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Perché IT-alert non sta suonando durante tutte queste alluvioni

Gli smartphone non hanno suonato a Ischia, Bologna e Faenza che sono state colpite da forti alluvioni. La Protezione Civile infatti ha prolungato ancora di un anno la prima fase di test.
A cura di Valerio Berra
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L’ultima è stata Ischia. Un nubifragio violento ha travolto l’isola, con strade diventate torrenti. Niente feriti, questa volta. A nessuno però è arrivato il messaggio di IT-alert, il sistema di allarme pubblico che dal 2023 è stato testato in tutte le regioni. E nessun messaggio è arrivato nemmeno agli abitanti di Bologna il 21 ottobre o quelli di Catania il 20 ottobre. Legittimo chiedersi perché.

Il progetto IT-alert sta affrontando uno sviluppo parecchio lungo. Nato nel 2019, ha visto i primi test su larga scala solo quattro anni dopo. Il programma è stato serrato. Nel giro di qualche mese è stato provato in tutte le regioni. Ormai è ben conosciuto: si tratta di un sistema di allarme che si attiva con un messaggio e un segnale acustico direttamente sullo smartphone.

La notifica arriva con il sistema del cell broadcasting: non serve essere connessi a internet. Basta essere allacciati a una rete telefonica. Il messaggio non arriva solo in due condizioni: quando non c’è campo o quando lo smartphone è in modalità aereo. È pensato proprio per le situazioni viste in questi giorni. Un messaggio al momento giusto può aiutare a distinguere tra una pioggia abbondante e l’inizio di un nubifragio e poi aiutare a mettersi al riparo quando è necessario.

A che punto è IT-alert e quando verrà attivato

Al momento IT-alert è attivo per quattro rischi specifici. Il 13 febbraio questo sistema di allarme è diventato effettivamente operativo per alcuni rischi molto chiaro:

  • Incidenti nucleari o situazione di emergenza radiologica
  • Incidenti rilevanti in stabilimenti industriali
  • Collasso di una grande diga
  • Attività vulcanica nelle aree dei Campi Flegrei, del Vesuvio e all’isola di Vulcano

Per i messaggi che riguardano i nubifragi come quelli di questi giorni invece bisognerà aspettare. Sul sito ufficiale della Protezione Civile si legge infatti che la sperimentazione è stata prolungata ancora di un anno dopo la prima fase di test. Da quello che possiamo leggere quindi è probabile che i primi messaggi per “precipitazioni intense” arriveranno a partire da febbraio 2025

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