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Le confessioni di Elon Musk: “Dormo spesso sul divano dell’ufficio, non ho un cuore gelido”

Il Ceo di Twitter è stato intervistato dalla BBC, ha parlato dei licenziamenti, dei sui tweet controversi e della disinformazione sul social. Ha anche aggiunto che la società è in pareggio.
A cura di Elisabetta Rosso
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BBC | Intervista a Elon Musk nel quartier generale di Twitter
BBC | Intervista a Elon Musk nel quartier generale di Twitter

La vita di Elon Musk non ce l’aspettavamo esattamente così. Il secondo uomo più ricco del mondo ha deciso di raccontarsi alla BBC in un'intervista “dell’ultimo minuto”, come precisa l’emittente britannica. L’intervista inizia come un racconto di dolore e finisce con il commento tranchant di Musk “stai dicendo il falso” per accusare l’intervistatore James Clayton di non avere le prove per dimostrare l’aumento della disinformazione su Twitter. In mezzo è un pas a deux tra confessioni, risate sguaiate, picchi emotivi, e risposte evasive per divincolarsi e far tornare il discorso dove vuole lui.

A fare da collante è la difficoltà, che Musk racconta spogliandosi a tratti dal suo ruolo preferito: lo schernitore professionista. Il Ceo ha parlato delle notti trascorse su un divano della biblioteca al settimo piano del quartier generale di Twitter, e poi ha aggiunto: “Sono sotto costante attacco", anche da parte dei media, “questo fa  male perché non ho un cuore gelido." E poi: "Se sei costantemente oggetto di critiche e attacchi, e questo ti viene alimentato senza sosta, anche tramite Twitter, è dura".

I licenziamenti di Twitter

Il leader dell’azienda ha subito affrontato la prima delle accuse: ovvero aver alimentato la disinformazione su Twitter. Elon Musk infatti ha massimizzato la sua versione di libertà di parola trasformando il social in un luogo selvaggio con pochissime restrizioni. Il primo effetto collaterale si è visto dopo i massicci licenziamenti che hanno soprattutto indebolito l’area di moderazione su Twitter. I licenziamenti, ha detto, "non sono stati affatto divertenti, ma dolorosi". Musk ha anche specificato che Twitter è sceso a circa 1.500 membri dello staff, prima erano oltre 7.000. "Il problema è che la società andrà in bancarotta se non tagliamo i costi immediatamente", ha spiegato. “È come se l'intera nave affondasse, nessuno avrebbe un lavoro. Cosa faresti?”.

Musk ha anche riconosciuto i problemi, tra questi la chiusura di un data center di Twitter a dicembre, che ha portato interruzioni con i server dell'azienda. "È stato piuttosto catastrofico", ha detto Musk, aggiungendo che Twitter si è affrettato per ripristinarli. Secondo il Ceo però era indispensabile, come anche le spunte blu a pagamento, criticate per aver creato caos e disinformazione sulla piattaforma, legittimando profili falsi, o di propaganda russa. “Twitter ora sta andando in pareggio dal punto di vista finanziario”, ha detto il Ceo spiegando anche che gli inserzionisti stanno tornando sul sito. "Molti hanno previsto che Twitter cesserà di funzionare", ha detto Musk. "Le loro previsioni non si sono avverate… Ora siamo letteralmente su Twitter", alludendo proprio all’ intervista della BBC, live su Twitter Spaces.

Errori e rimpianti di Elon Musk

Nell’intervista sono stati affrontati anche i controversi tweet del Ceo. Ha diffuso notizie false sulle sue aziende, aveva dato pieno sostegno alla corsa presidenziale di Kanye West, e poi le battute e i meme sessisti che spuntano ogni tanto sul suo profilo. "Mi sono sparato ai piedi con i tweet più volte? Sì", ha detto Musk. "Penso che non dovrei twittare dopo le 3 di notte". Non è andato tutto per il verso giusto, a peggiorare la situazione ci sono stati anche una serie di interruzioni e blocchi tecnici, "gli ultimi mesi sono stati piuttosto stressanti, non è stata una situazione facile. È stato piuttosto doloroso. Mi domando: sono stati commessi degli errori in questo tempo? Certo. Ma tutto è bene ciò che finisce bene". Alla domanda se avesse dei rimpianti per l'acquisto di Twitter Musk ha detto che "il livello di dolore è stato estremamente alto, questa non è stata una specie di festa". È stata "davvero una situazione piuttosto stressante negli ultimi mesi", ma ha aggiunto che l'acquisto dell'azienda era la cosa giusta da fare.

L'etichetta "Media di Stato" della BBC

Musk ha deciso di parlare con la BBC perché negli ultimi giorni era sorta una polemica tra l’emittente britannica e Twitter. Il social infatti aveva etichettato il profilo della BBC come “State-Affiliated Media”, un modo per identificare subito la reta come un media in cui lo Stato esercita il controllo sui contenuti editoriali attraverso risorse finanziarie, pressioni politiche dirette o indirette o ancora tramite la vigilanza sulla produzione e la distribuzione. Una mossa criticata dalla BBC, che ha chiesto di rimuovere la descrizione inesatta del profilo. La televisione pubblica del Regno Unito infatti è considerata una delle fonti giornalistiche più autorevoli al mondo, non solo offre un servizio indipendente attraverso il finanziamento degli spettatori che pagano il canone. Non è quindi in alcun modo assimilabile a un media di Stato.

Durante l’intervista Musk ha detto di avere il "massimo rispetto" per l'emittente, aggiungendo: "Vogliamo il tag il più veritiero e accurato possibile, stiamo adattando l'etichetta”, da testata finanziata dal governo a testata finanziata dai fondi pubblici. L'obiettivo di Twitter, ha spiegato, è quello di essere "onesta e trasparente" ma quel "tag" attribuito a BBC "verrà aggiornato", ha promesso: "Cercheremo di essere accurati".

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