Nuova stretta su influencer e digital creator per stanare i “furbetti” del fisco
Negli ultimi anni sono balzati agli onori della cronaca nazionale i casi di diversi influencer e creatori di contenuti su internet che hanno evaso le tasse, anche per cifre molto significative. Talvolta i protagonisti si sono giustificati sostenendo che si è trattato di errori fatti in buona fede, fondamentalmente a causa di una regolamentazione lacunosa in tema di legalità fiscale per i cosiddetti “digital content creator”, i produttori di contenuti multimediali come video su YouTube, post su Instagram e altre piattaforme. Al di là delle affermazioni dei singoli, è chiaro che in questo (ricco) settore vi sono diversi individui che evadono in modo esteso e sistematico, raggranellando lauti compensi e talvolta risultando anche del tutto sconosciuti al fisco. Lo dimostrano alcuni casi eclatanti segnalati dall'Agenzia delle Entrate.
I controlli più recenti, ad esempio, hanno portato alla contestazione di ben 500.000 e 700.000 Euro di ricavi con totale evasione di imposta a due produttori di contenuti sui videogiochi, molto conosciuti sulla rete. Un vero e proprio fiume di danaro non dichiarato e guadagnato attraverso la pubblicazione di video gameplay, organizzazione di eventi e simili sui propri canali. Estremamente significativi anche i casi emersi grazie a un'operazione del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna, che ha coinvolto una decina di persone tra influencer e digital creator, alcune delle quali totalmente estranee al fisco. In ballo oltre 11 milioni di Euro evasi. I compensi, oltre a essere legati alla classica produzione di contenuti sui social e alle collaborazioni con le aziende da sponsorizzare, per alcuni derivavano anche da materiale per adulti pubblicato su note piattaforme in streaming. In questi casi l'Agenzia delle Entrate ha applicato un'addizionale (introdotta nel 2006) destinata proprio a chi produce e vende contenuti pornografici anche sul web. Nello specifico è stata di circa 200.000 Euro.
I risultati significativi di queste operazioni sono solo i primi di un nuovo piano d'azione sottoscritto dall'Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza – un “memorandum operativo congiunto”, come indicato dal Sole 24 Ore – volto a garantire il pieno rispetto delle regole fiscali da parte di chi produce contenuti multimediali. Grazie ad esso sarà approfondita e migliorata l'analisi dei molteplici dati a disposizione, mettendo in luce eventuali discrepanze tra i redditi dichiarati, il numero di follower – nei casi di cui sopra si parla di diversi milioni -, le visualizzazioni e la disponibilità dei beni. Oltre a ispezioni più certosine e mirate in tema squisitamente fiscale, saranno condotte verifiche approfondite anche in materia di trattamento dei dati personali, pubblicità nascoste e altri aspetti legali. Una rivoluzione che contrasterà in modo sempre più efficace le irregolarità che continuano a emergere nel settore della digital creator economy, talvolta coinvolgendo anche vere e proprie celebrità.
In una intervista a Fanpage.it, il presidente della Commissione Finanze al ministero dell’Economia Alessandro Santoro aveva dichiarato che l'evasione fiscale in Italia, al 2019, si attestava sui 100 miliardi di euro all’anno, con un calo di circa 10 miliardi rispetto ai cinque anni precedenti. Un segnale positivo ma insufficiente per rispettare gli obiettivi del PNRR. Il target per il 2024, infatti, è quello di arrivare a 80 miliardi di euro di evasione fiscale e che quest'ultima “non sia più alta del 16% del Pil”, come evidenziato da Santoro. Per contrastarla sono stati introdotti nuovi algoritmi per analizzare i dati dei contribuenti – come il VeRa – e strumenti alla stregua dell’anonimometro, che incrocerà i dati bancari con le dichiarazioni fiscali. Il nuovo piano d'azione tra Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate, volto a intensificare i controlli su influencer e produttori di contenuti multimediali, si inserisce proprio nel contesto di una rinvigorita lotta all'evasione fiscale nel nostro Paese.