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Perché il governo Meloni vuole “spegnere lo Spid”

Durante la Festa per i 10 anni di Fratelli d’Italia il sottosegretario Alessio Butti ha spiegato che il governo dovrebbe puntare sulla carta di identità elettronica (CIE). Al momento ci sono oltre 33 milioni di identità digitali rilasciate grazie allo Spid.
A cura di Valerio Berra
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“Dobbiamo cominciare a spegnere lo Spid e a promuovere la carta di identità elettronica come unica identità digitale”. Per qualche ora le parole di Alessio Butti sono passate in sordina. Le aveva pronunciate alla Festa per i 10 anni di Fratelli d'Italia e in pochi se ne sono accorti. Eppure questa, al momento, è una delle prime dichiarazioni pubbliche di intenti del nuovo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’Innovazione.

Di fatto Butti è l’uomo che raccoglie l’eredità di Paola Pisano prima e Vittorio Colao dopo, gli ultimi due ministri dell’Innovazione. Questa carica è scomparsa nel governo guidato da Giorgia Meloni e dopo l’annuncio della rosa dei ministri l’incarico è stato poi affidato a Butti, ex Movimento Sociale Italiano, ex Alleanza Nazionale, poi PdL e membro di Fratelli d’Italia fin dalla sua fondazione.

Butti ha confermato le sue parole anche in una lettera inviata al Corriere della Sera, in cui scrive: "La Carta d’Identità Elettronica è un’identità digitale equivalente e sotto diversi profili migliore rispetto allo SPID. Oggi, tuttavia, la CIE sconta tre limiti. Anzitutto i lunghi tempi di rilascio (diversi da Comune a Comune). Per ottenerla, inoltre, i cittadini devono pagare 16,79 euro e recarsi fisicamente presso un ufficio comunale. La CIE è ancora poco usabile da Pc e smartphone, perché richiede un lettore smartcard da collegare, o uno smartphone con lettore RFC (per intenderci, quello che possiamo usare al posto della carta di credito). Anche se alcuni telefonini di nuova generazione sono dotati di tecnologia RCF, restano ancora alcuni ostacoli".

E poi: "Si tratta di questioni già note e che oggi stiamo quindi affrontando. Vorremmo lavorare per assicurare il rilascio della CIE da remoto, a costo zero e in 24 ore, e per garantirne la sua usabilità, attraverso soluzioni semplici almeno quanto lo SPID". La tecnologia RFC di cui si parla nella lettera corrisponde, come chiarito a Fanpage.it dallo staff di Butti, alla tecnologia NFC (Near Field Communication), la stessa che usiamo per la memorizzazione delle carte di credito.

Come funziona lo Spid

Spid è l’acronimo di Sistema Pubblico di Identità Digitale. È un’identità digitale unica che può essere usata come chiave d’accesso per la pubblica amministrazione. La sua gestione è affidata a operatori esterni, che si occupano di garantire tutti i passaggi di controllo.

In Italia è attivo dal 2016 e al momento si calcola che venga usato da 33 milioni di cittadini. La raffica di bonus cominciata dalla pandemia di Covid ha aiutato parecchio la sua diffusione. Al momento è possibile accedere allo Spid con dieci fornitori diversi.

Come funziona la carta di identità elettronica

La carta di identità elettronica, nota anche come CIE, è una tecnologia più antica dello Spid. Un suo prototipo veniva rilasciato già nel 2001. Questo dispositivo contiene un chip dove sono conservati tutti i dati personali del cittadino. È una carta contactless: è possibile leggere le sue informazioni semplicemente avvicinando un lettore. E soprattutto è dotata di tecnologia NFC e quindi può essere riconosciuta e letta anche dagli smartphone.

La CIE può essere usata come chiave d’accesso per i portali della pubblica amministrazione, esattamente come lo Spid. Per usarla però è necessario scaricare l’app CieID e soprattuto attivare la connessione NFC sul nostro smartphone.

Questa funzione dovrebbe essere integrata in tutti gli smartphone recenti, per controllare se è attiva è sufficiente andare a verificare nelle impostazioni del nostro dispositivo. Più difficile invece leggerla senza smartphone: per i pc fissi serve un dispositivo apposta il cui costo parte da 13 euro.

La battaglia di Alessio Butti contro lo Spid

Il 19 febbraio del 2020, Alessio Butti era intervenuto alla Camera come deputato eletto nelle liste di Fratelli d’Italia. Allora il ministero dell’Innovazione era guidato da Paola Pisano, ex assessore di Torino scelta dal secondo governo guidato da Giuseppe Conte in quota Movimento 5 Stelle. Qui aveva criticato che il fatto che la tecnologia dello Spid fosse gestita da fornitori privati.

“Riteniamo che il fatto di creare un operatore pubblico di identità digitale debba essere un obiettivo. Lo volete assegnare al Ministero dell’Interno? O alla Presidenza del Consiglio? Sappiamo anche che Spia e CIE debbano andare di pari passo, magari sfruttando la presenza capillare di Poste sul territorio. Questi dati devono essere custoditi in Cloud e devono rispondere ai criteri che già esistono dei poli strategici nazionali”.

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