“Potrei lasciare che i miei rasoi vincano stasera”: come l’autolesionismo sta invadendo Twitter
"Potrei lasciare che i miei rasoi vincano stasera”, scrive un utente su Twitter a inizio mese. Riceve 1.500 mi piace, 20 commenti e 25 retweet. È partita da qui la nuova ricerca del Network Contagion Research Institute e della Rutgers University. Lo studio ha registrato un aumento allarmante di post che raccontano l’autolesionismo. Foto che mostrano come tagliarsi, tweet che descrivono la densità del sangue e l'hashtag #shtwt", l'abbreviazione di "autolesionismo Twitter", che segna un aumento di circa il 500 percento da inizio ottobre.
Basta digitare #beanstwt, (il termine si riferisce al taglio estremamente profondo), per entrare in una galleria macabra fatta di tagli, cicatrici, sangue che fluisce sotto effetto rallenty. C’è chi scrive, “Sono felice di aver finalmente un taglio profondo”, oppure “Vedete quanto velocemente sta guarendo in 3 giorni? Mi fa venire voglia di farlo di nuovo”. Tutto questo materiale sfugge alle censure di Twitter.
Secondo il rapporto, i tweet stanno ottenendo un coinvolgimento insolitamente alto e gli account che parlano di autolesionismo stanno raccogliendo nuovi follower. Dati alla mano: il numero di utenti con #shtwt è raddoppiato da ottobre 2021, le menzioni mensili di "shtwt" sono aumentate da 3.880 tweet nell'ottobre 2021 a quasi 30.000 nel luglio 2022, secondo il rapporto. Il termine "beanstwt" è cresciuto, a ottobre era citato in meno di 1.000 tweet, ad agosto ha toccato i 4.500. Twitter diventa uno specchio dove proiettare il proprio disagio e contaminare gli utenti più fragili. "Quando glorifichi il taglio e il frustare, e altre forme di autolesionismo, probabilmente ottieni un effetto convalidante. Credo che il rischio sia incoraggiare queste pratiche”, ha affermato Lee Jussim, professore di psicologia alla Rutgers University che ha contribuito a scrivere il rapporto.
I contenuti postati dagli utenti violano le regole di Twitter contro la glorificazione del suicidio e dell'autolesionismo, al tempo stesso raccontarsi è un diritto di chi vuole condividere storie personali. Sul tema si è espressa la portavoce di Twitter Lauren Alexander “Prendo molto sul serio i contenuti autolesionistici e lavoreremo per costruire un Internet più sicuro. Stiamo continuando a rivedere le nostre politiche in conversazioni con esperti esterni per trovare un equilibrio tra il dare voce alle persone che stanno lottando e rimuovere i contenuti che sfruttano quelle lotte”. Secondo la ricerca, la tendenza dei social media a incoraggiare le connessioni tra utenti con interessi simili, può diventare un problema. Diventa più difficile infatti identificare gruppi problematici, come quelli legati all’autolesionismo.
Per sfuggire ai controlli e alle censure gli utenti hanno costruito un vero e proprio vocabolario. Acronimi, linguaggi in codice, parole chiave. Per esempio “graffio di gatto”, è un modo per descrivere i tagli più superficiali, le ferite più profonde vengono invece chiamate “fagioli”. Il “ripieno di lamponi” è il sangue, mentre “moots” si riferisce al “reciproco impegno nell’autolesionismo”. Un linguaggio che non solo trova metodi creativi per bypassare i ban di Twitter ma unisce. Secondo i ricercatori un gergo comune favorisce il senso di comunità, un modo per condividere l’angoscia e incoraggiarsi a vicenda. Spesso gli utenti si sfidano anche ad aumentare la profondità e la gravità delle ferite autoinflitte. Non solo, La5 Rights Foundation, un gruppo di difesa dei minori, ha presentato una ricerca alle autorità di regolamentazione in Gran Bretagna che mostra come gli utenti condividano anche tecniche e consigli su come tagliarsi e quali rasoi usare.
Ad aumentare lo stato di preoccupazione è anche il profilo degli utenti che praticano o scrivono di autolesionismo. "È probabile che a pubblicare queste cose su Twitter siano ragazzi di 13, 14, 15 anni, che cercano affermazione e incontrano persone come loro", ha detto Jussim. "Ma è possibile e persino probabile che alcune di queste persone siano predatori che cercano di incoraggiare questi giovani adolescenti a fare di più”. Gli esperti hanno messo in evidenza come i giovani siano particolarmente vulnerabili ai contenuti autolesionistici su Twitter. E i dati raccontano già una storia di contaminazione virtuale.