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Nasce VeRa, l’algoritmo per fermare l’evasione fiscale: “Così creiamo le liste dei contribuenti anomali”

Alessandro Santoro è il presidente della Commissione Finanze al ministero dell’Economia. È lui a spiegare a Fanpage come cambierà in Italia la lotta all’evasione.
A cura di Valerio Berra
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Algoritmo per la Verifica dei Rapporti Finanziari. Nome in codice: VeRa 1.0. Dopo il via libera del Garante per la privacy l’algoritmo progettato per combattere l’evasione finanziaria è pronto a partire. Sarà in grado di mettere insieme i dati dei contribuenti e identificare i profili di quelli a rischio. L’obiettivo è ridurre l’evasione fiscale nei prossimi anni per rientrare negli obiettivi fissati dal Pnrr. L’algoritmo VeRa 1.0 è stato progettato da Sogei e non agirà da solo ma servirà a orientare meglio i controlli della Guardia di Finanza. A spiegarlo a Fanpage.it è Alessandro Santoro, professore di Scienza delle Finanze all’Università Bicocca e presidente della Commissione sull’evasione fiscale al Ministero dell’Economia.

A quanto arriva l’evasione fiscale in Italia?

“Gli ultimi dati certi che abbiamo si riferiscono al 2019 ma dovrebbero essere confermati anche per il 2020. Parliamo di 100 miliardi di euro all’anno. Negli ultimi cinque anni si è ridotta da 10 miliardi di euro ma dobbiamo scendere ancora per rispettare gli obiettivi del Pnrr”.

Qual è l’obiettivo?

“Entro il 2024 dobbiamo arrivare a 80 miliardi di euro di evasione. Dovremmo fare in modo che l’evasione non sia più alta del 16% del Pil. In ogni caso Paesi simili al nostro in Europa hanno un’evasione che è già sotto il 10%”.

Quali dati analizza VeRa?

“Potenzialmente VeRa è in grado di analizzare tutti i database in mano al ministero. Ci sono i dati che riguardano la dichiarazione dei redditi, i dati suoi versamenti, quelli sul patrimonio e le disponibilità estere. Ovviamente non può analizzare è tutto quello che viene tenuto nascosto”.

Tra i dati analizzati dall’algoritmo ci sono anche quelli dei social network?

“Al momento no. In Italia l’analisi dei dati provenienti dai social network per capire se un profilo è a rischio viene utilizzata nel settore privato. Esistono però amministrazioni pubbliche che hanno già scelto di integrarla come succede in Francia. Nei mesi scorsi se ne era parlato e questa opzione era comparsa anche in alcune relazioni presentate al Mef. Con la fine del governo Draghi si è fermato anche questo progetto”.

Come funziona VeRa? Sarà questo algoritmo a capire chi evade le tasse?

“La questione è più complessa. L’obiettivo è quello di passare da una logica deduttiva a una induttiva. Fino a questo momento i controlli sono stati fatti grazie all’esperienza degli agenti di Polizia e Guardia di Finanza. C’erano situazioni che potevano essere rischiose, ad esempio quelle di immobili in ottime posizioni turistiche che però ufficialmente venivano lasciati sfitti nei mesi di alta stagione. Una volta identificate queste situazioni si analizzavano i dati e poi partivano i controlli”.

E ora cosa cambia?

“L’approccio data mining inverte questa logica. Ora infatti vengono elaborati tutti i dati e sono loro a indicare la strada da seguire. Facciamo anche qui un esempio. VeRa potrebbe occuparsi di analizzare un campione da un milione di profili di una determinata categoria, attribuire un punteggio di rischio a ognuno di loro e poi definire i diecimila con il punteggio più alto. A questo punto potranno cominciare i controlli. VeRa non agisce da sola: c’è sempre bisogno di un intervento umano”.

I dati analizzati da VeRa sono anonimi?

“Per tutto il processo di analisi sono anonimizzati. Solo alla fine, se necessario, vengono ricondotti al profilo dei contribuenti”.

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