L’Esa vuole creare eclissi a comando: come funziona il progetto Proba 3 per oscurare il Sole
Dopo più di dieci anni di studio, sta per partire una nuova missione dell'Agenzia spaziale europea (Esa) che promette di fare qualcosa di del tutto inedito nell'ambito dell'esplorazione spaziale: creare eclissi di Sole artificiali "a comando".
Proba-3 – questo è il nome della missione – porterà nello spazio, in orbita attorno alla Terra, due sonde, Occulter e Coronagraph, che si disporranno in modo che la prima si collocherà tra il Sole e la seconda sonda, proiettando su quest'ultima dei coni d'ombra in tutto simili a quelli che le eclissi solari creano sulla Terra. Obiettivo: studiare meglio la corona solare, la parte più esterna del Sole che per molte cose rappresenta ancora un mistero per gli scienziati.
La missione dell'Esa
Le eclissi solari rappresentano un momento prezioso per lo studio del Sole, perché quando la Luna lo oscura lascia scoperta solo la corona permettendo agli astronomi di osservarla come non sarebbe possibile in condizioni normali. Tuttavia, le eclissi solari rappresentano un evento molto raro (in media se ne verifica una ogni due anni) e durano normalmente solo qualche minuto: l'ultima, attesissima, eclissi totale, dell'8 aprile 2024, è stata la più lunga degli ultimi 100 anni. Qui vi lasciamo un calendario con le prossimi eclissi. Per ovviare a questo limite oggettivo, gli scienziati dell'Esa hanno pensato di non aspettare più i tempi naturali dello Spazio, ma di creare delle eclissi solari artificiali servendosi dei satelliti spaziali.
Come funzionerà
Le due sonde sono state infatti integrate con sensori all'avanguardia, che una volta nello spazio, garantiranno un allineamento perfetto tra le due sonde in modo da produrre diverse eclissi della durata di qualche ora. Le due sonde percorrano l'orbita della Terra a 144 metri l'una dall'altra: "Quando i due satelliti saranno esattamente nell'orbita giusta, uno proietterà un disco d'ombra che coprirà esattamente il Sole dal punto di osservazione del secondo satellite", ha detto all'Observer il project manager Damien Galano. Le tecnologie presenti sulle sonde potranno quindi rilevare l'ombra e ottenere informazioni sul funzionamento della corona solare.
Perché l'Esa vuole studiare la corona solare
Dicevamo prima che gli unici momenti per permettere agli scienziati di studiare la corona solare sono le eclissi solari, sebbene il tempo a disposizione fornito da quelle naturali non sia chiaramente sufficiente. Ma perché è così necessario studiare questa parte del Sole? La corona solare è la parte esterna del Sole, dove avvengono cose che ancora non sono chiarissime alla comunità scientifica. Ad esempio, non è ancora stato compreso perché, pur essendo la parte più esterna del Sole, la temperatura è di circa 1 milione di gradi. Il ricercatore principale, a capo degli esperimenti che seguiranno la missione, Andrei Zhukov, ha detto: "Sembra un paradosso. Perché ti aspetti che diventi più freddo man mano che ci si allontana, ma non è così".
Il legame con le tempeste geomagnetiche
È fondamentale approfondire come funziona la corona solare anche perché è qui che si verificano quelle espulsioni di materiale solare – dette per l'appunto espulsioni di massa coronale (CME) – all'origine delle tempeste geomagnetiche che investono la Terra. In questi mesi se ne sono verificate diverse e studiare i meccanismi che le innescano è fondamentale anche per prevenire le possibili conseguenze sul nostro Pianeta: le tempeste geomagnetiche o solari possono infatti interferire con la comunicazione satellitare, con la navigazione GPS e con molte altre tecnologie ormai indispensabili per la nostra sopravvivenza.