Ora sulle app di incontri ci sono gli assistenti virtuali: possono anche aiutarti a flirtare
L'intelligenza artificiale può fare moltissime cose, tante meglio degli umani, ma non può flirtare. Come scriveva il filosofo Jean Baudrillard la seduzione è l'intelligenza portata all'estremo, e fa emergere il lato più umano di ciascuno. Per i bot non c'è spazio. Eppure sempre più app di incontri stanno lanciando assistenti virtuali che promettono di conquistare il tuo futuro partner. Tinder usa Rizz AI che sforna frasi "progettate per aiutare chiunque, indipendentemente dal livello di esperienza". Può anche fornirti delle "frasi di rimorchio sporche". Per Grindr invece l'IA "aiuterà le persone a creare connessioni migliori. È quell'amico al bar che ti aiuta a chiedere a qualcuno di uscire ma nel contesto virtuale".
Un po' di contesto. Non è un buon periodo per le app di incontri. Secondo Sensor Tower, società di ricerca, il numero di persone che usano le app almeno una volta al mese è sceso da 154 milioni nel 2021 a 137 milioni nel secondo trimestre di quest'anno. Anche le azioni delle aziende riflettono l'inesorabile ritirata dell'amore online. Il 7 agosto Bumble ha riportato una crescita dei ricavi di appena il 3%, anno su anno, nel trimestre da aprile a giugno. Il 30 luglio Match Group ha riportato che i suoi ricavi per lo stesso trimestre sono cresciuti solo del 4%.
Cosa c'entrano gli assistenti virtuali? C'entrano. Le app di incontri stanno cercando di risollevarsi puntando sull'IA. Non stupisce, è più o meno quello che stanno facendo tutti, basti pensare al lancio dell'ultimo iPhone 16. Il problema è che l'intelligenza artificiale non può guarire la crisi delle app di incontri. Anzi. L'IA è standard, addestrata su dati pubblici, genera risposte automatiche tutte uguali andando a inaridire quelli che dovrebbero essere approcci autentici. Non solo. Rischia di aprire nuove questioni sul fronte privacy e sicurezza degli utenti. Ci ruba il cuore e pure i dati.
L'intelligenza artificiale delle app di incontri
Facciamo qualche esempio per capire come le app di incontri stanno cercando di massimizzare il potenziale dell'IA. Tinder sta testando uno strumento per selezionare le foto più belle degli utenti, sfogliando l'album deciderà cinque immagini da caricare sul profilo dell'app. Bernard Kim, l'amministratore delegato di Match Group, ha spiegato che l'IA potrebbe eliminare lo stress della selezione. "Penso davvero che l'intelligenza artificiale possa aiutare i nostri utenti a creare profili migliori in un modo più efficiente che mostri davvero le loro personalità".
Non solo Tinder. Crystal Cansdale, responsabile delle comunicazioni per la dating app Inner Circle, ha spiegato al Guardian che l'intelligenza artificiale avrà successo nelle app di incontri perché gli utenti "sono stanchi di non ottenere i risultati sperati". Ha aggiunto: "È difficile scrivere una biografia perfetta, che non sembri fastidiosa o disperata, e l'intelligenza artificiale offre l'opportunità di ottimizzare il tempo dedicato alle app di appuntamenti".
Diverse app hanno scelto di usare i chatbot di IA come prova generale, gli utenti possono esercitarsi, e simulare conversazioni prima di scrivere al loro match. Tra queste, Teaser AI, Blush, Flamme AI. CupidBot, invece, usa l'IA organizzare appuntamenti mentre dormi. Il suo scopo è far risparmiare tempo e fatica all'utente. SciMatch forse è la più estrema. L'app invece utilizza algoritmi alimentati con l’intelligenza artificiale per calcolare la compatibilità degli utenti. L'abbiamo provata. La base teorica quindi si posiziona a metà tra il tecno distopismo e una rivisitazione in rosa delle teorie lombrosiane. In pratica la scienza dell'accoppiamento si basa su un selfie scattato al momento dell'iscrizione.
Perché l'IA è un problema se si intromette nelle nostre relazioni
Come dicevamo gli assistenti virtuali aprono anche nuovi dubbi sulla privacy degli utenti, infatti non è chiaro se vengano conservate o meno le conversazioni. OpenAI è già stata indagata dalla Federal Trade Commission. Secondo l'agenzia governativa statunitense per la tutela dei consumatori l'azienda madre di ChatGPT avrebbe violato le leggi sulla protezione dei consumatori: “Mette a rischio i dati personali e la reputazione dei singoli individui”.
Non solo. Secondo Robert Brooks, biologo evoluzionista, professore all'Università del New South Wales Sydney e autore di “Intimità artificiale: amici virtuali, amanti digitali e Matchmater algoritmici”, i partner virtuali potrebbero compromettere le abilità sociali dei più giovani.
Tutti però siamo esposti. Come ha spiegato Leif Weatherby, esperto di storia dello sviluppo dell'intelligenza artificiale a The Atlantic, "stiamo assistendo a una tendenza generale a vendere l'intelligenza artificiale come ‘potenziante', un modo per estendere la tua capacità di fare qualcosa, che si tratti di scrivere, fare investimenti o avere appuntamenti. Ma ciò che accade realmente è che diventiamo così dipendenti dalle decisioni algoritmiche che perdiamo il controllo sui nostri processi di pensiero e persino sulle relazioni sociali". D'altronde cosa ci aspettiamo se lasciamo alla macchine il compito di insegnarci come essere umani.