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Piracy Shield sbaglia di nuovo e oscura un IP: lo scambia per un sito che trasmette partite di serie A

Non è la prima volta, la piattaforma aveva già bloccato Google Drive il 19 ottobre. Il caso mette in luce tutti i punti deboli di una piattaforma che è già stata ampiamente criticata prima ancora di entrare in azione.
A cura di Elisabetta Rosso
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È successo di nuovo. Il 9 dicembre 2024, alle ore 21:19 Piracy Shield, la piattaforma anti-pirateria creata da AgCom per schermare le partite trasmesse su piattaforme illegalim, ha ordinato il blocco di un IP del pool del nodo milanese di una CDN, oscurando temporaneamente alcuni indirizzi, anche il sito di notizie DDay. Il direttore ha spiegato il problema non ha toccato l’IP principale, "ma uno secondario fornito automaticamente dalla CDN utilizzata dalla testata". In ogni caso l'IP in questione non stava trasmettendo illegalmente, eppure è stato oscurato. 

Non è la prima volta, la piattaforma aveva già bloccato Google Drive il 19 ottobre. Come si può ricostruire dal portale Piracy Shield Search uno degli IP bloccati era proprio legato alla piattaforma creata da Google per la condivisione dei file. Un errore che ha portato anche a un'interrogazione parlamentare.

L’idea alla base della piattaforma antipirateria era chiara: chiudere gli indirizzi IP su cui vengono trasmesse partite senza il copyright. Il caso mette in luce tutti i punti deboli di una piattaforma che è già stata ampiamente criticata prima ancora di entrare in azione. I primi errori sembrano confermare i dubbi sul sistema.

Perché Piracy Shield blocca gli IP sbagliati

Come ha spiegato a Fanpage.it, Giulia Pastorella, deputata e vicepresidente di Azione: "Piracy Shield non blocca solo i siti pirata, finiscono per essere oscurati anche i siti legali e credo che questo problema legato ai diritti fondamentali sia molto grave". Ha poi aggiunto: "Combattere la pirateria è corretto ma bisogna trovare una proporzione con i diritti fondamentali delle persone. La metafora è: va benissimo mettere in galera chi fa una rapina, ma non si possono incarcerare anche i passanti che erano lì nel negozio per fare compere".

La piattaforma era stata anche criticata da Stefano Zanero, professore di ingegneria informatica al Politecnico di Milano ed esperto di cybersecurity.: "Gli indirizzi IP non sono univoci, non possono essere bloccati in modo selettivo solo i siti pirata, per questo Piracy Shield va spento, prima che faccia dei danni più seri", ha spiegato a Fanpage.it. "Chi trasmette illegalmente poi, dopo il blocco, potrebbe usare un altro indirizzo IP. E così saremmo siamo punto e a capo."

Il caso Google Drive

A partire dalle 20.00 del 19 ottobre chi ha provato ad accedere su Google Drive si è trovato di fronte a questo messaggio: “L’accesso al seguente sito che diffondeva illecitamente contenuti protetti dal diritto d’autore è stato disabilitato”. Il servizio infatti era stato bloccato un ticket caricato su Piracy Shield. 

Dopo l'incidente la commissaria Agcom Elisa Giomi ha proposto la sospensione dell'attività della piattaforma. Il commissario AgCom, Antonello Giacomelli ha aggiunto: "A mio parere era opportuna la sospensione dell'attività della piattaforma in attesa, come deciso già a luglio, della necessaria re-ingegnerizzazione, o comunque della individuazione della tecnologia più avanzata che consenta ad AgCom un controllo non solo formale delle segnalazioni. È necessaria una ridefinizione delle prerogative, degli strumenti, responsabilità dei diversi soggetti pubblici e privati e di una revisione delle procedure".

Nonostante i dubbi il Consiglio dell'AgCom, a maggioranza, aveva respinto la proposta di Giomi. Eppure l'ultimo caso va ad alimentare tutti i dubbi sulla piattaforma antipirateria che non sta funzionando a dovere.

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