Perché un giornale tedesco ha preferito un’intelligenza artificiale a 200 giornalisti
Come sempre si usano parole poco chiare quando è necessario confondere le acque, e il giornale tedesco Bild non fa eccezione. Ha annunciato che dal 1 gennaio 2024 inizierà la sua strategia digital only. Lascia presupporre che il principale cambiamento sarà una precedenza del digitale rispetto al cartaceo, ma non è proprio così. C'è questo passaggio di testimone ma, il vero cambiamento è la sostituzione di una redazione fisica con un team virtuale. Bild licenzierà i suoi giornalisti e assumerà l'intelligenza artificiale (IA). Non è il primo, già la testata CNET ha deciso di usare i chatbot per scrivere articoli e tagliare i costi, e anche il giornale online Upday Italia, che non a caso fa parte dello stesso gruppo editoriale di Bild, Axel Springer SE, a inizio giugno ha annunciato quattro licenziamenti improvvisi, tra le teste cadute c'è anche quella del direttore.
In una nota aziendale, l'editore ha spiegato: “Purtroppo dovremo separarci da colleghi che hanno compiti che possono essere sostituiti dall’intelligenza artificiale o dai processi del mondo digitale”. I colleghi citati nel comunicato sono 200, le redazioni regionali saranno ridotte invece da 18 a 12. Il motivo è semplice: tagliare i costi. Così ha spiegato l'editore: “Si tenterà di limitare al minimo i licenziamenti dei dipendenti, per arrivare a soluzioni accettabili sul piano sociale”. La decisione è stata aspramente criticata dall'Associazione tedesca dei giornalisti (Deutsche Journalisten-Verband, Djv ) che ha ribattuto: “È il segnale che il gruppo sta inviando all’industria editoriale: guarda, stiamo usando l’intelligenza artificiale per tagliare posti di lavoro e quindi massimizzare i profitti".
La paura delle macchine che rubano il lavoro diventa sempre più concreta, il rischio è che da un lato esempi come quello del gruppo Axel Springer SE diventino un modello da emulare, dall'altro non lascino altra scelta alla concorrenza che deve stare al passo con la nuova ridistribuzione delle risorse. Oltre alla spaccatura sociale c'è anche il rischio che l'IA produca fake news o contenuti fuorvianti.
Come l'intelligenza artificiale sta entrando nel mondo del lavoro
Qualcosa del genere è successo anche al giornale online e aggregatore di notizie Upday Italia, che il 6 giugno ha licenziato il suo direttore, Giorgio Baglio, due giornalisti e un poligrafico. L'editore, Axel Springer SE (la stessa di Bild), non solo ha licenziato il direttore ma ha proprio deciso di cancellare il ruolo all'interno della testata, ma, dato che la legge italiana non lo permette non è chiaro quale potrebbe essere il futuro di Upday.
Anche CNET ha ridotto i suoi giornalisti e cominciato a pubblicare articoli scritti dall’intelligenza artificiale. Secondo The Verge, la caporedattrice Connie Guglielmo è diventata la vicepresidente senior della strategia dei contenuti AI dell'azienda. Per quanto i casi rimangano al momento isolati, un sondaggio di PwC nel 2022 ha mostrato che quasi un terzo degli intervistati ha dichiarato di essere preoccupato per la prospettiva che il proprio ruolo venga sostituito dalla tecnologia entro tre anni. Non solo, a marzo, Goldman Sachs ha pubblicato un rapporto che mostra come l'intelligenza artificiale potrebbe sostituire 300 milioni di posti di lavoro a tempo pieno.
L’Università della Pennsylvania invece ha analizzato l’impatto delle tecnologie GPT (Generative Pre-trained Transformer) sul mercato del lavoro. Nel documento si legge che l’intelligenza artificiale generativa impatterà l‘80% delle persone, mentre il 20% potrebbe subire un cambiamento radicale riguardo ai tempi, modi, stipendi, offerta di lavoro. Tra le professioni più a rischio ci sono matematici, analisti finanziari, designer e, come stiamo vedendo, i giornalisti.