Microsoft lancia l’allarme: è inziata una nuova campagna di disinformazione russa contro gli Usa
Comincia la guerra in vista delle elezioni presidenziali americane. Non una guerra fatta con missili e munizioni, ma a colpi di disinformazione. Microsoft ha lanciato l'allarme nel report Microsoft Threat Intelligence Election: account russi hanno cominciato con le campagne online per influenzare la popolazione statunitense in vista del voto del prossimo novembre.
Non si tratta di una novità. Durante le ultime due elezioni, quella del 2016 e quella del 2020, sono state già segnalati i tentativi del Cremlino di influenzare la campagna elettorale oltreoceano. Accuse sempre rifiutate dalle autorità di Mosca.
Cosa hanno scoperto gli esperti di Microsoft sulla disinformazione russa
Sono cominciate da quasi due mesi e fino a ora sembrano procedere più lentamente rispetto agli anni passati, ma ancora non è detto che questa sia la velocità definitiva dell'attacco. Le campagne per influenzare le elezioni americane arrivano da almeno 70 profili diversi e, come si legge nel report, hanno preso di mira il pubblico di lingua inglese (e in parte anche chi parla spagnolo) negli Stati Uniti, con l'obiettivo di fare propaganda pro-Cremlino anche sulla guerra in Ucraina.
L'obiettivo è quello di "dipengere il presidente ucraino Volodymyr Zelensky come immorale e incompetente, l'Ucraina come uno stato fantoccio o fallito, e qualsiasi aiuto americano all'Ucraina come un sostegno diretto a un regime corrotto e cospiratore".
Non solo operazioni per diffondere fake news, ma anche hacking. Nel report pubblicato da Microsoft vengono segnalate le attività di un gruppo chiamato Star Blizzard (precedentemente noto come SEABORGIUM, COLDRIVER o Callisto Group), affiliato ai servizi segreti russi e già operativi contro i think tank occidentali.
Come funziona il "riciclaggio disinformativo"
Uno di loro è chiamato Storm-1516 dagli esperti di Microsoft ed è esperto di "riciclaggio disinformativo". Il metodo è semplice. Si comincia con un video su un canale creato di proposito. A parlare davanti alla telecamera c'è un informatore o un citizen journalist (cioèchi pratica il giornalismo partecipativo, dal basso) che pianta il seme della disinformazione. Il video viene poi ripreso da un sito web apparentemente non collegato a Mosca. Alla fine l'articolo viene ricondiviso sui social, soprattutto da cittadini russi espatriati.
Questa operazione di massa che può portare alla pubblicazione di decine di storie in diverse lingue, che ci mettono anche delle settimane a essere "smaltite" e che in alcuni casi vengono riprese da utenti che sono vittime inconsapevoli della campagna disinformativa.
Le campagne di disinformazione con l'IA di Cina e Iran
Le operazioni russe non sono le uniche a essere state rilevate dagli esperti di Microsoft. Anche Cina e Iran hanno cominciato con le attività in vista delle presidenziali di novembre. Da Pechino e da Teheran, infatti, è partita una campagna simile a quella russa, ma che punta soprattutto alla polarizzazione poltica statunitense. Quella cinese, poi, utilizza più delle altre l'intelligenza artificiale per generare contenuti disinformativi come immagini, meme e anche video.
Tuttavia, nel report si legge che il pericolo della diffusione di fake news e deepfake generati con l'intelligenza artificiale è minore rispetto alle aspettative e che il rischio maggiore arriva da piccole modifiche digitali che già sono comuni da tanto tempo negli spazi online.
L'ipotesi che i video deepfake creino un inganno di massa o una confusione su larga scala non è stata confermata. Raramente gli Stati hanno utilizzato contenuti generati dall'intelligenza artificiale per raggiungere i social media e solo in pochi casi abbiamo assistito a una vera e propria truffa di massa per colpa di simili contenuti.