L’Unione Europea vuole etichettare tutti i contenuti creati dall’intelligenza artificiale
“Questo contenuto è stata creato dall’Intelligenza artificiale”. Oppure “Made by AI”. Oppure ancora un simbolo riconosciuto a livello europeo. Presto sotto i contenuti creati dall’intelligenza artificiale (IA) potrebbe apparire una di queste etichette. Formule diverse per far capire la stessa cosa: questa cosa non è stata fatta da un essere umano. L’Unione Europea avrebbe chiesto a Google e Facebook di iniziare a indicare quali contenuti sono stati creati dall’intelligenza artificiale, che siano testi, video, audio o immagini.
Dietro questa richiesta c’è la necessità di fermare la disinformazione che arriva dalla Russia, soprattutto su tutti i temi che riguardano la guerra in Ucraina. A spiegarlo è anche la vicepresidente della Commissione Europea Věra Jourová: “Quello che vogliono i russi è minare il sostegno dell'opinione pubblica dei nostri cittadini per il sostegno dell’Ucraina. Noi dobbiamo difendere i nostri interessi e la nostra democrazia”. Jourová è responsabile delle politiche sui valori e sulla trasparenza. L’etichetta chiesta dall’Unione Europea non è solo formale: dovrà essere ben visibile, per segnalare questi contenuti anche a chi sta scorrendo tutto in modo distratto.
Le conseguenze delle etichette per l’intelligenza artificiale
La richiesta dell’Unione Europea è complessa. Al momento infatti non è facile riconoscere un contenuto creato dall’intelligenza artificiale. O almeno. Non è facile riconoscerlo in modo automatico. Le piattaforme chiamate in causa dall’Ue dovrebbero prima sviluppare dei software in grado di svolgere queste operazioni e poi inserirli nei loro algoritmi per scansionare milioni di immagini. E se non riuscissero a svilupparli con i loro team, dovrebbero almeno acquistarli.
L’operazione non è semplice, non è veloce e non è nemmeno del tutto facile da comprendere. I contenuti prodotti dall’intelligenza artificiale infatti possono essere modificati di nuovo, aggiunti o sostituiti ad altri contenuti più grandi. Oppure ancora, come abbiamo visto con la nuova IA sviluppata da Photoshop, possono includere elementi reali e elementi completamente inventati dagli algoritmi. D’altronde lo abbiamo capito anche con le fake news: basta cambiare un dettaglio per alterare un’informazione.
La richiesta dell’Unione Europea potrebbe cadere nel vuoto o perdersi nelle lungaggini dei processi che servono per sviluppare strumenti del genere. Oppure potrebbe essere il primo passo per obbligare i software che si occupano di intelligenza artificiale ad inserire delle filigrane, degli elementi invisibili agli utenti ma subito riconoscibili per gli algoritmi. Dei marchi virtuali che potrebbero permettere di capire subito cosa è reale e cosa no. Almeno fino al prossimo salto tecnologico.