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Le auto senza pilota gareggiano nella pista di F1 a Monza: “Siamo i primi in Europa”

L’Indy Autonomous Challenge debutta al Mimo 2023. Le auto non sono pilotate da remoto e ognuna ha caratteristiche diverse, c’è chi sa fare una buona staccata o prendere bene una curva.
Intervista a Sergio Savaresi
Professore Ordinario di Automatica al Politecnico di Milano
A cura di Elisabetta Rosso
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“Il motore non ragiona, il pilota sì” diceva Niki Lauda. Ma i tempi sono cambiati. In questo momento sulla pista dell'Autodromo di Monza ci sono auto che corrono, eppure sopra non non c’è nessun pilota a bordo. Meglio, nessun pilota umano. Dal 16 al 18 giugno per la prima volta in Europa gareggeranno auto a guida autonoma. “Sulla pista stanno già correndo. Le macchine partono e i giri vengono cronometrati, non è un testa a testa, anche perché quella di quest’anno è una prova generale in vista del prossimo” spiega Sergio Savaresi, professore Ordinario di Automatica al Politecnico di Milano, che insieme al suo team PoliMove ha realizzato una delle auto in gara al MiMo (Milano Monza Motor Show). 

“Nel 2024 verranno organizzate delle competizioni, si pensa di fare una gara qui a Monza e una a Indianapolis. Oggi, domani e domenica si faranno i test sulla pista”. Vince chi ottiene il tempo migliore. Il formato è semplice: con il circuito a disposizione le auto a guida autonoma possono completare i giri in diversi slot che vengono monitorati. Ma per il prossimo futuro si immagina già un testa a testa in pista.

“Quello che succederà questo weekend, e nel 2024, è qualcosa di storico: per la prima volta l’ Indy Autonomous Challenge” il torneo a eliminazione tra le scuderie che gestiscono le auto a guida autonoma più veloci del mondo “esce dagli USA, e i partecipanti si cimenteranno su un circuito stradale. È un importante passo in avanti nello sviluppo di una tecnologia estremamente complessa che sarà alla base della rivoluzione della mobilità nei prossimi decenni”.

Come funzionano le auto che si guidano da sole

Come spiega Savaresi le auto non sono teleguidate, “molti credono che nelle corse delle auto a guida autonoma ci sia un pilota dietro ma non è così”. I team ai box vedono tutto quello che succede, esattamente come nelle gare tradizionali, ma non c’è nessun input esterno, l’auto guida la sua gara. “Non è pilotata da remoto quindi i team non mettono mano, osservano solo”.

“C’è anche un’altra credenza sbagliata su questi veicoli” continua Savaresi “c’è chi crede che siano dei cloni”. Non è così, anche le auto a guida autonoma hanno i loro punti di forza e debolezza, “esattamente come i piloti”. Gli algoritmi e i software non sono tutti uguali, “c’è chi è bravo a fare la staccata a prendere una curva”, ogni auto ha delle caratteristiche a seconda di come è stata programmata. “Ci sono quattro problemi da risolvere quando sei di fronte a un veicolo a guida autonoma. La localizzazione, la percezione degli ostacoli, la traiettoria e la velocità che deve prendere a seconda delle soluzioni e il controllo del veicolo”. Come racconta Savaresi sono questi i quattro pilastri fondamentali, se uno non regge l’intero sistema crolla, e a seconda di come vengono sviluppati cambiano le caratteristiche dell’auto.

Le gare del futuro

Una rivoluzione sì, ma manca l’elemento umano, emozionale, quel duetto con la morte raccontato dai piloti che trasforma la corsa in un’impresa epica. “In questo momento è una novità, una sfida tecnologica, quindi è divertente e emozionate a prescindere proprio perché siamo in questa fase pionieristica. Nel futuro cambierà, per esempio immagino che le auto a guida autonoma gareggeranno insieme a piloti umani”.

Questo non è un format per il lungo periodo, le corse sono test. Prima di far gareggiare le auto a guida autonoma nei circuiti con i piloti umani sarà necessario valutare ogni rischio. “Sono esperimenti per la sicurezza, ma nei prossimi anni non sarà strano avere gare miste”, spiega Savaresi.

Imprevisti in pista per il Politecnico di Milano

“Mentre facevamo i test purtroppo c’è stato un banale guasto meccanico, la nostra auto è stata danneggiata e non è possibile ripararla in tempi brevi, così ci è stato dato un muletto per poter gareggiare comunque, e ora capiremo come fare”. L’auto del Politecnico di Milano si era già conquistata i suoi primi posti, tre vittorie nei testa a testa, due a Las Vegas e una a Dallas. L’ultima è stata vinta durante l’Indy Autonomous Challenge l’8 gennaio 2023, dove l’auto ha stabilito un nuovo record mondiale raggiungendo i 290 chilometri all’ora.

“Ci spiace perché nei giri di prova avevamo fatto il miglior tempo in gara raggiungendo i 280 chilometri all’ora sul rettilineo, poi c'è stato l'incidente. Le speranze di vincere c’erano, ma a volte in pista succede anche questo”.

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