L’ex Ceo di Google ora produce armi: “L’intelligenza artificiale cambierà la guerra come ha fatto la bomba atomica”
Nel 2016 Eric Schmidt, ex presidente di Alphabet, riceve un invito da Ashton Carter, segretario alla difesa del presidente Barack Obama. Gli chiede di assumere la direzione di un nuovo Consiglio per l'innovazione della difesa (DOD) che sta cercando di modernizzare. Così entra nel Pentagono e, mentre fa un giro di ispezione nel reparto di tecnologia commerciale, scopre che i software vengono sviluppati come negli anni ‘70. Sette anni dopo, in diretta su Zoom dal suo ufficio di New York, come riporta la testata Wired Uk, dice: "Immaginiamo di costruire un sistema di combattimento migliore. Posso portare una dose di innovazione dell'industria tecnologica all'ingegneria militare statunitense".
Schmidt sta parlando di carri armati creati nel metaverso, droni programmati con l’IA, software all'avanguardia per monitorare i nemici. "Ogni tanto arriva una nuova arma, una nuova tecnologia che cambia le cose. Einstein scrisse una lettera a Roosevelt negli anni '30 dicendo che c'è questa nuova tecnologia, le armi nucleari, che potrebbe cambiare la guerra, cosa che chiaramente ha fatto. Sarà lo stesso con l'intelligenza artificiale e i sistemi decentralizzati". La visione tech della guerra per Schmidt è incarnata nella sua startup Istari che utilizza l'apprendimento automatico per assemblare e testare virtualmente macchine da guerra usando modelli computerizzati di singoli componenti. Praticamente creare armi utilizzando i gemelli digitali, riproduzioni virtuali che permettono di sviluppare meglio e più velocemente i prodotti.
Come spiega Schmidt l'informatizzazione, il software e il networking sono pronti a rivoluzionare la guerra per rimanere competitivi sullo scenario internazionale. Il grande problema è che tutta l’industria militare è pesante, lenta, e fatica a stare dietro al progresso tecnologico. Schmidt descrive le forze armate come "grandi esseri umani all'interno di un cattivo sistema", che si è evoluto per servire un'era ormai vecchia fatta di progetti elefantiaci e costosi, portaerei anacronistiche, burocrazia rigida, che incastrano il DOD in sabbie mobili.
Il conflitto di interesse con le aziende private
Schmidt è diventato CEO di Google nel 2001, quando c’erano poche centinaia di dipendenti. L’azienda poi si trasforma in un colosso, e lui si dimette nel 2017. Investe nell’intelligenza artificiale all'avanguardia, nelle auto a guida autonoma e nei computer quantistici. Intanto porta avanti il suo ruolo dirigenziale per il Defense Innovation Advisory Board. Ora è pronto a integrare tutto. C’è, però, un problema. L’intelligenza artificiale è figlia del settore privato, e questo vuol dire che per avere algoritmi in grado di identificare l'hardware nemico, l’esercito dovrebbe rivolgersi a Google, Microsoft, Apple, o start up come Istari.
In realtà non è una novità, il Pentagono ha già fatto contratti con grandi aziende tecnologiche che però spesso hanno generato problemi. Come il Project Maven di Google per analizzare filmati di droni utilizzando l'intelligenza artificiale. Il personale dopo aver inviato una lettera di protesta a Sundar Pichai, attuale Ceo di Alphabet, ha spinto per far terminare definitivamente la collaborazione, e ci è riuscito. Ma anche nel 2017, quando Schmidt era a capo del Defense Innovation Advisory Board, alcuni membri del consiglio avevano sollevato il problema di un potenziale conflitto di interesse dato che lui, in quel momento, possedeva circa 5 miliardi di dollari di azioni di Alphabet.
L'esempio dell'Ucraina
Per convincere il Pentagono Smith ha messo sul tavolo la risposta dell'Ucraina all'invasione della Russia. Un ottimo spunto, come spiega, per mostrare come e dove migliorare. L’esercito ucraino infatti è riuscito a resistere all’attacco di una potenza nettamente superiore adottando nuove tecnologie dal settore privato. Si pensi ai droni commerciali trasformati in armi, ai pezzi di ricambio stampati in 3D, o ai nuovi software per distribuire lo stipendio ai militari mese dopo mese. "Immagina che tu ed io decidiamo di risolvere il problema ucraino, e il DOD ci dà 100 milioni di dollari, e abbiamo un concorso di sei mesi", dice.
"E dopo sei mesi qualcuno ha effettivamente escogitato qualche nuovo dispositivo o nuovo strumento o nuovo metodo che consente agli ucraini di vincere. Problema risolto? Non così in fretta. Tutto ciò che ho appena detto è illegale", dice Schmidt. Il regolamento del Pentagono infatti prevede lunghi processi di revisione per gestire la distribuzione del denaro. Tecnologie come Istari possono essere utilizzate per costruire un esercito statunitense più forte in grado di competere con le forze in Paesi come la Cina, ha detto poi Schmidt a Wired. "Questo sblocca una possibilità per creare i futuri sistemi fisici. È molto eccitante".