Le confessioni di un chatter di OnlyFans: “È tutto finto, le modelle non parlano con voi. Io sono crollato”
Marco prende il telefono, è arrivata una notifica. È di nuovo lui, che chiede un’altra foto senza reggiseno. Non sua, chiaramente, ma della ragazza di OnlyFans che segue da tre mesi. È sul divano e apre la cartella di immagini di nudo della sex worker, sfoglia le ultime per essere sicuro di non mandare una foto che aveva già inviato. Poi scrive “eccola tesoro, sono caldissima” e allega l’emoticon delle goccioline azzurre. Chiude la chat e arriva un’altra notifica, è un nuovo cliente. Non sa ancora se è uno che paga ma deve metterlo alla prova, comincia a mandare qualche foto standard. Nulla di troppo in vista, così ne chiede ancora.
Funziona più o meno così il lavoro dei chatter di OnlyFans che gestiscono i profili delle sex worker, “quando inizi il turno sai che dovrai vendere più materiale possibile, le ragazze ti inviano foto e video e tu li gestisci, parli con i clienti fingendo di essere loro, li studi, cerchi di capire quali sono le loro perversioni e poi li convinci a comprare, foto, video, messaggi personalizzati, dipende.”
Marco (nome di fantasia), ha 23 anni ed è uno studente universitario. “Avevo bisogno di soldi e un mio amico mi ha raccontato di questo lavoro. All’inizio non avevo idea di cosa fosse e anche io mi sono stupito quando ho scoperto che dietro c’è una vera e propria industria”. I chatter non sono gestiti da OnlyFans, ma da aziende terze che reclutano personale e lo distribuiscono in base alle richieste.
Nelle chat di OnlyFans c’è chi vuole che diventi la sua babysitter, il suo cane, la dominatrice pronta a infilargli in bocca una carota cruda, un ciuccio o uno strato di scotch bioadesivo, racconta Marco a Fanpage.it. “Ti stupisci di certe perversioni, chiedono di tutto. A volte però vogliono solo parlare”, in chat hanno anche raccontato i problemi con i figli, spiegato come preparare una torta di patate morbide, criticato il finale di Suits, la cucina messicana e l’ultimo album di Kanye West. “Io avevo quattro modelle da gestire, all’inizio è stato anche divertente, un po’ strano forse, poi ci prendi la mano, capisci come convincerli a tirare fuori i soldi, diventi bravo e lì inizia il senso di colpa e una forma di malessere, quella che mi ha costretto ad andarmene”.
Come funziona il mercato dei chatter
OnlyFans è una piattaforma utilizzata soprattutto da sex worker, ospita contenuti a pagamento, molti di natura pornografica. Su OnlyFans un creator può distribuire video o immagini agli utenti che hanno sottoscritto un abbonamento mensile, non solo, può anche vendere contenuti personalizzati agli abbonati. Per farlo però bisogna chattare con i clienti in privato e spesso le modelle, soprattutto le più seguite, non riescono a gestire tutte le conversazioni.
Alcuni profili usano bot, quindi sistemi automatizzati che gestiscono i ticket di richiesta, ma non sono un buon metodo per monetizzare. Servono esseri umani che, nascosti dietro le tastiere, vestano i panni dei creator e vendano i loro contenti. “Io ho mandato una candidatura online, e dopo qualche giorno mi hanno richiamato”, racconta Marco. “Quando mi hanno assunto mi hanno detto, tu devi fingere di essere la modella, più vendi più guadagni”.
A Marco sono state consegnate diverse cartelle con immagini e video delle creator, a ciascun contenuto è stato associato un prezzo, i più costosi sono i filmati personalizzati, le foto standard possono essere acquistate per qualche decina di euro. “All'inizio credevo che essendo un uomo sarebbe stato più difficile, in realtà è stato l’esatto opposto, in un certo senso sapevo già cosa volevano, dovevo solo capire quali erano le loro fantasie sessuali, su che dettagli spingere e poi far leva sulle loro perversioni per vendere”.
Il lavoro dei ghost writer erotici
Diventare chatter non è difficile. Su internet abbiamo trovato diversi annunci. Le job description sono tutte simili: “Il tuo compito ogni giorno è quello di parlare con i clienti delle modelle, parlare dolcemente con loro e costruire un buon rapporto con con l'obiettivo di vendere loro contenuti”. I requisiti sono quasi sempre due: parlare un inglese fluente e avere una buona connessione internet. Alcune agenzie chiedono anche esperienza nel settore delle vendite.
Lo stipendio cambia in base all’orario e ai contenuti venduti. “Io come collaboratore alla fine prendevo 300 /400 euro al mese di base, più una percentuale sui video e foto che vendevo”, racconta Marco. Ci sono diverse tipologie di contratto, “tu puoi scegliere uno slot di ore alla settimana, lavorare per quattro, sette, quindici ore, ma anche scegliere il lavoro full time. In generale è molto flessibile. Io dovevo studiare ma volevo arrotondare un po’, quindi ho scelto di lavorare tre quattro ore al giorno, spesso di sera.”
Il lavoro funziona a turni, “chi arriva prende le chat libere e poi le passa a qualcun altro quando finisce”, racconta Marco “quando cominciavo a chattare con i clienti, spesso mi collegavo con gli altri ragazzi e ragazze che lavoravano con me, per farci compagnia o commentare quello che ci scrivevano i clienti”.
Il lavoro è attraente per chi ha una bassa specializzazione e ha bisogno di soldi facili. “I miei colleghi erano tutti abbastanza giovani, soprattutto maschi, alla fine se ci pensi è un lavoro comodo che puoi fare da casa”, racconta Marco. La maggior parte però rimane solo qualche mese, poi scappa. Altri si specializzano “nel mio team però c'era solo un ragazzo che lavorava lì da più di un anno".
Le agenzie che gestiscono i profili di OnlyFans
Per capire meglio come funziona il mercato dei chatter abbiamo scritto a Giorgi, che gestisce un’agenzia a Tbilisi: “Alle modelle molto seguite arrivano centinaia di messaggi al giorno a tutte le ore, per questo è impossibile per un creator riuscire a rispondere e soddisfare i clienti”, spiega Giorgi a Fanpage.it. “Noi creiamo dei veri e propri script per i clienti, bisogna essere attivi 24 ore su 24 e considerare anche i fusi orari”.
I chatter, quelli bravi, riescono a entrare nel personaggio, “la formula è sempre la stessa, inizi a conversare, e poi proponi materiale, foto, video, anche contenuti personalizzati. Se il cliente la tira per le lunghe si comincia a pressare”. Alcuni chatter, racconta Giorgi, parlano solo con i clienti, altri invece diventano veri e propri agenti “alcuni gestiscono anche i profili social, danno suggerimenti per i contenuti da realizzare e poi scrivono anche ai clienti in privato”.
Non è detto però che la strategia dei chatter funzioni, come dimostra il caso Sonia LeBeau. La creator di OnlyFans, infatti, dopo aver assunto un team di chatter ha perso i suoi clienti più fedeli. Ha deciso poi di scusarsi pubblicamente, riprendere in mano il suo profilo e accettare meno clienti. Non è l'unica, molte creator sulla piattaforma preferiscono non usare bot o chatter per mantenere un contatto diretto con il cliente.
Il manuale dei chatter
L’obiettivo dei chatter è monetizzare i contenuti, e per farlo mettono in atto diverse strategie che vengono poi raccolte in manuali. Di solito sono le agenzie a distribuirli, all'interno ci sono anche le linee guida sui contenuti violenti o sensibili. “Ci sono creator che vendono anche video più spinti, se ci sono li inviamo, altrimenti si cerca di dirottare la conversazione su altri temi”, spiega Marco.
Per scoprire i trucchi del mestiere ci siamo iscritti su diversi canali Telegram che istruiscono aspiranti chatter. Nei gruppi scrivono: “Rivolgiti ai clienti chiamandoli sempre caro, dolce, baby”, per creare da subito con contatto intimo. È poi fondamentale profilare i clienti così poi “si inviano proposte di contenuti alle persone giuste”.
Non solo, nelle chat consigliano anche di inviare “regali”. Sono un’esca per i contatti che hanno smesso di rispondere o si fanno sentire con meno frequenza. Basta inviare un contenuto a pagamento da sbloccare e scrivere alcune frasi, come “guarda come sono cattiva in questa foto che ti ho inviato”. Molti suggeriscono di giocare la carta dell’amante ferita: “Perché non mi chiedi più le foto? Perché non apri questo video? Non merito le tue attenzioni?”. Ci sono diversi manuali a disposizione ma le regole d’oro, alla fine, sono sempre le stesse: “Rispondere entro le 24 ore, convincere più utenti possibili a iscriversi all’offerta VIP, e FARLI ARRAPARE!!”, si legge sul gruppo.
Il manuale è il primo passo, poi arriva la formazione. Spesso gli agenti che gestiscono i chatter intervengono con feedback periodici, “ti dicono cosa hai fatto bene e cosa no, magari quando avresti dovuto proporre un contenuto o se non hai assecondato abbastanza le perversioni di un cliente”. Non solo, "ti spiegano anche come mettere la punteggiatura, e lo slang da usare, se una ragazza ha 23 anni parlerà in modo diverso da una di 40”, spiega Marco. Spesso le agenzie inviano anche schede o promemoria con informazioni sulla modella, dal suo film preferito alla misura dei glutei.
Il fenomeno dei chatter dal punto di vista legale
OnlyFans si presenta come un'infrastruttura per connessioni autentiche e personali tra i creator e i loro fan. Eppure i chatter sono diventati parte integrante nel mercato della pornografia su misura. La piattaforma ha 190 milioni di utenti e circa 2,1 milioni di creatori e regge anche sul lavoro nascosto di freelance che creano l’illusione di un servizio a tu per tu. In molti casi gli abbonati sono convinti di parlare con i clienti.
"Il fenomeno dei "chatter" su piattaforme come OnlyFans è molto più antico di quanto si creda”, ha spiegato a Fanpage.it Giuseppe Croari avvocato esperto di influencer e informatica giuridica. “La maggior parte delle persone famose, politici, rappresentanti religiosi, cantanti o attori, possiede a vari livelli soggetti che comunicano spendendo il nome del procuratore che li ha incaricati.”
Da un punto di vista giuridico, l’uso di intermediari per gestire la comunicazione tra creator e utenti può essere esaminato sotto numerosi profili, “il più interessante è quello della trasparenza nelle pratiche commerciali verso il consumatore finale".
Spiega Croari: "Si potrebbe inciampare in alcuni reati che vanno dalla frode in commercio per la consegna di un prodotto che è diverso da quello pattuito, sino ad arrivare alla truffa, dove soggetti (creator o agenzie) con raggiri ingannano gli utenti di OnlyFans. Assieme agli illeciti penali potrebbero crearsi anche svariati illeciti civili di varia natura collegati alla violazione del codice del consumo sino ad arrivare alla violazione delle condizioni di utilizzo della piattaforma di riferimento”.
I chatter pentiti
“Non è un bel lavoro”, racconta Marco, “e infatti me ne sono andato dopo quattro mesi”. La maggior parte dei clienti, spiega, sono uomini, probabilmente alcuni sanno che non stanno parlando davvero con le modelle. “Ho chattato però anche con tante persone con problemi, uomini molto soli, erano convinti di avere un rapporto reale con la creator, si confidavano, e tu finisci per sentirti davvero in colpa perché il tuo unico obiettivo è spremergli più soldi possibile.”
Marco non è l’unico, sui forum di Reddit diversi utenti hanno condiviso la loro esperienza dopo aver abbandonato il lavoro. “I fan con cui chatti sono per lo più persone tristi e sole che pensano di svuotare i loro portafogli su una modella che li ricambia”, scrive un ex chatter. “Alla fine stai truffando degli uomini…”
“Non vale la pena per la salute mentale. È come essere una prostituta online dato che quelli che chattano esprimono i loro desideri sessuali ed è normale vedere foto di parti intime”, aggiunge un’altra. “Ha anche influenzato il modo in cui vedo gli uomini. Mi sto ancora riprendendo.”
“Per le donne è peggio”, spiega Marco, “una mia collega se ne è andata dopo poche settimane perché non ce la faceva più, i clienti chiedevano in chat cose orribili e inviavano moltissime dic pick e messaggi sminuenti per le donne”.
L’universo dei chatter è un luogo ambiguo, in cui convivono, intimità, finzione e pacchetti di nudo luxury in vendita a 1.500 euro. “A un certo punto ho deciso davvero che dovevo smettere, con quelle persone finivo per averci un rapporto, per quanto strano perché parliamo di sesso, ma comunque un rapporto e sentivo che da un punto di vista etico stavo sbagliando. In un lavoro del genere devi mettere un muro, azzerare la tua empatia, e io, semplicemente, sono crollato”.