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Partite col pezzotto e streaming illegali, ora si parla di un anno di carcere per chi non denuncia

In due emendamenti contenuti nel decreto Omnibus si parla di pirateria online. Anche se l’attenzione su questo tema riguarda tutte le forme di violazione del copyright, l’attenzione è concentrata soprattutto sulle partite di calcio. Il testo del decreto Omnibus è appena arrivato in Senato.
A cura di Valerio Berra
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I decreti Omnibus, lo possiamo capire dal nome, hanno dentro un po’ di tutto. Si tratta di un decreto legge che mette insieme norme completamente diverse accomunate tutte da una sola cosa: la necessità (almeno per chi li vota) di essere applicate subito. Nell’ultima versione del decreto Omnibus arrivato in Senato ci sono due norme per colpire il mercato illegale dello streaming e cioè tutta quella serie di canali che permettono a migliaia di utenti di vedere le partite di calcio protette da copyright senza pagare abbonamenti.

Negli ultimi anni l’attenzione delle autorità sugli streaming illegali è aumentata, così sono aumentati gli interventi. Dal punto di vista informatico è stato introdotto il Piracy Shield, un sistema in grado di bloccare gli indirizzi IP che trasmettono illegalmente le partite. Un piano che, come abbiamo scritto, ha registrato diversi problemi. Ma non solo. Nei prossimi mesi verranno attivate anche multe per gli utenti che guardano le partite in modo illegale, sia con il pezzotto che con le piattaforme di streaming. Lo ha spiegato a Fanpage.it Massimiliano Capitanio, commissario AgCom.

Ora si rischia un anno di carcere: i due emendamenti del decreto Omnibus

Gli emendamenti di questo decreto Omnibus sulla pirateria sono due. Il primo si riferisce ai fornitori di servizi Vpn e Dns e dispone l’obbligo di bloccare l’accesso ai contenuti diffusi in modo illegale. Questi sistemi vengono usati sia per vedere piattaforme illegali sia per abbonarsi a piattaforme estere dove le partite italiane vengono trasmesse con offerte più basse di quelle presenti in Italia. Questo ultimo metodo però, almeno a livello teorico, non è illegale.

Il secondo emendamento al decreto Omnibus è rivolto invece ai “prestatori di servizi di accesso alla rete”. In pratica si tratta delle società che forniscono i servizi internet agli utenti. Nel decreto si parla di “reclusione fino ad un anno” per i soggetti che vengono a conoscenza di condotte penalmente rilevanti e non le comunicano elle autorità. Un caso, immaginiamo, che si verifica quando parte del traffico viene dirottato verso piattaforme illegali. Nell’emendamento si parla anche dei motori di ricerca. L’emendamento, nello specifico, è il 6.0.36 ed è firmato da Antonella Zedda, Guido Quintino Liris e Dario Damiani.

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