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Pornhub deve chiudere in Italia? Cosa sappiamo dell’ultima mossa del Garante della Privacy

Il Garante della Privacy ha inviato una richiesta di informazioni a Pornhub. La società che gestisce la piattaforma in Italia ha 20 giorni di tempo per rispondere a tutte le domande, a partire dal modo in cui viene verificata l’età degli utenti.
A cura di Valerio Berra
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“La società ha 20 giorni per rispondere alle richieste dell’Autorità”. Si chiude così la nota diffusa l’11 luglio dal Garante italiano per la Protezione dei Dati Personali. Poche righe in cui vengono messe insieme tutte le domande che il Garante vuole chiedere a Pornhub, il portale dove viene raccolto e distribuito uno degli archivi di pornografia più grandi del web. Nello specifico la lettera è rivolta a MG Freesites, la società che si occupa della gestione di Pornhub in Italia.

Non sono giorni sereni per Pornhub. La società di MindGeek si trova al centro di una serie di leggi sulla age verification introdotte negli Stati Uniti. In alcuni Stati, come Utah e Mississippi, per accedere ai siti che contengono materiali per adulti è necessario lasciare i dati della propria carta di identità. Da qui un software di age verification si occupa di estrarre l’età dell’utente e capire così se ha la possibilità di accedere o no al sito. Dove è stato introdotto questo sistema il traffico di Pornhub è sceso del’80% e così in questi Stati il sito ha deciso di chiudere del tutto.

Cosa succederà in Italia?

Guido Scorza, membro del Garante della Privacy, ha spiegato a Fanpage.it che al momento non è prevista una chiusura di Pornhub in Italia: “Questa richiesta di informazioni ha solo un carattere pre-istruttorio. È una prima iniziativa che prevede solo una richiesta di informazioni. Di solito quando mandiamo questo tipo di comunicazioni i soggetti coinvolti ci rispondono senza troppi problemi. Se poi MG Freesites, la società che gestisce Pornhub in Italia, decide di non rispondere vedremo cosa fare. Non sarebbe un buon segnale”.

Uno dei quesiti è quello che riguarda l’età degli utenti: “L’Autorità ha infine chiesto quali misure siano state adottate per verificare l’età anagrafica degli utenti e per consentire agli utenti l’esercizio dei diritti in materia di protezione dei dati personali”. Su questo però, spiega il Garante, non ci sono all’orizzonte provvedimenti dello stesso tenore quelli adottati negli Stati Uniti.

“Qui nessuno sta pensando di obbligare gli utenti a mostrare un documento di identità prima di entrare in un sito. Capiremo come fare a definire meglio i criteri con cui viene verificata l’età delle persone che accedono ma ora non sono previste misure di questo tipo”.

La campagna #StopDataPorn

Nel comunicato pubblicato dal Garante per la Protezione dei Dati Personali si spiega che questa richiesta di informazioni è partita dalla segnalazione di un utente. Più che di un utente, stando a quello che sappiamo, si tratterebbe di un collettivo. Nei giorni scorsi gli attivisti di #StopDataPorn hanno cominciato a denunciare pubblicamente Pornhub perché non rispetterebbe i limiti definiti dal GDPR, il regolamento europeo che definisce le norme sulla privacy. A spiegarlo è l’avvocato del collettivo Alessandro Polidoro: “Pornhub non chiede il consenso. Pornhub ha a che fare con i gusti sessuali delle persone e non chiede il permesso di usare i loro dati”.

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