Musk cambia Twitter: “Fine dello smart working”. Ora Biden vuole controllare i suoi rapporti con l’estero
Basta smart working. Con l’arrivo di Elon Musk alla guida di Twitter i dipendenti tornano in ufficio. Secondo una mail interna in mano alla redazione di Bloomberg, la nuova dirigenza avrebbe chiesto ai lavoratori di garantire almeno 40 ore a settimana in azienda. Il ritorno in presenza dopo la pandemia è uno dei temi all’ordine del giorno nel mondo del lavoro, soprattutto nei settori dedicati alla tecnologia. Per Twitter però il cambio di rotta è ancora più netto.
Nel maggio del 2020 l’azienda aveva detto a tutti i dipendenti che avrebbero potuto lavorare in smart working per sempre, se lo desideravano. Nonostante questo però il ritorno del lavoro in presenza era abbastanza atteso, visto che Musk si è sempre schierato contro lo smart working. Lo scorso giugno aveva deciso il ritorno in presenza per tutti i dipendenti di Tesla che lavoravano da casa. All’inizio dell’estate scriveva su Twitter: “Tutte le cose da casa del Covid hanno indotto le persone a pensare che in realtà non hai bisogno lavorare sodo. Brusco risveglio in arrivo!”.
Le parole di Biden sui rapporti con l’estero
Il nome di Elon Musk è stato citato anche durante una conferenza stampa con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden: “Penso che la cooperazione e le relazioni tecniche di Elon Musk con altri Paesi siano degne di essere esaminate. Non sto dicendo che stia facendo qualcosa di non appropriato ma solo che i suoi rapporti devono essere analizzati meglio”.
Il riferimento è agli investitori. Musk non ha comprato Twitter da solo, all’operazione hanno partecipato banche e fondi di investimento tra cui quello del principe saudita Alwaleed bin Talal. Il senatore statunitense Ron Wyden ha spiegato che questo può diventare un problema per la sicurezza: “Al regime saudita deve essere impedito di accedere alle informazioni sull'account Twitter, ai messaggi diretti e ad altri dati che potrebbero essere utilizzati per identificare oppositori politici o per reprimere le critiche alla famiglia reale”.