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L’effetto domino è iniziato: ora anche Google e LinkedIn tagliano i programmi di fact-checking

Dopo l’addio di Meta altre piattaforme stanno tagliando i fact checker e questa non è una buona notizia per la disinformazione online. L’European Fact-Checking Standards Network è allarmata, “siamo estremamente preoccupanti”, ha spiegato in una nota.
A cura di Elisabetta Rosso
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L'effetto domino è partito. Dopo Meta anche Google e LinkedIn hanno deciso di tagliare i fact checker. In una lettera scritta al responsabile dei contenuti e della tecnologia della Commissione europea Renate Nikolay, il presidente degli affari globali di Google Kent Walker ha spiegato che Google "non si impegnerà a rispettare i requisiti di fact-checking perché non sono appropriati o efficaci per i nostri servizi".

Google ritirerà "tutti gli impegni di fact-checking previsti dal Codice", il Digital Services Act (DSA ). Anche LinkedIn, di Microsoft, ha fatto un passo indietro, sottolineando che gli impegni relativi al fact-checking non rientrano nel suo “profilo di rischio”.

Non sono buone notizie per la disinformazione online, e l'European Fact-Checking Standards Network è “allarmata” dalla scelta di Google e LinkedIn, "siamo estremamente preoccupanti", hanno spiegato in una nota. Il Codice è stato firmato da 40 piattaforme, tra queste Microsoft, TikTok, Twitch e Meta. Ora è iniziata una lenta ritirata. 

L'addio di Meta ha innescato una spirale?

In principio fu X, dopo l'acquisto da parte di Elon Musk, la maggior parte del team di moderazione è stata licenziato e il controllo dei contenuti sulla piattaforma è stato dato in mano agli utenti. Poi con l'elezione di Trump anche Meta ha seguito la linea. E infatti in un video pubblicato sulle piattaforme Zuckerberg ha spiegato: "Ecco cosa faremo. Per prima cosa, ci libereremo dei fact-checker e li sostituiremo con note della comunità simili a X".

Ha poi aggiunto: "Le recenti elezioni sembrano anche un punto di svolta culturale verso la libertà di parola. Quindi torneremo alle nostre radici e ci concentreremo per ridurre gli errori, semplificare le nostre politiche e ripristinare della libera espressione sulle nostre piattaforme". Il cambio di policy partirà dagli Stati Uniti, non è chiaro quando verrà implementato negli altri Paesi. Al momento le regole del Digital Service Act tutelano gli utenti europei.

Come ha spiegato Brando Benifei, presidente della delegazione del Parlamento Europeo per le relazioni con gli Stati Uniti d’America, a Fanpage.it: "L’Unione europea dovrà esaminare qualunque misura alla luce delle norme esistenti. Non solo il Digital Service Act, ma anche il rispetto delle dei criteri di trasparenza dell’ IA Act, che entrerà in vigore presto, ad agosto 2025."

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