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Intelligenza artificiale (IA)

Perché DeepSeek rischia il blocco in Italia: i problemi dell’IA cinese con i dati degli utenti

DeepSeek è l’intelligenza artificiale sviluppata in Cina che sta spaventando tutti i mercati occidentali. In un giorno solo Nvidia ha perso il 17% in Borsa. All’origine di tutto c’è il suo costo: i fondi necessari per svilupparla sono molto più bassi di quelli previsti per i modelli statunitensi. Eppure ora potrebbe esserci un problema per la sua espansione in Europa: la privacy.
A cura di Valerio Berra
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In un paio di giorni DeepSeek è già diventata il principale argomento all’interno di ogni spazio di discussione che si occupa di tecnologia. L’intelligenza artificiale sviluppata in Cina è arrivata quasi all’improvviso, ha scalato le classifiche delle app più scaricate e soprattutto ha sbaragliato i mercati. Solo Nvidia ha perso quasi il 17%, scendendo dal primo al terzo posto nella classifica delle aziende con la capitalizzazione di mercato più alta al mondo.

Il vantaggio principale è il costo. Certo non la libertà di espressione. Dalle prime ricostruzioni, non si sa molto della sua storia e del suo fondatore Liang Wenfeng, DeepSeek sarebbe stata sviluppata con poco meno di 6 milioni di dollari. Nulla in confronto ai processi necessari per sviluppare le intelligenze artificiali nate negli Stati Uniti e nulla in confronto ai 500 miliardi di dollari necessari per realizzare il progetto Stargate lanciato da Donald Trump. Eppure la permanenza di DeepSeek nel mercato italiano sarebbe appesa a un filo.

Il nodo del Garante della Privacy

Al momento non ci sono documenti ufficiali. Le fonti vicine al Garante della Privacy non confermano e non smentiscono. Eppure in Italia cominciano ad esserci interventi che fanno notare  qualche falla nella gestione dei dati degli utenti da parte di DeepSeek. Falle che, come abbiamo visto con ChatGPT, potrebbero trasformarsi in un intervento da parte del Garante della Privacy. ChatGPT era stata bloccata diverse settimane nel marzo del 2023.

Il parere più duro è arrivo da Marco Martorana, presidente di Assodata. Martorana ha pubblicato un intervento su Agenda Digitale in cui evidenzia tutti i problemi di DeepSeek. Scrive Martorana, insieme a Zakaria Sichi, che per prima cosa DeepSeek conserva i dati degli utenti su server che non si trovano in Italia: “Ospita i dati degli utenti su server della Cina”. E parliamo di parecchi dati, tra cui: “Messaggi e contenuti delle interazioni” e “Informazioni sul dispositivo”. E ancora: “Non è evidente se DeepSeek sia conforme al GDPR applicato nell’Unione Europea, che garantisce diritti come l’accesso ai dati, la possibilità di rettifica e la richiesta di cancellazione”.

Intanto DeepSeek si difende. Abbiamo chiesto direttamente a lui se rispetta le indicazioni del Garante della Privacy in Italia: “Rispetto le norme del Garante della Privacy e sono progettato per garantire la massima sicurezza e riservatezza dei dati degli utenti. Non memorizzo informazioni personali o dati sensibili, e tutte le interazioni sono trattate con la massima attenzione alla privacy”.

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