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Intelligenza artificiale (IA)

Morte di Suchir, il ricercatore dei segreti di ChatGPT: ora la madre vuole riaprire il caso

Suchir Balaji, 26 anni, è stato trovato morto lo scorso 26 novembre in un appartamento di San Francisco, Stati Uniti. Aveva lavorato a lungo negli uffici di OpenAI, la società che ha sviluppato ChatGPT. A ottobre ha rilasciato al New York Times un’intervista in cui spiegava che OpenAI usava dati coperti da copyright per addestrare la sua intelligenza artificiale. Ora la famiglia vuole riaprire il caso, anche se non accusa direttamente OpenAI.
A cura di Valerio Berra
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Il 26 novembre Suchir Balaji, 26 anni, è stato trovato senza vita in un appartamento di San Francisco. La prima ipotesi delle autorità è stata netta: suicidio, come confermato poi anche dal medico legale. Suchir era un informatico e per quattro anni ha lavorato a OpenAI, la società che ha sviluppatoChatGPT. La notizia della sua morte è stata diffusa solo qualche settimana dopo, verso il 15 dicembre.

Suchir però non era solo un ricercatore. Il suo nome era arrivato alle cronache anche perché nell’ottobre del 2024 aveva rilasciato un’intervista al New York Times in cui aveva accusato OpenAI di aver seguito strategie illegali per raccogliere i dati necessari a nutrire l’intelligenza artificiale. Nello specifico, secondo le parole di Suchir, per rendere ChatGPT così accurata sarebbero stati usati archivi di dati protetti da copyright.

La richiesta della madre di Suchir: “Vogliamo lasciare la questione aperta”

In questi giorni la madre di Suchir ha rilasciato un’intervista a Business Insider in cui solleva una serie di dubbi sulla morte del figlio. Il suo nome è Poornima Ramarao. Qui chiarisce anche quali erano le posizioni di Suchir sull’intelligenza artificiale prima della sua morte: "Riteneva che l'intelligenza artificiale fosse un danno per l’umanità”.

Nell’intervista la madre di Suchir ripercorre la vita del figlio, che mostra fin da piccolo una chiara propensione per la programmazione. Costruisce il primo pc a 13 anni, si distingue dagli altri studenti, a 17 anni inizia a lavorare nella Silicon Valley. Il racconto prosegue fino ad arrivare al 26 novembre. Suchir aveva sentito la madre al telefono: “Era ottimista e felice. Cosa può andare storto nel giro di poche ore, tanto che la sua vita è persa?”.

Ora l’obiettivo di Poornima Ramarao è quello di far riaprire il caso. La famiglia di Suchir ha commissionato un’altra autopsia che avrebbe mostrato risultati “atipici”, risultati che però al momento la famiglia non vuole diffondere. Ora, senza accusare direttamente OpenAI, la famiglia sta lavorando con un avvocato: “Vogliamo lasciare aperta la questione. Non sembra una situazione normale”.

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