Ora sappiamo cosa nascondeva la navigazione in Incognito di Google
Un cappello e un paio di occhiali. Il kit di un investigatore privato. L’icona scelta da Google come simbolo per la modalità in Incognito, la funzione del browser più usato al mondo che permette di navigare attraverso siti internet con un maggior livello di privacy. Almeno secondo le premesse.
Il reale livello di privacy della modalità in Incognito è stato messo in dubbio diverse volte negli ultimi anni. Un segnale discretamente netto è stato dato dalla stessa Google in questi giorni. La Big Tech ha accettato di firmare un accordo con cui si impegna a distruggere i dati di milioni di utenti che hanno navigato in modalità in Incongnito.
L’accordo nella causa Brown contro Google
La causa Brown contro Google è una class action in California a cui hanno partecipato utenti del motore di ricerca che hanno voluto capire quali dati dei loro account venivano tracciati durante le sessioni di navigazione in Incognito. Google ora ha accettato di firmare un accordo per chiudere la causa.
Secondo il motore di ricerca, con l’attività di navigazione in Incognito attiva, Google non traccia la Cronologia di navigazione, i cookie, i dati dei siti e le informazioni inserite nei form. Qualcosa però deve essere stato comunque tracciato, visto che Google ha accettato di eliminare i dati di 136 milioni di utenti che hanno navigato in modalità in Incognito.
Quanti dati sono stati tracciati nella navigazione di Incognito? Parecchi. Secondo quello che ha ammesso Google questi dati sarebbero stati raccolti ma non collegati agli account. In pratica i movimenti venivano tracciati ma poi a quei movimenti non veniva associato nessun profilo utente. Spiega José Castañeda, portavoce di Google:
“Siamo felici di eliminare i vecchi dati tecnici che non sono mai stati associati a un individuo e non sono mai stati utilizzati per alcuna forma di personalizzazione"