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Non solo carne coltivata: “Abbiamo presentato il pesce stampato in 3D che sembra pescato”

In Israele hanno presentato una cernia creata in laboratorio, il gusto e la consistenza sono simili al pesce pescato in mare, ma a differenza della carne coltivata, manca una letteratura forte.
A cura di Elisabetta Rosso
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Da un lato Fratelli d'Italia continua la sua guerra contro la carne coltivata, dall'altra in Israele organizzano degustazioni di pesce stampato in 3D. Steakholder Foods ha collaborato con Umami Meats, per creare il primo filetto di cernia in laboratorio. Nessun amo, rete o lenza, basta una cellula. “Con questo primo assaggio, il filetto sintetico è stato presentato un prodotto coltivato che si sfalda, ha un sapore e si scioglie in bocca esattamente come dovrebbe fare un ottimo pesce. Nei prossimi mesi, prevediamo di annunciare i nostri piani per lanciare sul mercato questo pesce coltivato di livello mondiale”, ha dichiarato Mihir Pershad, CEO di Umami Meats.

Non è così semplice, ci sono meno studi rispetto alla carne coltivata, i prezzi sono ancora troppo alti, e poi ci sono pregiudizi contro gli alimenti prodotti con le cellule staminali. Ma è solo questione di tempo, la tecnologia sta creando quello che molti chiamano il cibo del futuro, capace di ridurre l'impatto ambientale, tutelare gli animali e frenare gli allevamenti intensivi. Nel menù 3.0 ci sarà anche il pesce, e "questa nuova tecnologia introdurrà altre soluzioni sostenibili per la sicurezza alimentare".

Come si crea il pesce coltivato in lavoratorio

Il processo è molto simile a quello già utilizzato per produrre carne coltivata. Partendo dalle cellule staminali del pesce è possibile produrre attraverso processi di ingegneria tissutale, indirizzare le cellule verso lo sviluppo, e fare in modo che creino muscoli, nervi e tessuti connettivi. Tutto questo è possibile grazie alle cellule staminali, ovvero quelle cellule non specializzate, ma capaci di differenziarsi specializzandosi in un tipo di cellula differente presente nel nostro corpo. Poi con l'utilizzo della stampante 3D e dei bio-inchiostri si producono strutture complesse. Il risultato è un filetto con proprietà simili a quelle del pesce pescato.

Umami Meats e Steakholder Foods, sostenute da un finanziamento della Singapore-Israel Industrial R&D Foundation (SIIRD), hanno collaborato per creare la prima stampa 3D di una cernia. Umami Meats ha estratto le cellule e le ha fatte crescere in laboratorio, Steakholder Foods invece ha sviluppato un bio-inchiostro per le stampanti che scorrendo avanti e indietro su una lastra di vetro compongono il filetto di cernia strato per strato. I bio-inchiostri sono materiali utilizzati per produrre tessuti ingegnerizzati utilizzando il processo di stampa 3D. Per  la "cernia", Steakholder Foods ha creato uno speciale inchiostro biologico. "La friabilità è qualcosa che è molto più facile da imitare", ha detto a Reuters il CEO di Steakholder Foods Arik Kaufman. "Con le nostre capacità di stampa protette da brevetto, sappiamo che stampare in 3D esattamente la stessa consistenza e sfaldatura di un vero pesce".

Prospettive e ostacoli della cernia stampata in 3D

Il processo è più semplice rispetto alla carne di manzo, ma ci sono alcuni svantaggi. A differenza della carne coltivata, il pesce ha meno studi alle spalle, come ha spiegato Pershad: "Il numero di scienziati che si occupano di biologia delle cellule staminali dei pesci è una piccola frazione di quelli che si occupano di cellule animali e umane. Dobbiamo capire cosa piace mangiare alle cellule, come amano crescere, e non c'è molta letteratura da cui partire", ha detto.

I ricercatori "hanno escogitato un processo per cernie e anguille e sperano di aggiungere altre tre specie in via di estinzione nei prossimi mesi” ha aggiunto Pershad. Umami spera di portare i prodotti sul mercato nel 2024, comincerà da Singapore, dove già si consuma carne coltivata, e poi, negli Stati Uniti e Giappone. “Vogliamo che i consumatori scelgano in base al sapore e a ciò che può fare per il mondo e l’ambiente. E vogliamo che il costo non venga preso in considerazione come discriminante“, ha aggiunto Pershad. Eppure i prezzi rimangono al momento proibitivi, ma come per la carne sintetica potrebbe solo essere questione di tempo. Nel 2013 l’università di Maastricht ha realizzato il primo hamburger in laboratorio, spendendo circa 290 mila euro, oggi il prezzo balla sui 30 euro per i nuggets di pollo. "Con il passare del tempo, la complessità e il livello di questi prodotti aumenteranno e i prezzi legati alla loro produzione diminuiranno", ha aggiunto Kaufman.

Kaufman ha anche descritto il processo come "pulito" e "privo di antibiotici". Tra i falsi miti c'è anche quello che i prodotti coltivati siano dannosi per la salute a causa di sostanze chimiche utilizzati per produrli. In realtà funziona come per la carne artificiale infatti che viene prodotta in laboratorio, controllata, non ha contaminanti biologici, chimici, e fisici. La carne coltivata non è esposta a sostanze come pesticidi o fungicidi, presenti invece per esempio nei mangimi, e soprattutto non è contaminata da antibiotici (ampiamente usati nell’industria degli allevamenti intensivi).

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