Ora gli Stati Uniti stanno vietando la carne coltivata: i motivi dietro questa decisione
Gli Stati Uniti hanno iniziato una battaglia contro la carne coltivata. Prima la Florida, e poi l'Alabama hanno approvato un disegno di legge per rendere illegale la produzione, la distribuzione e la vendita dei prodotti animali realizzati in laboratorio. Dietro al divieto c'è poca "scienza" e molta politica. E infatti, Ron DeSantis, governatore della Florida, dopo aver firmato il divieto a inizio maggio ha dichiarato: "Dobbiamo proteggere gli agricoltori e gli allevatori dello stato. Salveremo la nostra carne”. Ha poi definito la carne coltivata un progetto delle "élite" che minaccia un'industria da 546 milioni di dollari.
Anche altri stati, tra questi, l'Arizona, il Tennessee e il Texas, stanno considerando il divieto. "Vogliamo proteggere il nostro bestiame e i nostri ranch", ha spiegato Michael Carbone, membro repubblicano della Camera dei rappresentanti dell'Arizona. Non è chiaro se la classe politica abbia compreso come viene prodotta carne coltivata. Secondo Danny Crawford, deputato dell'Alabama "ci buttano dentro un paio di cellule animali, aggiungono sostanze chimiche, qualche ingrediente e boom: si ottiene una coscia di pollo". Dean Black, membro repubblicano della legislatura in Florida, ha invece spostato il problema sul piano religioso: “La carne coltivata non è carne… è fatta dall’uomo, la vera carne è fatta da Dio stesso… Se vuoi davvero provare la pasta proteica a base di azoto, vai in California."
Secondo Pepin Andrew Tuma, direttore legislativo del Good Food Institute, ONG che contribuisce a costruire un sistema alimentare più sostenibile, "con queste leggi poco lungimiranti, i politici dell'Alabama e della Florida stanno calpestando la libertà di scelta dei consumatori e criminalizzano l'innovazione agricola". Non solo, il rischio è che i divieti vadano ad alimentare una narrazione fuorviante sulla carne coltivata.
Come viene realizzata la carne coltivata
Dietro alla tecnologia per produrre carne coltivata c'è un'idea molto semplice: per produrre un nuggets o un hamburger non serve uccidere un animale. E infatti basta prelevate con una biopsia le cellule di un bovino, pollo o suino vivo, in alternativa si può anche usare carne fresca. Dopo l’estrazione le cellule vengono inserite in un bioreattore con sostanze nutritive, lì crescono e sfruttando le capacità staminali si replicano indefinitamente. Terminato il processo comincia la lavorazione delle fibre muscolari, e si ottiene così una carne simile al macinato, che viene compattata sottovuoto.
La carne artificiale come primo grande merito ha quello di essere sostenibile. Secondo il centro di ricerca indipendente Ce Delft, certificato dall’Unione europea, la carne artificiale “potrebbe ridurre significativamente le emissioni di gas serra del settore del 92%, produrre il 93% in meno di inquinamento, diminuire del 95% il consumo di suolo e del 78% quello di acqua”. Non solo, potrebbe anche aumentare il benessere degli animali evitando lo sfruttamento negli allevamenti intensivi.
La carne come atto politico
“Dovremmo essere incoraggianti e intraprendere ogni percorso che ci aiuti a creare cibo”, ha spiegato Sparsha Saha, docente all’Università di Harvard specializzata in politica della carne. "Se altri stati copiassero la Florida e l’Alabama, a lungo termine ciò potrebbe essere disastroso per l’interesse pubblico. Immaginate un divieto sulle energie rinnovabili: questo è il paragone. È tragico vedere tutto questo finire nel teatro politico".
D'altronde la carne è politica. "Sappiamo che l'attaccamento alla carne è legato alla destra, e che le norme sulla mascolinità tendono ad essere più forti tra gli uomini conservatori – e la carne è associata alla mascolinità… Se sei un politico e vuoi assicurarti che gli uomini conservatori si mobilitino per uscire allo scoperto e votare, questo è davvero un buon programma politico. I divieti fanno parte di una strategia."
Perché il divieto è un problema
Il North American Meat Institute, la più grande associazione commerciale del Paese per produttori di carne, e gli investitori nel settore biotecnologico si sono schierati contro il divieto. “Crediamo che i consumatori dovrebbero essere in grado di decidere da soli se vogliono provare i frutti di mare coltivati. L’USDA e la FDA dovrebbero continuare a regolamentare i prodotti alimentari in questo paese, non i legislatori statali che non hanno le competenze necessarie in materia di sicurezza alimentare”, ha spiegato Justin Kolbeck, co-fondatore e CEO di Wildtype, un’azienda di prodotti ittici coltivati.
"Questa legge ha sempre avuto un unico scopo: aiutare un'industria, quelle delle grandi aziende agricole, a evitare la responsabilità e la concorrenza" ha aggiunto Carrie Kabat di Eat Just, una delle due aziende statunitensi autorizzate a vendere carne coltivata nel Paese.
L'impatto che avranno i divieti negli Usa
È già stata inventata una scienza ad hoc contro la carne coltivata, fatta di allevamenti di feti, cellule impazzite che proliferano, e residui chimici. Il rischio è che i nuovi divieti negli Usa vadano a rafforzare una narrazione fuorviante sui prodotti animali creati in laboratorio.
Non solo Alabama e Florida, anche l'Italia si è schierata contro la carne coltivata. In realtà, nonostante il disegno di legge per vietare la produzione e la commercializzazione della carne coltivata, per il principio della libera circolazione delle merci nell'Unione europea, l'Italia non potrebbe impedire la commercializzazione del prodotto. Non solo, l’introduzione sul mercato dei “novel food”, è una decisione che spetta all’Ue.