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Perché lo smart working ha fatto fallire WeWork

L’azienda si occupa della gestione di spazi di cowork. Nei suoi tempi d’oro aveva ricevuto una valutazione da 47 miliardi di dollari. La sua ultima capitalizzazione di mercato era di 50 milioni di dollari.
A cura di Valerio Berra
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WeWork ha presentato istanza di fallimento davanti alla corte federale del New Jersey. Un colosso che è riuscito a toccare una capitalizzazione da 47 miliardi di dollari è crollato dopo che il suo modello di business è stato travolto dal mondo nato dopo la pandemia di Covid-19. Il grafico dell’andamento delle sue azioni in Borsa chiarisce l’entità del fallimento. Secondo i dati a disposizione di Google Finance nell’aprile del 2021 le azioni di WeWork venivano scambiate ancora per 519 dollari. Prima che il titolo fosse ritirato dal listino le azioni hanno toccato il picco negativo di 0,89 dollari. La società è arrivata a una capitalizzazione di mercato inferiore ai 50 milioni di dollari.

Il business del coworking

Fino a dicembre del 2022 WeWork gestiva oltre 4 milioni di m² in 39 Paesi del mondo. Il suo business centrale era quello del coworking, gli spazi di WeWork erano ottimizzati per il lavoro da ufficio e venivano usati da dipendenti autonomi o da startup che nella loro fase iniziale avevano bisogno di uno spazio dove lavorare. Le sedi più grandi di WeWork presentavano anche spazi comuni, sale per le riunioni, aree per riposarsi e zone dedicate alla ristorazione. L’azienda era stata fondata nel 2010 da Adam Neumann e da Miguel McKelvey, due imprenditori che avevano già lavorato a GreenDesk, un progetto sempre di coworking ma con una linea più ecologica.

Il fallimento della quotazione in Borsa

Il primo ostacolo incontrato da WeWork è stato nel 2019. L’azienda decide di lanciarsi in Borsa. La quotazione fallisce: non vengono raccolti i soldi previsti. Il fondatore Neumann si dimette dalla carica di Ceo e l’azienda comincia a limitare gli investimenti. Un segnale, abbastanza chiaro riguarda i distributori di vino e birre. In molte sedi degli Stati Uniti chi affittava spazi da WeWrok aveva accesso illimitato ai distributori di vino e birra. All’inizio del 2020 l’azienda decide di fermare il servizio.

GOOGLE FINANCE | L'andamento in Borsa delle azioni di WeWork
GOOGLE FINANCE | L'andamento in Borsa delle azioni di WeWork

La pandemia e il nuovo modello di lavoro

Nel 2020 uno dei filoni di meme che hanno avuto più successo su internet riguardava i processi di digitalizzazione legati al Covid. Nell’arco di un mese molte aziende hanno cambiato il loro modo di lavorare, spostando parte o tutto il loro carico di lavoro su quello che ora chiamiamo smart working. Più propriamente home working o lavoro da remoto.

Per diverso tempo è sembrato che il Covid avesse creato un nuovo modello di lavoro, basato per la gran parte sul lavoro da casa con al massimo qualche giorno passato in ufficio. Nell’ultimo anno sembra che la tendenza si stia invertendo. Eccezionale il caso di Zoom, l’azienda che ha permesso ai dipendenti di buona parte dell’Occidente di lavorare da remoto ha iniziato a richiamare i suoi dipendenti dallo smartworking.

Oltre ai problemi finanziari, WeWork ha dovuto fare i conti con un modello di business che non sembrava più così promettente. Lo scorso agosto aveva già annunciato  "dubbi sostanziali"  sulla sua sostenibilità e ora ha presentato istanza di fallimento. Secondo il Chapter 11 che negli Stati Uniti regola i fallimenti, ora WeWork non è destinata a chiudere per sempre. I giudici valuteranno la società e capiranno se c’è una via per farla tornare in attività.

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