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Bitcoin e criptovalute

Perché adesso è finita l’era in cui pensavamo di fare soldi facili con le cripto

Il crollo di FTX ha segnato un momento di caduta per tutte le delle cripto. Questo mercato non scomparirà con la parabola di Sam Bankman-Fried ma da adesso dovremmo essere più consapevoli della tecnologia che abbiamo davanti.
A cura di Valerio Berra
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"Il mercato azionario è progettato per trasferire denaro alle persone pazienti”. È una delle tante citazioni attribuite a Warren Buffett, un uomo che con il mercato finanziario è riuscito ad accumulare un patrimonio che Forbes stima attorno ai 107 miliardi di dollari. Ed è una citazione ottima per descrivere la crisi che le criptovalute stanno affrontando nelle ultime settimane.

Tutto è partito dal crollo di FTX, una piattaforma su cui gli utenti potevano acquistare e scambiare criptovalute. Terza al mondo per volume di scambi, FTX era stata fondata da Sam Bankman-Fried. Classe 1992, fino a un mese fa Bankman-Fried era un giovane miliardario considerato un enfant prodige delle cripto. Adesso resterà noto nella storia della finanza come il miliardario che ha accusato il crollo di patrimonio più importante nella storia della finanza.

La caduta di FTX ha trascinato a cascata tutte le altre cripto. Secondo i dati di CoinMarketCap negli ultimi 30 giorni FTT, cripto legata alla piattaforma FTX, ha perso oltre il 93% del proprio valore. Solana ha perso il 56%, Terra Classic ha perso il 33%, Ehtereum è andata giù dell’8% e anche bitcoin ha perso il 15%. Un domino che ha contribuito ad abbassare il valore di parecchie cripto, scavando un buco nella fiducia accordata da investitori e istituzioni.

Tutte le fasi del mercato cripto

Il crollo delle cripto è solo l’ultimo capitolo di un percorso finanziario che nell’ultimo anno non è stato esattamente lineare. I continui deprezzamenti e la generale perdita di valore registrata nel 2022 hanno portato le cripto verso una nuova fase delle loro storia. Per lunghi anni queste valute sono state appannaggio solo di esperti di informatica, tendenzialmente animati dalla volontà di innovare un settore per definizione statico come quello bancario.

Nell’agosto del 2020 è cominciata una seconda fase. La crescita esponenziale di bitcoin ha catalizzato l’attenzione degli investitori tradizionali e di chi si stava affacciando per la prima volta al mondo della finanza. Il 7 agosto 2020 un bitcoin era scambiato a 9.998 dollari, un anno dopo navigava a 38.000 dollari per poi schizzare pochi mesi dopo oltre i 56.000 dollari. Insieme a bitcoin tante altre cripto sono esplose, a partire da Ethereum, e tante altre sono state create.

È qui che le cripto sono diventate pop. Vista la facilità di acquistare cripto su una piattaforma e l’interesse per una settore da cui sembrava possibile guadagnare parecchi soldi, in poco tempo hanno attirato milioni di persone. È qui che si sono diffusi i gruppi Telegram che consigliavano investimenti, le truffe in cui venivano lanciate cripto solo per rubare soldi agli investitori e le monete nate più per meme che per business.

Le shitcoin arrivano sul mercato

In tutta questa fase di criptomania sono nate anche le cripto diventate poi famose come shitcoin. In breve, le criptovalute più solide, come bitcoin, possono contare su una blockchain sviluppata con una tecnologia proprietaria. C’è bisogno di tempo e di investimenti per crearle, c’è bisogno di una community larga per supportarle e soprattutto c’è bisogno di utenti attivi per mantenerle.

Le shitcoin invece sono progetti improvvisati, monete meme che prendono in prestito pezzi di blockchain di criptovalute più solide e che non hanno alcun progetto a sostenerle. Se non quello di aumentare il più velocemente possibile la loro capitalizzazione.

Marco Amadori: “Le cripto non sono un investimento a breve termine”

Rovereto, provincia di Trento. Racchiusa tra montagne e fiumi di un’azzurro verdastro, c’è quella che nel mondo degli investitori è diventata nota come la Bitcoin Valley. Qui ha sede inbitcoin, un’azienda che si occupa di sviluppare prodotti per la gestione dei bitcoin. E qui i bitcoin possono essere usati nei negozi, nelle edicole, in fumetteria e perfino per comprare un caffè al bar. Una sperimentazione che ormai è attiva da diversi anni, anche se non è mai riuscita a spostarsi dai confini di questa valle.

Uno dei fondatori di inbitcoin è Marco Amadori: “Quando si parla di cripto si fa spesso confusione. Ci sono tanti progetti in corso e tanti ne nascono ogni giorno. Bisogna capire però una differenza. Ci sono i bitcoin e le shitcoin. I bitcoin sono un progetto solido che non nasce per far comprare la Lamborghini al suo fondatore, molti altri progetti hanno questo come unico scopo”.

Secondo Amadori, anche qui bisogna guardare agli investimenti che riescono a reggere nel tempo: bitcoin negli ultimi anni ha toccato alti e bassi, picchi di valore e punti in cui è quasi crollato. Se guardiamo ai dati mese su mese ci troviamo in mezzo a un ottovolante ma allargando la prospettiva il risultato è diverso: “Bisogna guardare gli investimenti in termini di anni. Anche per le cripto vale il consiglio della nonna: meglio guadagnare meno ma in maniera costante”.

Prendendo giusto gli ultimi cinque anni, bitcoin ha triplicato il suo valore. Oggi un bitcoin viene scambiato per poco più di 16.000 dollari, nel novembre del 2017 veniva scambiato per 5.400 dollari. In mezzo però ci sono stati picchi ben più alti: “Funziona un po’ come le increspature del mare. A volte possono esserci onde, altra volte momenti di bonaccia ma è il livello medio del mare che bisogna prendere in considerazione”.

Secondo Amadori quindi, alla fine è stata la fretta di arricchirsi che ha gonfiato e poi riportato a terra il mercato delle cripto: “In tanti mi chiedono se vale la pena di investire i bitcoin. Io rispondo sempre di sì ma bisogna mettere in conto che sono investimenti a lungo termine, che bisogna conoscere la tecnologia alla base e che permettono di avere un controllo maggiore sui proprio risparmi. Si tratta di tecnologie fatte per chi vuole investire i propri soldi su progetti a lungo termine. Non per chi vuole diventare ricco in quattro giorni”.

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