Meta sta studiando il cervello umano per insegnare il “buon senso” alla sua intelligenza artificiale
Yann LeCun è il vicepresidente di Meta e, da sempre, vuole rispondere a una domanda: “Le macchine possono eguagliare l’uomo?”. Ora LeCun, che guida la divisione sull'intelligenza artificiale, ha pubblicato un nuovo documento che mostra come l'intelligenza artificiale potrebbe diventare autonoma. Un modo per avvicinarsi a quella risposta difficilissima che cerca, appunto, da sempre. È da 70 anni, infatti, che si investe sui modelli di apprendimento automatico. Per farli diventare più performanti, più indipendenti, in poche parole, più umani.
La nuova ricerca pubblicata da LeCun su Open Review.net propone un'architettura per ridurre al minimo il numero di azioni che un sistema deve intraprendere per apprendere e svolgere un compito assegnato. Il punto di partenza è il cervello umano: nell'architettura di LeCun si cerca di replicare il suo modello per generare un'intelligenza artificiale più autonoma. Il modulo più complesso da realizzare è quello che LaCun chiama "World Model”. Assomiglia moltissimo a una memoria a lungo termine. Immagazzina, elabora, impara. Così l'IA si orienta nel mondo.
Chi ha paura dell’Intelligenza artificiale?
Per ora è impossibile che una rivolta di umanoidi ribelli conquisti l’umanità, ed è così grazie a un solo importantissimo dettaglio. I sistemi di intelligenza artificiale sono privi di ragione. Non sono in grado di apprendere direttamente dalle osservazioni del mondo reale. Ora, secondo il documento di LeCun, ci sarebbe un modo per addestrare gli algoritmi di apprendimento automatico.
Un esempio pratico. Un essere umano, per imparare a guidare, ha bisogno di una decina di ore e non deve fare un incidente per imparare che deve evitarlo. "Un'auto dovrebbe cadere più volte da una scogliera prima di rendersi conto che è una cattiva idea", ha spiegato LeCun, "e poi altre migliaia di volte prima di capire come evitare di cadere dalla scogliera”.
Banalmente alle macchine, per ora, manca il buon senso. “È un problema pratico perché vogliamo macchine con il buon senso. Vogliamo auto a guida autonoma, vogliamo robot domestici, vogliamo assistenti virtuali intelligenti", ha affermato LeCun. Per LeCun il buon senso può essere costruito. Il suo obiettivo è collezionare un’ampia raccolta di modelli che possano aiutare l’Intelligenza artificiale a riconoscere il probabile, il possibile e l’impossibile. E poi agire di conseguenza, immaginando nuove soluzioni a problemi sconosciuti.
Chi è Yann LeCun
Yann LeCun è tra i maggiori esperti mondiali di intelligenza artificiale, apprendimento automatico, reti neurali convoluzionali, visione artificiale e robotica. Mente scientifica di Meta, nel 2019 ha vinto Premio Turing, l’equivalente del Nobel nel settore dell’Informatica. Il futuro delle macchine autonome non può che essere nelle sue mani. La sua è un’impresa leggendaria che porta avanti da anni. I sistemi di apprendimento su cui si basano molte moderne applicazioni di intelligenza artificiale oggi sono opera sua. C’è già chi lo riconosce come il padre della prossima generazione di intelligenza artificiale.
Tanti esperimenti, fortunati e non
Nel 2013, ha fondato il gruppo Facebook AI Research (FAIR), la prima incursione di Meta nella sperimentazione della ricerca sull'IA. All'inizio di quest'anno, il chatbot Meta BlenderBot3 ha acceso il dibattito sull'etica dell'IA e sui dati distorti. Il robot più cattivo di sempre, dopo nemmeno un giorno di interazione con gli utenti su Twitter è diventato un teorico della cospirazione razzista, antisemita e negazionista.