Perché i videogiochi costeranno sempre di più

Mario Kart World, la nuova esclusiva per Nintendo Switch 2, costa 90 euro. Una notizia che ha sconvolto stampa e gamer. E a ragione: la cifra richiesta da Nintendo rappresenta un nuovo standard per i videogiochi, dato che il prezzo medio delle principali produzioni videoludiche oggi si attesta sui 79,99 euro. Anche questa cifra rappresenta un aumento piuttosto recente, inaugurato con l’attuale generazione di console: prima di PlayStation 5 e Xbox Series X|S, il prezzo medio dei giochi tripla A, cioè grosse produzioni per budget e dimensioni dello studio di sviluppo, era di 69,99 euro.
Nintendo ha rassicurato che i 90 euro non rappresenteranno la norma. “Non abbiamo stabilito un nuovo benchmark”, ha dichiarato Doug Bowser, presidente di Nintendo of America, al Washington Post. Il prezzo di Mario Kart World è solo un esempio di “prezzi variabili” che riflette la “ricchezza e profondità del gameplay”. A dare forza a questa affermazione, il prezzo di un’altra esclusiva di Nintendo Switch 2, Donkey Kong Bananza, equivalente ai canonici 79,99 euro.
Perché aumenta il prezzo dei videogiochi
La storia dei 90 euro di Mario Kart apre una riflessione sull’attuale stato della game industry, che è in crisi. Con il rientro alla normalità in seguito al boom negli anni della pandemia, il settore ha dovuto affrontare licenziamenti di massa, cancellazione di progetti, chiusura di studi. Del resto, gli odierni tripla A richiedono budget esorbitanti, pari alle più blasonate produzioni hollywoodiane, con cifre che superano i 300 milioni di dollari. Da qui la necessità di rientrare nei costi con le vendite, altrimenti è un rovinoso flop, come accaduto a Ubisoft dopo gli insuccessi di Skull and Bones e Star Wars Outlaws.
A incidere sui costi dei videogiochi odierni non sono solo gli asset narrativi o le campagne di marketing, ma anche le performance tecnologiche sempre più spinte: grafica fotorealistica, mondi aperti immensi e sistemi di intelligenza artificiale complessi impongono budget importanti, tempi di sviluppo più lunghi e team di sviluppo molto più grandi. Questo spiega il rumor secondo il quale GTA 6 costerà 100 euro. Del resto, l’attesissimo nuovo capitolo di Grand Theft Auto ha, sulla carta, tutte le potenzionalità per rivoluzionare il settore. O almeno, questa è l'abitudine di Rockstar Games.
Se il rumor si rivelasse vero, segnerebbe un ulteriore standard per l’intero mercato. L’adozione di un “prezzo variabile”, già accennata da figure come Bowser, potrebbe quindi diventare la norma, riflettendo la “profondità” del gameplay e l’avanguardia tecnologica come giustificazione ai rincari.
I problemi del rincaro dei giochi
Questa corsa al rialzo rischia di alimentare le disuguaglianze nell’accesso ai videogiochi, rendendo difficile la diffusione di un medium che già di per sé fa fatica ad uscire dalla sua nicchia. Una tendenza che Shawn Layden aveva già individuato nel 2021: in un’intervista per Gameindustry.bz, l’ex dirigente PlayStation, aveva evidenziato come il numero di possessori di console fosse rimasto relativamente invariato dagli anni '90, attestandosi tra i 240 e i 260 milioni di persone. Invece di ampliare questa base, l'industria ha quindi incentivato gli stessi utenti a spendere di più, portando a un aumento dei costi di sviluppo dei giochi. Un approccio non sostenibile, in quanto limita la diversità creativa nel settore. Una profezia, insomma.
Nonostante piattaforme come Steam o servizi in abbonamento quali PlayStation Plus e Xbox Game Pass permettano di ammortizzare le spese, videogiocare resta un lusso. Le console arrivano a costare anche 900 euro (riferimento a PlayStation 5 Pro), mentre per computer da gaming performanti le cifre possono essere ancora più alte. Guardando all’immediato futuro, Switch 2 costerà 469,99 euro, i suoi giochi dagli 80 ai 90 euro. La soluzione a questo problema potrebbero essere i servizi in abbonamento in streaming, come Amazon Luna o Nvidia GeForce Now, che permettono di giocare su qualsiasi piattaforma – smartphone, tablet, tv – in cloud, ma non sono ancora pronti per diffondersi in modo capillare.
Soprattutto quando la concorrenza storica del settore continua a puntare sulle esclusive: aziende come Nintendo e Sony trainano le vendite delle loro console di gioco attraverso titoli in esclusiva. Un esempio potrebbe essere Mario Kart World disponibile solo su Switch 2, o Death Stranding 2, il videogioco con Luca Marinelli, giocabile solo su PlayStation 5. Vero è che Sony negli ultimi tempi ha aperto i suoi franchise anche al pubblico PC, tuttavia l’influenza delle icone gaming da console resta ancora elevata.
La situazione infine si rivela instabile anche per gli studi indipendenti, che a causa dell’attuale crisi riscontrano maggiore difficoltà a trovare finanziamenti per le loro proposte sperimentali. Il pericolo dunque è che la spettacolarizzazione del prodotto vada a discapito della diversità creativa, concentrando l’attenzione solo su pochi blockbuster capaci di reggere il peso economico dell’hype e del mercato globale.