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Noland, il primo paziente Neuralink con un chip nel cervello: “Legge i pensieri, so quali sono i rischi”

Il dispositivo è la dimostrazione di come la tecnologia potrebbe cambiare la vita dei pazienti con paralisi, ma ci possono essere anche inconvenienti. Nolad ha accettato di far parte di uno studio di sei anni, non è chiaro cosa succederà in futuro. Non solo, il dispositivo ha sollevato anche dubbi sulla privacy.
A cura di Elisabetta Rosso
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Noland Arbaugh avrebbe detto di sì a ogni costo, "se il dispositivo avesse funzionato entravo a far parte del progetto, se fosse successo qualcosa di terribile avrebbero imparato qualcosa dal mio caso". Il paziente zero di Neuralink è stato operato a gennaio 2024 e ora sta sperimentando la sua nuova vita con il chip Telepathy.

"Quando mi sono svegliato dall'intervento onestamente non sapevo cosa aspettarmi", ha raccontato alla Bbc. "Sembrava così fantascientifico, riuscivo a controllare un computer con i pensieri". La Brain computer interface (BCI) rileva piccoli impulsi elettrici generati dal cervello e li traduce in comando digitale, "in questo modo posso spostare un cursore su uno schermo." Il chip ha stravolto la vita di Nolad, "sento di aver fatto di più nell'ultimo periodo di quanto non abbia fatto in tutti i trent’anni precedenti", aveva raccontato a Fanpage.it. 

Noland è la dimostrazione di come la tecnologia potrebbe cambiare la vita dei pazienti con paralisi, ma ci possono essere anche inconvenienti. Noland è un paziente zero che sta testando un chip sperimentale, ha accettato di far parte di uno studio di sei anni, non è chiaro cosa succederà in futuro. Non solo, il dispositivo ha sollevato anche dubbi sulla privacy, dal momento in cui permette un accesso completo a ciò che pensiamo. 

Un esperimento che potrebbe finire dopo sei anni

Neuralink lavora a Telepathy dal 2016, a dicembre del 2022 sono state annunciate le prime sperimentazioni umane. La lista d'attesa è stata aperta a settembre 2023 per trovare i primi 11 pazienti e verificare la sicurezza e l'efficacia del chip. Arbaugh è stato il primo. Telepathy è stato impiantato nel cranio del paziente a gennaio, ma poche settimane dopo l'operazione, l'impianto ha iniziato a funzionare male.

Neuralink nel post sul blog aveva spiegato che i fili si sono ritratti, riducendo i bit al secondo. Arbaugh ha infatti perso velocità e precisione sul controllo del cursore. "Non sapevo cosa fosse successo, avevo paura che non funzionasse più", ha raccontato alla Bbc. Il team ha poi modificato il chip e recuperato la maggior parte delle funzionalità. Il rischio è che negli anni in dispositivo si deteriori "qualsiasi cosa succeda", spiega Nolad, l'esperimento potrà essere un punto di partenza importante per Neuralink, "sappiamo così poco del cervello e questo ci permette di imparare molto di più".

Quali sono i rischi per la privacy

Tra i principali rischi di Telepathy c'è la privacy, "è uno dei problemi principali", ha spiegato Anil Seth, professore di neuroscienze dell'Università del Sussex alla Bbc.

"In questi casi stiamo esportando la nostra attività cerebrale, in altre parole stiamo consentendo l'accesso non solo a ciò che facciamo, ma potenzialmente a ciò che pensiamo, a ciò in cui crediamo e ciò che sentiamo", ha ggiunto. "Una volta che hai accesso alle cose nella tua testa, non c’è davvero nessun’altra barriera alla privacy personale."

Non solo, i dispositivi BCI potrebbero anche essere hackerati per manipolare il pensiero, avere accesso non autorizzato ai dati neurali o persino il controllo sulle azioni fisiche.

Il grande obiettivo di Neuralink

Arbaugh è il primo ma non il solo. Il chip infatti è stato impiantato in un secondo paziente ad agosto 2024. L'azienda sta testando il dispositivo, l'obiettivo è aiutare le persone con lesioni al midollo spinale attraverso "un’interfaccia neuronale per il ripristino dell’autonomia di coloro che oggi hanno bisogni medici insoddisfatti”.

"Il dispositivo Neuralink è un po' come un Fitbit o un Apple Watch con piccoli fili o elettrodi", aveva spiegato Musk. "Il chip Neuralink è pensato per aiutare le persone con disabilità", ma l'obiettivo a lungo termine di Musk è sviluppare un dispositivo in grado di “sbloccare il potenziale umano” migliorandone capacità fisiche e mentali fino a raggiungere la “simbiosi con l’intelligenza artificiale”. Se l'accesso al chip fosse però limitato solo a una sfera di persone selezionate potrebbe andare ad alimentare le disparità socioeconomiche, garantendo un accesso imparziale ai dispositivi per il miglioramento cognitivo.

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