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Intelligenza artificiale (IA)

Le scuole aprono le porte a ChatGPT: “Si può usare per fare i temi, basta citarlo come fonte”

L’International Baccalaureante, l’esame internazionale per accedere all’università valido in circa 80 Paesi del mondo, ha deciso di integrare i chatbot tra gli strumenti didattici accettati dal suo regolamento.
A cura di Elisabetta Rosso
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Era successo anche con Internet. C'era chi credeva fosse la fine della didattica, della creatività e dei contenuti originali. Ora però è difficile immaginare una ricerca per la scuola fatta senza il web. La storia si ripete, 33 anni dopo viene lanciata l’intelligenza artificiale generativa e la scuola urla di nuovo, temendo che niente sarà più come prima. Anche in questo caso non è così. Ora ChatGPT, il chatbot geniale di OpenAi, sta conquistando legittimità nelle aule scolastiche. Il primo segnale d’apertura è arrivato dall' International Baccalaureante (IB), l’esame della scuola secondaria superiore riconosciuto su scala internazionale, che permette di accedere all'università in più di 80 Paesi del mondo.

In una nota l'International Baccalaureante ha annunciato che gli studenti potranno usare ChatGPT per scrivere temi e saggi, l’unica condizione è che venga citato nella bibliografia. Matt Glanville, responsabile dei principi e della pratica di valutazione dell'IB, ha spiegato che il chatbot dovrebbe essere accolto come "un'opportunità straordinaria", chiaramente, come ha sottolineato Glanville al giornale Times, le risposte generate dal chatbot “devono essere trattate come qualsiasi altra fonte nei saggi”.

La prima reazione delle scuole a ChatGPT

Il chatbot è performante, sa scrivere saggi, temi, ricerche, proprio per questo a novembre dopo il suo lancio, è diventato l’asso nella manica per gli studenti. Il primo a denunciare un caso di plagio era stato Darren Hick, assistente professore di filosofia della Furman University. "Oggi, ho beccato il primo studente che ha copiato da un'Intelligenza artificiale” aveva scritto sui social e poi ha spiegato al New York Post: “Non appena l'ho segnalato su Facebook, i miei amici accademici hanno detto: ‘Sì, ne ho beccato uno anch'io.

A gennaio invece il dipartimento dell’istruzione di New York aveva vietato il chatbot su tutti i dispositivi e le reti nelle scuole pubbliche della città. La portavoce dell’iniziativa, Jenna Lyle, aveva spiegato che la decisione voleva tutelare gli studenti dagli “impatti negativi sull'apprendimento, c’è anche il timore per la sicurezza e l'accuratezza dei contenuti". Aveva aggiunto: "Sebbene lo strumento possa essere in grado di fornire risposte rapide e semplici alle domande, non sviluppa capacità di pensiero critico e di risoluzione dei problemi, che sono essenziali per il successo accademico e per tutta la vita". Ora si fa marcia indietro.

L'iniziativa dell'IB per integrare l'intelligenza artificiale negli esami

“La netta linea di demarcazione tra l'utilizzo di ChatGPT e la fornitura di lavori originali è esattamente la stessa dell'utilizzo di idee prese da altre persone o da Internet. Come per qualsiasi citazione o materiale adattato da un'altra fonte, deve essere accreditato nel corpo del testo e opportunamente citato nella bibliografia". Secondo Glanville i chatbot metteranno in discussione la centralità dei saggi nel futuro prossimo, gli studenti quindi dovranno sviluppare capacità diverse, per esempio in ambito critico per scindere il materiale di qualità da quello scadente. "La scrittura di testi è, tuttavia, profondamente messa alla prova dall'ascesa della nuova tecnologia e non c'è dubbio che avrà molta meno importanza in futuro".

Ha poi aggiunto: "Quando l'intelligenza artificiale può essenzialmente scrivere un saggio con il semplice tocco di un pulsante, abbiamo bisogno che i nostri studenti padroneggino abilità diverse, come capire se il saggio è buono o se ha perso il contesto, se ha utilizzato dati distorti o se manca di creatività. Queste saranno capacità molto più importanti rispetto a scrivere un saggio, quindi i compiti di valutazione che ci prefiggiamo dovranno riflettere questo”.

È anche vero che al momento i chatbot sono ancora pieni di errori, buchi, ripetizioni, spesso quando non sanno inventano, e il loro stile di scrittura è stato paragonato a quello di uno studente delle elementari particolarmente brillante. Non è ancora arrivato il giorno in cui la macchina scrive meglio dell’uomo. Il grande vantaggio di ChatGPT in ambito scolastico però potrebbe essere da un lato pratico, grazie al chatbot sarà molto più semplice e veloce mettere a sistema anche sfaccettature diverse dello stesso argomento, dall’altro potrebbe trasformarsi un un ottimo strumento didattico. Potrebbe aiutare gli studenti a sviluppare un pensiero critico, come ha spiegato Glanville, ma non solo. Anche sbloccare la creatività, offrire tutoraggio personalizzato e preparare meglio gli studenti a lavorare insieme ai sistemi di intelligenza artificiale, che faranno parte del loro futuro una volta usciti dalle aule scolastiche.

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