustizia
- 4.871 del ministero dell’Interno
- 11.688 del ministero della Difesa.
- 3.805 dipendenti della Polizia di Stato
- 6.301 dei Carabinieri
- 6.018 della Guardia di Finanza.
Sulle piattaforme sarebbero stati trovati anche i contatti dell'Inps, di agenzie governative, regioni e comuni. "Questo database è effettivamente accessibile online: non compare tra i primi risultati delle ricerche, ma può essere trovato e consultato senza particolari competenze tecniche", ha spiegato Mavilla.
L'allarme di Andrea Mavilla
Il 17 marzo Mavilla ha denunciato il caso alle autorità dopo aver scoperto le piattaforme durante una consulenza. "Dovevo capire in che modo i criminali fossero riusciti ad accedere a dati tanto riservati", ha raccontato al quotidiano. Il 24 marzo Mavilla ha scritto al ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, segnalando "una questione di estrema rilevanza per la sicurezza nazionale".
Nella mail ha spiegato: "Durante una mia consueta attività di navigazione con il browser Tor (un software per la navigazione anonima sul web, ndr), ho riscontrato la presenza pubblica e facilmente accessibile di una quantità significativa di dati riconducibili a enti e istituzioni dello Stato".
Lo stesso giorno, ha inviato una segnalazione anche ai principali giornali italiani: "Desidero segnalare in forma riservata e anonima un fatto di estrema gravità che riguarda la sicurezza informatica e la protezione dei dati sensibili a livello internazionale e nazionale". Ha poi aggiunto: "Intorno alle ore 7:00 del mattino, è stato informato un alto dirigente della CIA in merito alla presenza online di un database contenente dati riservati di numerosi funzionari governativi statunitensi, tra cui il capo del Pentagono, ministri e altri esponenti di spicco dell’amministrazione USA".
Le reazioni delle autorità: tra indagini e scetticismo
Sul caso sta indagando la polizia postale e il Garante privacy ha aperto un’istruttoria. Una fonte interna all'Autorità ha spiegato al Fatto Quotidiano: "Ci sono sicuramente profili di illecito. Bisognerà vedere come riusciremo a muoverci, quale spazio di azioni abbiamo contro siti con sedi all’estero". Più scettica invece l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (Acn), che in una prima dichiarazione ha definito la segnalazione "una bufala".
"Allo stato attuale delle nostre conoscenze non c’è alcun database con i dati dell’agenzia per la cybersicurezza. E quindi, per quello che riguarda i dati su Acn, non ravvisiamo alcun pericolo per la sicurezza nazionale", ha dichiarato prima che scattasse l'indagine della polizia postale. "Se questo signore ritiene di avere qualcosa da mostrarci, ci sono i canali ufficiali. E se li utilizzerà, se ci mostrerà qualcosa che mette in pericolo la sicurezza nazionale, sarà ben accolto. Deve esistere un tema di sicurezza nazionale. A noi pare una bufala".