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Intelligenza artificiale (IA)

Perché Elon Musk ha dovuto rivelare il codice sorgente del suo chatbot Grok

Il chatbot è stato progettato da xAI, ed è stato addestrato su un modello chiamato Grok-1. Come ha spiegato il miliardario, “ama il sarcasmo” e risponderà a “domande piccanti che vengono respinte dalla maggior parte degli altri sistemi IA”.
A cura di Elisabetta Rosso
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Musk ha reso pubblico il codice sorgente del suo chatbot Grok. E questo è solo il primo passo della nuova guerra per il controllo dell'intelligenza artificiale. Ora, quello dell'IA open source è un tema aperto. La Silicon Valley è spaccata, c'è chi crede che la codifica alla base dell'intelligenza artificiale debba essere pubblica, e chi invece vuole proteggerla. Il codice sorgente è il testo di un algoritmo di un programma che definisce il flusso di esecuzione, in altre parole contiene le istruzioni sul funzionamento del software. È chiaro che, una volta reso open source, chiunque potrà prendere il codice, modificarlo o utilizzarlo per costruire i propri chatbot. E infatti, nonostante Musk si appelli alla trasparenza per mettere a nudo il suo chatbot, c'è soprattutto strategia nella scelta di rendere open source la propria IA. E infatti Musk sta correndo per recuperare il vantaggio di Open AI, se l'azienda rendesse pubblico il suo codice potrebbe recuperare il ritardo e scavalcare la concorrenza. Musk non è l'unico, anche Meta, Google e la start-up francese, Mistral, hanno scelto di rendere open source i propri chatbot.

OpenAI, che al momento è il leader di mercato e offre il chatbot più potente e performate, non ha motivi per rendere pubblico il suo codice. Anzi. Il rischio è di dare un vantaggio ai suoi competitor. Secondo Subbarao Kambhampati, professore di informatica presso l'Arizona State University, l'open source della tecnologia AI di oggi è l'approccio più sicuro. Ma ha aggiunto che aziende come xAI e Meta non hanno scelto l'open source per questo motivo.

Come funziona Grok

Il chatbot è stato progettato da xAI, ed è stato addestrato su un modello chiamato Grok-1. Il nome è una dichiarazione di intenti, viene dal verbo "to grok", utilizzato negli anni '60 dagli hippy californiani e poi rimasto nel gergo informatico. Significa comprendere a pieno e in modo intuitivo un concetto, non a caso il verbo è ampiamente utilizzato in Guida galattica per autostoppisti di Douglas Adams, uno dei libri preferiti da Elon Musk.

Come ha spiegato il miliardario, il chatbot "ama il sarcasmo" e risponderà a “domande piccanti che vengono respinte dalla maggior parte degli altri sistemi di intelligenza artificiale”. Non solo, Grok ha un punto di forza rispetto ai suoi rivali: "ha accesso alle informazioni aggiornate dalla piattaforma X", ha sottolineato Musk. Il chatbot però ha già sollevato dubbi dopo che ha rivelato a un utente la ricetta per sintetizzare la cocaina. 

La mossa di Elon Musk

"C'è ancora del lavoro da fare, ma questa piattaforma è già di gran lunga la più trasparente", ha scritto il 17 marzo in risposta a un commento su X. La mossa è una risposta al testa a testa portato avanti da Musk e OpenAI. Il miliardario infatti ha fatto causa alla casa madre dei ChatGPT sostenendo che la tecnologia non dovrebbe essere nelle mani di pochi colossi. Musk aveva anche già firmato una lettera per chiedere di rallentare l'entrata dell'IA nel mercato. “Invitiamo tutti i laboratori di intelligenza artificiale a sospendere immediatamente per almeno 6 mesi lo sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale più potenti di GPT-4”, si legge nell'appello contro l'IA generativa.

Secondo Musk la cattiva gestione dell'IA potrebbe provocare più danni di qualsiasi altra tecnologia: “Ha il potenziale per distruggere la civiltà”, aveva detto. Secondo l’imprenditore l’ideale sarebbe sviluppare un’intelligenza artificiale con la precisa missione di concentrarsi sulla comprensione della natura dell’Universo. E soprattutto è fondamentale la trasparenza, che gli permetterà di recuperare i mesi di ritardo ed essere competitivo sul mercato.

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