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Microchip nel Parmigiano Reggiano per proteggere il Made in Italy dalle imitazioni

Il 90% del formaggio venduto come Parmigiano Reggiano negli Stati Uniti è in realtà un’imitazione prodotta nel Wisconsin o in California, ha spiegato Coldiretti in un rapporto.
A cura di Elisabetta Rosso
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Se trovate un microchip nella crosta di Parmigiano Reggiano allora tutto sta andando secondo i piani. E soprattutto si tratta della forma originale. L'agropirateria è un problema per i prodotti Made in Italy, e per questo si ricorre alla tecnologia per tracciare gli alimenti. I minuscoli dispositivi permettono ai consumatori di verificare se la forma che stanno comprando non è un'imitazione. Per essere Parmigiano Reggiano servono infatti determinati requisiti, innanzitutto ogni forma pesa 40 chili e deve essere stagionato per oltre un anno. Non solo, è necessario che venga prodotto in un'area compresa tra le province di Parma e Reggio Emilia. Eppure c'è un esercito di contraffattori pronti a vendere le forme fake di Parmigiano Reggiano. “Continuiamo a combattere con nuovi metodi”, ha dichiarato al Wall Street Journal Alberto Pecorari, del Consorzio del Parmigiano Reggiano. "Non ci arrenderemo".

I chip non sono dannosi, e sono stati inseriti nello strato esterno della forma, quindi non dovrebbero essere ingeriti. Il trucco è semplice, quando il formaggio viene scansionato i dispostivi rilevano un numero di serie univoco che attesta l'autenticità del Parmigiano Reggiano. I microchip sono stati prodotti dall'azienda americana p-Chip e il progetto pilota li ha utilizzati in oltre 100.000 forme di Parmigiano Reggiano. 

Le truffe del Made in Italy

Non solo Parmigiano Reggiano, in generale il marchio Made in Italy viene sfruttato per vendere prodotti che non sono stati realizzati sul territorio, dal prosciutto di Parma, al San Daniele. Secondo Coldiretti e Filiera Italia, all'inaugurazione del Summer Fancy Food 2022, il più importante evento fieristico di new York, le vendite di falsi prodotti Mad in Italy hanno raggiunto i 120 miliardi di euro. Tra gli stand due prodotti su tre non erano originali. In testa alla lista dei formaggi più taroccati c'è proprio il Parmigiano Reggiano.

Negli Stati Unti, la produzione di imitazioni dei formaggi italiani ha raggiunto il record di oltre 2,6 miliardi di chili nel 2021, la vendita di prodotti alimentari fake è cresciuta esponenzialmente negli ultimi 30 anni, ha superato persino la produzione dei grandi classici americani come Cheddar, Colby, Monterrey e Jack. Il 90% del formaggio venduto come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, mozzarella o gorgonzola negli Stati Uniti è infatti prodotto in stati come Wisconsin, New York e California, ha spiegato Coldiretti in un rapporto.

Le brutte copie dei prodotti italiani

In Brasile hanno creato una copia del Parmigiano Reggiano che viene chiamata Paemesao, in Argentina invece esiste di Regianito. “A causa della continua ascesa dei marchi dal suono italiano, oltre i due terzi dei prodotti alimentari ‘italiani' nel mondo sono ora falsi”, ha affermato Coldiretti.

Qualcosa di simile succede anche con i vini. Esistono infatti imitazioni del Prosecco, tra queste: il Meer-secco, il Kressecco, il Semisecco, il Consecco e il Perisecco tedeschi, il Whitesecco austriaco, il Prosecco russo e il Crisecco della Moldova mentre in Brasile nella zona del Rio Grande. “Il contributo della produzione agroalimentare Made in Italy a denominazione di origine alle esportazioni e alla crescita del Paese potrebbe essere nettamente superiore con un chiaro stop alla contraffazione alimentare internazionale” aveva spiegato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini al Sole 24 ore, “si tratta di una priorità per la nuova legislatura” poiché “ponendo un freno al dilagare dell'agropirateria a tavola si potrebbero creare ben 300mila posti di lavoro in Italia”.​

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