Ora sappiamo il vero motivo per cui Elon Musk ha bloccato tutto Twitter per un giorno
Un down lungo quasi un giorno. Nessun servizio in funzione, nessun aggiornamento disponibile, nessuna possibilità di caricare o vedere nuovi contenuti. Il 1° luglio gli utenti di Twitter sono rimasti intrappolati in un limbo. Questa volta però non c’è stato nessun problema ai server: si trattava di uno dei più grandi aggiornamenti affrontati dalla piattaforma in tempi recenti. Elon Musk ha inserito un limite ai tweet che possono essere visualizzati dagli utenti.
Le limitazioni scelte da Elon Musk hanno subito alcune variazioni nel giro di poche ore. Prima infatti il limite imposto agli utenti era di 6.000 post al giorno per gli abbonati, 600 per gli account non verificati e 300 per quelli non verificati appena aperti. Queste tabelle sono state cambiate due volte fino ad arrivare alla linea definitiva che è 10.000 post al giorno per gli abbonati, 1.000 per gli account non verificati e 500 per quelli non verificati appena aperti.
La guerra al data scraping
Secondo la versione ufficiale di Elon Musk i limiti imposti agli utenti del social network sarebbero giustificati dalla guerra al data scarping, quella pratica che prevede l’analisi massiccia dei dati di Twitter attraverso software esterni. Nei mesi scorsi Musk aveva già definito dei limiti a questo tipo di analisi, tecnicamente realizzati attraverso delle Application Programming Interface (API). L’obiettivo di Musk è quello di far pagare questi accessi alle aziende che voglio usare i dati di Twitter e il limite nella lettura dei post per gli account singoli si muove nella stessa direzione.
Puntare tutto su Twitter Blue
Elon Musk ha acquistato Twitter per circa 44 miliardi di dollari. Tantissimo per un social che sembra aver superato da tempo la sua età dell’oro. I giovani scaricano TikTok, le aziende vogliono fare pubblicità su Instagram e i boomer si divertono ancora con Facebook. Twitter non ha un pubblico molto definito perché non è chiarissimo cosa sappia fare di diverso dagli altri social network. Eppure Musk sta applicando una tattica precisa per renderlo sostenibile.
Da quando è arrivato ha puntato tutto su Twitter Blue, il servizio di abbonamento che per 102 euro all’anno permette di avere la spunta blu accanto al nome e una serie di opzioni aggiuntive: dalla possibilità di pubblicare tweet da 10.000 caratteri a quella di modificare 5 volte entro 30 minuti i propri tweet. C’è anche la possibilità di impostare un NFT come foto profilo ma forse questa opzione valeva quando gli NFT sembravano ancora una tecnologia interessante.
Il limiti ai tweet visibili sulla piattaforma sembra una nuova spinta nella direzione di puntare sugli abbonamenti invece che sugli utenti che usano il social in maniera gratuita. L’idea è quella di convincere con questa tattica gli utilizzatori più costanti e gli account più grossi, quelli che fino a qualche mese fa avevano la spunta blu per concessione diretta della piattaforma. La campagna di abbonamenti è appena iniziata. Fra un anno vedremo se era la direzione giusta per salvare la piattaforma.