Pornhub sta bloccando l’accesso agli utenti in alcuni Stati, ecco dove ha deciso di chiudere
Praticamente Pornhub ha iniziato a scioperare. La piattaforma più grande al mondo per la pornografia gratuita ha cominciato a chiudere in alcuni Stati. E non per obbligo, ma solo per protestare contro una legge che si sta facendo strada negli Stati Uniti: quella dell’age verification. In breve, ci sono alcuni Stati in cui per accedere ai siti che contengono materiale per adulti bisogna inserire il codice della propria carta di identità. Il sistema non legge e non raccoglie tutti i dati del proprietario ma verifica solo che sia maggiorenne.
Queste leggi al momento sono state introdotte in quattro Stati: Louisiana, Utah, Mississippi e Virginia. L’introduzione dei sistemi di age verification è un tema sul tavolo di diversi legislatori degli Stati Uniti da parecchio tempo e negli ultimi mesi sono state approvate le prime normative. La prima è stata la Louisiana, poi è stato il turno dello Utah e ora sono arrivati anche Mississippi e Virginia. E in tutti questi Stati Pornhub non ha deciso di far applicare la legge ma di chiudere del tutto.
Perché Pornhub ha scelto di chiudere dove viene imposta la age verification
Tutto è partito del caso della Louisiana. Come ha spiegato la piattaforma in una lettera aperta pubblicata su Twitter, da quando è stata introdotta la legge sulla age verification il traffico è crollato dell’80%. Questo, secondo la piattaforma vuol dire solo una cosa: “Queste persone non hanno smesso di cercare del materiale pornografico. Semplicemente sono migrati verso altri angoli di internet dove l’età degli utenti non viene verificati, siti che non seguono la legge e che no prendono sul serio le norme sulla sicurezza. Spesso si tratta di portali dove i contenuti non vengono moderati”.
La soluzione di Pornhub
La piattaforma non è certo nota per il suo rigore morale. Nel 2020 aveva dovuto cancellare milioni di video pubblicati senza autorizzazione dopo la minaccia da parte di una serie di circuiti di pagamento di togliere i propri servizi dalla piattaforma. Molti di questi erano video violenti o pubblicati senza consenso, in alcuni casi si trattava anche di revenge porn come è successo con le sequenze che ritraevano Tiziana Cantone. Senza contare le recenti accuse sui dati raccolti dai suoi utenti.
In questo caso spiega però che il suo obiettivo non è quello di opporsi alla legge ma propone un approccio diverso che permetta alla piattaforma di salvare un po’ di traffico: “L’unica soluzione è quella di verificare l’età degli utenti direttamente dalla fonte: il dispositivo da cui accedono. Molti di questi offrono già dei sistemi gratis e facili da usare di parental controvo che possono evitare l’accesso da parte dei bambini a contenuti per adulti senza il rischio di svelare dati sensibili”.