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Lo Utah vieta i social ai minori: “Minacciano la salute mentale, serve il consenso dei genitori”

Chi ha meno di 18 anni potrà usare TikTok o Instagram solo se controllato dai tutori. Secondo gli esperti di libertà civili il provvedimento potrebbe danneggiare i più giovani.
A cura di Elisabetta Rosso
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I minori di 18 anni non potranno accedere ai social senza il permesso dei genitori. Giovedì pomeriggio il governatore repubblicano dello Utah, Spencer J. Cox, ha firmato un ampio disegno di legge sui social media che per limitare e controllare l'accesso dei giovani ad app come TikTok, Instagram e Facebook. È la prima legge statale della nazione che vieterà ai minorenni di avere un account social senza il consenso esplicito di un tutore.

Non solo, i genitori potranno anche accedere ai post, ai messaggi, e alle risposte dei loro figli, e sarà anche istituito con coprifuoco social dalle 22:30 alle 6:30 attraverso un’impostazione predefinita. "Non siamo più disposti a lasciare che le società di social media continuino a danneggiare la salute mentale dei nostri giovani", ha scritto Cox su Twitter. Sempre giovedì Cox ha anche firmato un secondo disegno di legge per vietare alle piattaforme di utilizzare tecniche che potrebbero alimentare la dipendenza da social. Il quadro legislativo rimane in bilico sulla vecchia dicotomia libertà/sicurezza. E infatti gli esperti delle libertà civili e del settore tech stanno alzando la voce contro i provvedimenti del governatore, che potrebbero peggiorare ulteriormente la salute mentale dei più giovani.

Gli Usa schierati contro i social

Il disegno di legge arriva al momento opportuno, è cresciuta sempre di più negli ultimi anni la paura che i social strumentalizzino i più giovani, facendo leva sulle debolezze per alimentare la dipendenza e quindi i profitti delle piattaforme. Non solo, diverse piattaforme sono state prese di mira per aver consigliato contenuti pericolosi agli adolescenti incentivando l'autolesionismo e alimentando la depressione. Le piattaforme poi rimangono sempre un terreno di rischio per i predatori online.

Lo Utah non è isolato, lo stesso Joe Biden nel suo discorso sullo stato dell'Unione il mese scorso ha incentivato il Congresso ad approvare una legislazione per proteggere gli adolescenti dai social. E diversi legislatori statali hanno già introdotto progetti per limitare l’esposizione dei minori online. Per esempio in Arkansas è stato approvato un disegno di legge simile a quello dello Utah, che prevede sempre il consenso dei genitori per accedere alle piattaforme. In Texas invece hanno proposto un regolamento ancora più duro che vieterebbe del tutto gli account social per i minori.

Michael K. McKell, membro repubblicano del Senato dello Utah, sostenitore dell'iniziativa, ha spiegato che il disegno di legge vuole affrontare una "crisi di salute mentale" tra gli adolescenti americani e proteggere gli utenti più giovani dal bullismo e dallo sfruttamento sessuale dei minori. "Pensiamo che i social media siano un fattore che contribuisce", ha detto giovedì il senatore McKell in un'intervista telefonica con il New York Times: "Vogliamo affrontare questo problema".

I pericolosi effetti collaterali dei divieti

Non è così semplice, non basta eliminare i social per scacciare via tutto il male del mondo. Le misure restrittive hanno anche un risvolto problematico, messo in luce dalle associazioni e gli esperti delle libertà civili. La nuova legge in fatto potrebbe isolare i più giovani secondo Sarah Coyne, professoressa di sviluppo infantile alla Brigham Young University, a Provo, nello Utah, la misura potrebbe inavvertitamente aggravare i problemi di salute mentale dei giovani. "Sappiamo che i giovani emarginati, come i bambini LGBTQ, usano i social media in alcuni modi davvero importanti per trovare appartenenza e sostegno, soprattutto quando non hanno il sostegno della famiglia", ha spiegato al New York Times."Quindi, se hai un diciassettenne che sta davvero lottando con la salute mentale che si rivolge ai social media per trovare un posto a cui appartenere, e i suoi genitori lo interrompono o guardano i loro messaggi, questo può avere un impatto davvero significativo in senso negativo".

Anche i gruppi tecnologici hanno alzato la voce. "Lo Utah richiederà presto ai servizi online di raccogliere informazioni sensibili su adolescenti e famiglie, non solo per verificare l'età, ma anche per verificare le relazioni parentali, come documenti d'identità rilasciati dal governo e certificati di nascita, mettendo i loro dati privati ​​a rischio di violazione", ha spiegato al Guardian Nicole Saad Bembridge, direttore associato della lobby tech NetChoice. "Queste leggi violano anche i diritti del primo emendamento degli Utahan di condividere e accedere alla parola online, un tentativo già respinto dalla corte suprema nel 1997".

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