video suggerito
video suggerito
Intelligenza artificiale (IA)

L’università di Firenze e i primi sospetti sulle tesi scritte dall’intelligenza artificiale

La prorettrice dell’Università di Firenze Ersilia Menesini ha spiegato che esiste un gruppo di lavoro in cui si studia come integrare questo strumento nella didattica: “Non dobbiamo aver paura di questi strumenti”.
A cura di Valerio Berra
99 CONDIVISIONI
FANPAGE.IT | Immagine realizzata dall'intelligenza artificiale Midjourney
FANPAGE.IT | Immagine realizzata dall'intelligenza artificiale Midjourney
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Era solo una questione di tempo. Appena ChatGPT ha aperto gli accessi al pubblico è stato chiaro quale fosse il potenziale di un’intelligenza artificiale in grado di generare testi in modo così preciso. E soprattutto è stato chiaro quali fossero i rischi, soprattutto per la scuola. ChatGPT è in grado di scrivere una ricerca, un’analisi o una storia. Basta scegliere le parole giuste del prompt, definire la lunghezza e chiarire lo stile. Ora, anche in Italia, cominciano ad esserci i primi sospetti di progetti universitari che non sarebbero stati creati esattamente dai loro autori.

La segnalazione arriva dalle pagine del quotidiano La Repubblica, che riportava di casi di studenti dell’Università di Firenze che avevano improvvisamente cambiato i toni dei lavori scritti a casa. Al momento però non c’è stato ancora un caso accertato, come ha spiegato a Fanpage.it Ersilia Menesini, prorettrice dell’Università di Firenze:

“Non abbiamo ancora avuto nessuna denuncia ufficiale. Quindi nessun caso effettivo. I docenti però mi hanno spiegato che su alcuni lavori cominciano ad esserci dei sospetti che però vengono risolti o approfonditi in aula. Magari con un esame orale o con altre fonti di accertamento. Ovviamente c’è un po’ di preoccupazione. È uno strumento che si sta diffondendo”.

Come ChatGPT può cambiare l’università

Menesini insegna psicologia dello sviluppo e ha spiegato di aver provato l’intelligenza artificiale sui suoi stessi argomenti: “Ho provato a usare ChatGPT sui miei temi. Mi spiace ma non mi sembra molto intelligente. Le risposte erano abbastanza limitate. Ma certo, più aumenteranno i documenti a disposizione, più diventerà precisa”.

Esistono già segnali di apertura a ChatGPT da parte del sistema scolastico. L’International Baccalaureante, l’esame per accedere all’università valido in circa 80 Paesi del mondo, consente di usarlo per la produzione di porzioni di testo. Basta citarlo sempre come fonte. E anche a Firenze, spiega sempre Menesini, cominciano le prime applicazioni di questa tecnologia: “Nel nostro ateneo c’è un gruppo di lavoro che studia come applicare l’intelligenza artificiale alla didattica. Non dobbiamo aver paura di questi strumenti”.

99 CONDIVISIONI
483 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views