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Bitcoin e criptovalute

Perché i minatori di Bitcoin di Cina e Stati Uniti si stanno trasferendo in Etiopia

Per fine aprile 2024 è atteso il prossimo “halving”, ovvero il dimezzamento della “ricompensa per blocco” e quindi della disponibilità di criptovalute. Questo sta spingendo i giganti statunitensi e cinesi del settore a trovare mete più vantaggiose in cui spostare le proprie attività. Africa e Sud America sono tra le destinazioni più ambite, soprattutto per le vantaggiose tariffe energetiche le attraenti politiche governative che offrono.
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Sul calendario dei minatori di Bitcoin di tutto il mondo c'è una X rossa nella seconda metà del mese di aprile 2024: è per questa data che è infatti atteso uno degli eventi più importanti per il settore dell'estrazione della criptovaluta (il "mining") più nota al mondo. In termini tecnici si chiama "halving" e avviene ciclicamente ogni quattro anni: si tratta del dimezzamento della "ricompensa per blocco", ovvero la quantità di Bitcoin estraibili da ogni blocco. Questo meccanismo è fondamentale per controllare il mercato dei Bitcoin e garantire che continuino ad avere un certo valore, evitando quindi un fenomeno simile a quello dell'inflazione.

In occasione del prossimo halving, che dovrebbe portare la quantità di Bitcoin aggiunti alla rete ogni dieci minuti attraverso il mining dagli attuali 6,25 a circa 3,125, si sta verificando però un altro fenomeno che sta modificando profondamente il settore. Per ricompensare la maggiore difficoltà di estrazione di Bitcoin, i giganti del mining cinesi e statunitensi stanno per trasferirsi dove l'attività di mining è nettamente più conveniente: in primis Etiopia, ma anche Tanzania, Paraguay e Uruguay. La scelta di questi Paesi come nuove sedi dell'estrazione di criptovalute non è casuale: c'entrano gli elevati costi energetici connessi a quest'attività e le vantaggiose tariffe energetiche che garantiscono questi Paese.

Migliaia di computer pronti a lasciare gli Stati Uniti

Secondo quanto riportato da Bloomberg, nelle sede delle principali aziende statunitensi del settore ci sono migliaia computer pronti a essere spediti in Africa e Sud America: solo in questi primi mesi lo spostamento riguarderà più di 600.000 macchine S19, il tipo di computer maggiormente impiegato per estrarre le criptovalute dai blocchi.

Ma essere attratti da quello che al momento sembra essere l'El Dorado dei bitcoin non sono solo i minatori statunitensi. Anche i cinesi – riporta Africa24.it – hanno avuto la stessa idea. Per loro questi Paesi rappresentano anche l'occasione, non solo per tagliare in modo drastico i costi dell'energia, ma anche per evitare le restrittive politiche locali. Tra i Paesi più attraenti dove andare a estrarre Bitcoin al primo posto c'è l'Etiopia.

Perché i miner di Usa e Cina si stanno spostando in Etiopia

Non è una coincidenza se l'esodo dei miner si sta verificando in questi mesi, proprio a ridosso del nuovo halving. Se da una parte questo meccanismo fa aumentare il valore del Bitcoin, in quanto ne riduce l'offerta, dall'altro rende più difficile la sua produzione. I precedenti halving hanno fatto impennare il Bitcoin, cosa che si sta già di nuovo verificando: a marzo 2024, per la prima volta nella storia, la moneta virtuale ha superato il tetto dei 70.000 dollari.

Tuttavia, da sempre uno dei limiti maggiori dell'estrazione di criptovalute è l'enorme fabbisogno energetico di cui necessitano i computer impiegati in quest'attività: secondo le ultime stime dell'Università delle Nazioni Unite, tra il 2020 e il 2021 la produzione mondiale di Bitcoin ha consumato 173.42 Terawattora di elettricità, praticamente la metà di quella utilizzata da tutta l'Italia in un anno intero.

Ecco perché tutti vogliono andare in Etiopia: il Paese africano sta infatti investendo molto sull'energia rinnovabile, come dimostra la realizzazione del Grande Progetto di Rinascita Etiope (GERD), un potente impianto di energia idroelettrica dalle grandi ambizioni. Più energia disponibile significa quindi anche costi energetici più vantaggiosi: un'occasione che i minatori di criptovalute di tutto il mono non vogliono lasciarsi scappare.

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