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Perché Giorgia Meloni guarda ancora al passato quando parla di intelligenza artificiale

Durante la conferenza stampa di fine anno (rimandata) Giorgia Meloni ha risposto a una domanda sull’intelligenza artificiale. Ha spiegato cosa sta facendo il governo per guidare l’arrivo di queste tecnologie in Italia. Nel percorso tracciato da Meloni manca però un pezzo.
A cura di Valerio Berra
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L’intelligenza artificiale è stato il secondo argomento. La conferenza stampa di Giorgia Meloni è iniziata verso le 11:00. Molto attesa, è stata rimandata per due volte a causa di un problema di salute della premier che riguardava le otoliti. Al netto di qualche fuori programma, tutta la conferenza ha seguito la liturgia: Meloni ha risposto a una serie di domande fatta dai giornalisti in sala. Il primo a prendere la parola è stato Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti che ha chiesto a Meloni, tra le altre cose, quali sono le strategie del governo sull’intelligenza artificiale.

Giorgia Meloni ha risposto con due punti. Il primo è una preoccupazione: “Sono preoccupata dell’impatto dell’intelligenza artificiale su vari livelli e in particolare sul mercato del lavoro. In passato abbiamo sempre conosciuto una sostituzione del lavoro di tipo fisico che permetteva alle persone di organizzarsi su lavori più profilati. Ora la rivoluzione è diversa ed è l’intelletto che rischia di essere sostituito”. Il secondo è l’annuncio di un evento prima del G7 del prossimo luglio (presidenza italiana) che si occuperà proprio di intelligenza artificiale e lavoro.

Le paure e le regolamentazioni

Il tema della regolamentazione per l’intelligenza artificiale è uno dei trend più complessi questo settore. Nei primi giorni di dicembre il Parlamento Ue ha approvato l'Ai Act, il primo regolamento al mondo sull’intelligenza artificiale. Nei prossimi mesi le norme contenute in questo documento cominceranno a entrare in vigore. Ma non solo. Questo dibattito è aperto anche negli Stati Uniti, con la Casa Bianca che a maggio aveva convocato i ceo della Silicon Valley per parlare di intelligenza artificiale.

Che sia necessario governare questa rivoluzione è chiaro. L’intelligenza artificiale è una famiglia di software che si possono applicare in diversi ambiti. È una tecnologia che è in grado di operare con un certo grado di autonomia, di imparare dai dati che le vengono consegnati e soprattutto di migliorare i suoi risultati nel corso del tempo. Le preoccupazioni per l’impatto sui posti di lavoro ci sono, anche perché gli esempi non mancano.

Giusto a fine dicembre l’editore Axel Springer ha licenziato gli ultimi giornalisti che lavoravano a un’app progettata per aggregare notizie. Alla base di questa scelta un cambio di strategia: “Useremo il vecchio marchio per un nuovo generatore di notizie di tendenza guidato esclusivamente dall’intelligenza artificiale”.

Gli investimenti e il futuro dell’intelligenza artificiale

Le regolamentazioni sull’intelligenza artificiale sono soltanto il primo passo da fare per avvicinarci a questa tecnologia. L’arrivo di questi software sul mercato non va solo guidato ma anche cavalcato. Le possibilità ci sono. Secondo un report pubblicato da Goldman Sachs nell’aprile del 2023, i software di intelligenza artificiale generativa potrebbero far salire il Pil globale del 7% nei prossimi 10 anni.

L’impatto sul lavoro è complesso. Secondo gli economisti Joseph Briggs e Devesh Kodnani parliamo di 300 milioni di posti di lavoro nel mondo che potrebbe essere esposti a dei processi di automazione. Una formula che non vuol dire che questi posti verranno modificati ma piuttosto che potrebbero essere soggetti a cambiamenti: “La maggior parte dei posti di lavoro e delle industrie sono solo parzialmente esposti all’automazione e hanno quindi maggiori probabilità di essere integrati piuttosto che sostituiti dall’intelligenza artificiale”.

È tutto distrutto? No, forse solo più complesso. Ci sarà bisogno di investimenti per consentire ai lavoratori di formarsi sulle nuove tecnologie, bisognerà adeguare percorsi scolastici e pensare anche a programmi di tutela per tutti quei lavoratori a fine carriera che sarà più difficile ricollocare o riformare per nuove mansioni dove è inclusa anche l’intelligenza artificiale. Questa tecnologia può essere guidata ma non fermata. Forse è il caso di vederla anche come un’opportunità.

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