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Perché bloccare il porno per i minori è più difficile di quello che pensa la ministra Roccella

L’Italia non sarebbe il primo Paese a bloccare i siti di pornografia ai minori di 18 anni. Altri Stati hanno già provato a farlo: i minori però non smettono di guardare porno ma iniziano a cercarli in posti più nascosti della rete.
A cura di Valerio Berra
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Una legge per impedire a chi ha meno di 18 anni di accedere ai siti porno. La proposta sembra che stia prendendo forma anche tra i banchi del governo, almeno stando a quanto riportato da alcune ricostruzioni stampa. Per ora di certe ci sono le dichiarazioni rilasciate dalla ministra per la Famiglia Eugenia Roccella durante il Meeting di Rimini, l’evento organizzato ogni anno da Comunione e Liberazione.

Parlando della violenza sessuale avvenuta a Palermo, la ministra ha detto: “C'è un problema proprio di una sfida educativa che dobbiamo vincere e che richiede forse anche altri strumenti, per esempio un intervento sul controllo nei confronti della fruizione da parte dei minori del porno”. La proposta non è inedita. Negli Stati Uniti è già stata applicata e ha già sollevato parecchi problemi.

Una carta di identità per vedere i porno

La prima procedura per controllare l’età degli utenti è stata introdotta nello Stato della Louisiana. Lo scorso gennaio con la legge HB 142 lo Stato ha introdotto questo obbligo per tutte le piattaforme che abbiano almeno il 33,3% di contenuti pornografici. Ora per accedere c'è bisogno di un sistema di Age Verification approvato dal governo statale. Nello specifico la Louisiana aveva deciso di usare AllpassTrust che si basava sull’identità digitale LA Wallet. Sulla carta questi sistemi promettono di accedere solo all’età dell’utente e mai ad altre informazioni che potrebbero permettere a qualcuno di risalire all’identità dell’utente.

I problemi per la privacy

Dalla Louisiana questa procedura è stata applicata anche in altri Stati, come lo Utah. Ogni volta però ha sollevato nel dibattito pubblico dubbi sulla privacy. Il problema è che nonostante le promesse dei sistemi di Age Verification questi dati riguardano aspetti molto sensibili: un tracciamento di massa su questi siti rischia di esporre informazioni come l’orientamento sessuale degli utenti.

Questo dubbio è stato preso sul serio anche dal giudice federale David Ezra che ha bloccato l’applicazione di una legge come quella della Louisiana in Texas: “La legge consentirà al governo di scrutare gli aspetti più intimi e personali della vita delle persone. Si corre il rischio che lo Stato possa monitorare quando un adulto visualizza materiali sessualmente espliciti e che tipo di siti web visita”.

I porno nascosti in altre piattaforme

Secondo i dati forniti da Pornhub, negli Stati in cui questa legge è entrata in vigore questa legge ha causato un crollo dell’80% del traffico sui suoi portali. La maggior parte di questi utenti non ha semplicemente smesso di guardare di porno da un giorno all’altro ma si è spostata altrove. Il limite del 33,3% deciso in Louisiana non include infatti quelle piattaforme che non si basano solo sulla pornografia ma che includono anche materiale pornografico.

I contenuti espliciti sono tollerati su piattaforme come X (il fu Twitter) e Reddit, senza contare tutta la rete di chat di Telegram dove migliaia di utenti si scambiano quotidianamente clip pornografiche. L'uso di questa piattaforma è stato evidente proprio nel caso della violenza sessuale a Palermo. Il rischio quindi è che bloccare l’accesso sui siti esplicitamente dedicati al porno porti i minori a cercare gli stessi materiali in posti del web più nascosti, e quindi meno tracciabili.

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