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Ora le linee guida per gli influencer dell’AgCom sono ufficiali: cosa non si può più fare sui social

Jacopo Ierussi è avvocato e presidente di Assoinfluencer, la prima associazione di categoria per content creator nata in Italia. Insieme a lui abbiamo letto le linee guida pubblicate oggi dall’AgCom che fissano nuovi limiti per gli influencer sui social network.
A cura di Valerio Berra
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Con un documento di sette pagine l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (da qui AgCom) ha definito quello che sarà il prossimo futuro dei social. Dentro ci sono vari punti, in parte anticipati nei giorni scorsi, in parte totalmente inediti. Visti i tempi qualcuno ha ribattezzato queste linee guida “Decreto Ferragnez”. Il documento sembra stato scritto per mettere ordine al mercato dei content creator dopo tutto il caso cha ha riguardato l’operazione dei pandori tra Chiara Ferragni e Balocco. La verità è leggermente diversa: AgCom ha cominciato questo lavoro mesi fa.

Rispetto alle anticipazioni fornite nel primo comunicato stampa di AgCom, la versione integrale delle linee guida aggiunge qualcosa in più. Per capire meglio cosa cambierà nei prossimi mesi abbiamo letto queste pagine insieme a Jacopo Ierussi, avvocato di Assoinfluencer: “Possiamo dire che AgCom si sia allineata alla Francia e all'orientamento di ERGA, l'European Regulators Group for Audiovisual Media Services. Nel giugno del 2023 Parigi ha approvato una legislazione per definire meglio la professione di influencer, a partire dai prodotti che queste figure sponsorizzare”.

Chi sono gli influencer secondo AgCom

Il primo dato è la definizione stretta del ruolo di influencer. Secondo le linee guida di AgCom bisogna intendere come influencer solo i creator digitali che hanno un milione di follower totali e almeno il 2% di engagement rate su una delle piattaforme su cui sono presenti. Non solo. Dovranno anche aver pubblicato almeno 24 contenuti nell’anno precedente alla rilevazione. I criteri sono abbastanza chiari. Il primo è il calcolo dei follower. Sommando i follower di ogni social c’è un effetto chiaro di ridondanza. Abbiamo tutti account su più piattaforme e se seguiamo un creator su Instagram è probabile che lo seguiamo anche su TikTok. La scelta di tenere questo criterio serve però ad allargare il più possibile il numero di creator coinvolti.

Interessante anche l’aspetto dell’engagement rate. Con questo valore si indica la proporzione tra follower e interazione. Di solito è un indice di salute per una pagina social. Più l’engagement rate è alto, più la community è attiva. Nei profili degli influencer c’è anche un dato curioso. Tutti questi parametri e tutte le linee guida non riguardano solo gli influencer in carne e ossa ma anche quelli digitali. Tutto il nuovo filone di modelle create dall’intelligenza artificiale è incluso in questo regolamento.

Quali sono le pubblicità che non si possono più fare sui social

Rispetto al comunicato stampa diffuso il 10 gennaio da AgCom, Ierussi spiega che ci sono dei divieti più stretti: “Nei primi documenti non comparivano i divieti introdotti rispetto ad alcuni tipi di prodotti, ora è vietato fare pubblicità al gioco d'azzardo ed a prodotti alcolici laddove per quest'ultimi non limiti la visione ai minori. In generale con queste linee guida i creator diventano molto più responsabili dei loro social. Si parla anche di contenuti eticamente orientati”.

Come riconoscere le pubblicità sui social

Un altro dei punti che erano rimasti in sospeso è come verrà segnalata la pubblicità sui social. Non cambierà moltissimo, come conferma Ierussi: “Gli influencer dovranno segnalare i contenuti pubblicitari nel post che li accompagna o con un testo in sovrimpressione direttamente nel contenuto. Su questo non cambierà molto da quello che vediamo adesso. Per fortuna”.

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