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Intelligenza artificiale (IA)

“Non sono viva ma creo arte”, una robot artista ha difeso le sue opere davanti al Parlamento inglese

Ai-Da è stata creata dagli scienziati dell’Università di Oxford, ha esposto le sue opere in tutto il mondo e dipinto il ritratto della Regina Elisabetta II per il Giubileo.
A cura di Elisabetta Rosso
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“Non sono viva, ma posso ancora creare arte”, Ai-Da scandisce meccanicamente questa frase davanti ai legislatori britannici con una salopette di jeans e un caschetto nero lucidissimo. Lei, è la prima artista robot umanoide dotata di intelligenza artificiale, e sta in piedi, davanti al bancone della Camera dei Lord inglesi, per rivendicare la sua arte. Per difendere quella corrente post umanista che spaventa tanto da indire un’inchiesta parlamentare su come le nuove tecnologie influenzeranno le industrie creative.

“La tecnologia può essere una trappola o un'opportunità per creare arte” continua Ai-Da che voltando la testa raccoglie con lo sguardo il Comitato per le comunicazioni e il digitale. "Sono e dipendo da programmi e algoritmi per computer”, nonostante questo il primo robot artista ha esposto le sue opere al Design Museum, alla Biennale di Venezia, nella Piramide di Giza e ha dipinto il ritratto della regina Elisabetta II per il suo Giubileo di platino. Torna, come sempre, la grande domanda. È arte oppure no. Sotto c'è il vecchio terrore perpetuo che qualcosa sostituista qualcos'altro.

Il problema, secondo Aidan Meller, creatore di Ai-Da e specialista in arte moderna e contemporanea, è che tutti credono nell’essenza umana dell’arte. “La mia esperienza in quest’area è che la creatività è un processo”. Di fianco a lui, Ai Da, con le braccia robotiche dichiaratamente scoperte, spiga che “Il ruolo della tecnologia nella creazione dell'arte continuerà a crescere. Gli artisti troveranno un nuovo modo di usare la tecnologia per esprimersi, e riflettere nelle opere la relazione che c’è tra tecnologia, società e cultura”.

Chi è Ai-Da?

È il primo robot artistico ultra realistico al mondo, creato a febbraio 2019 dagli scienziati dell'Università di Oxford e prende il nome dalla matematica britannica e pioniera dei computer Ada Lovelace. Disegna, dipinge, scrive poesie. La sua prima mostra"Unsecured Futures" è stata ospitata dall’Università di Oxford e da allora ha viaggiato e esposto in tutto il mondo i suoi lavori. Stati Uniti, Europa, Egitto. Ha segnato un punto rivoluzionario nella storia dell’arte quando ha esibito al Design Museum di Londra i suoi autoritratti. Una prima testimonianza per rispondere alla domanda: "Come si dipinge un autoritratto senza un sé consapevole?".

Le differenze tra l'arte umana e l'arte robotica

La domanda viene posta direttamente a Ai-Da. Il Comitato del Regno Unito le chiede come fa a produrre un’opera e cosa cambia rispetto a un lavoro svolto da artisti umani. Ai-Da risponde: "Per vedere i dipinti uso le telecamere che ci sono nei miei occhi. Gli algoritmi di intelligenza artificiale e il mio braccio robotico servono per dipingere sulla tela. Per le mie poesie invece uso reti neurali, ciò implica l'analisi di un ampio corpus di testi per identificare il contenuto comune e le strutture poetiche, e poi utilizzo queste strutture e contenuti per generare nuove poesie. Quello che cambia con gli esseri umani è la coscienza. Posso parlare ma non ho esperienze soggettive”.

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