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Le acque potabili in Italia sono contaminate da sostanze cancerogene: le aree più colpite dalle PFSA

L’ultima indagine condotta da Greenpeace ha rilevato la presenza di sostanze poli- e per-fluoroalchiliche nel 79% dei campioni di acqua potabile analizzati. Sono estremamente dannose per la salute e possono causare danni al fegato, malattie della tiroide, obesità, problemi di fertilità e cancro.
A cura di Elisabetta Rosso
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Non sono dati rassicuranti quelli dell'indagine “Acque Senza Veleni” di Greenpeace. Secondo le analisi, le acque potabili in Italia sono contaminate da sostanze poli- e per-fluoroalchiliche, i PFAS. Le molecole più diffuse sono risultate "il cancerogeno PFOA (nel 47% dei campioni), seguito dal composto a catena ultracorta TFA (in 104 campioni, il 40% del totale, presente in maggiori quantità in tutti quei campioni in cui è stato rilevato) e dal possibile cancerogeno PFOS (in 58 campioni, il 22% del totale)" spiega Greenpeace. Queste sostanze sono state rilevate nel 79% dei campioni di acqua potabile raccolti tra settembre e ottobre 2024 in 235 città di tutte le Regioni e le province autonome.

"È inaccettabile che, nonostante prove schiaccianti sui gravi danni alla salute causati dai PFAS, alcuni dei quali riconosciuti come cancerogeni, e la contaminazione diffusa delle acque potabili italiane, il nostro governo continui a ignorare questa emergenza, fallendo nel proteggere adeguatamente la salute pubblica e l’ambiente", ha dichiarato Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. "Ancora oggi non esiste nel nostro Paese una legge che vieti l’uso e la produzione dei PFAS. Azzerare questa contaminazione è un imperativo non più rinviabile. Il governo Meloni deve rompere il silenzio su questa crisi: la popolazione ha diritto a bere acqua pulita, libera da veleni e contaminanti".

I rischi della contaminazione da PFSA

Secondo l'analisi dei 260 campioni, milioni di persone in Italia hanno acqua contaminate nelle loro case. I PFSA vengono anche chiamate sostanze chimiche permanenti, sono infatti "estremamente persistenti nel nostro ambiente e organismo", spiega l'European Environment Agency. I PFSA vengono utilizzati per il rivestimento di padelle e pentole antiaderenti, ma le troviamo anche su giacche, impermeabili, pelli tappeti, nel rivestimento di contenitori per il cibo, negli insetticidi, nelle vernici, nelle schiume antincendio e nell'acqua.

Possono avere effetti negativi sulla salute, causare danni al fegato, malattie della tiroide, obesità, problemi di fertilità e cancro. L'EFSA ha fissato una nuova soglia di sicurezza per le principali sostanze perfluoroalchiliche, corrisponde a una dose settimanale tollerabile di 4,4 nanogrammi per chilogrammo. 

Le aree più colpite in Italia

La presenza delle PFSA nelle acque è diffusa. Come spiega Greenpeace, l'analisi ha registrato livelli alti in Lombardia, in quasi tutti i campioni prelevati a Milano, in Piemonte, Veneto (anche in comuni fuori dall’area rossa già nota per essere tra le più contaminate d’Europa, come Arzignano, Vicenza, Padova e Rovigo), Emilia-Romagna (Ferrara, Comacchio, Reggio Emilia), Liguria (Genova, Rapallo, Imperia), Toscana (Arezzo, Lucca, Prato), Sardegna (Olbia, Sassari e Cagliari), e Umbria.

Stando ai dati dell'indagine in Italia ci sono alcuni dei più gravi casi di contaminazione dell’intero continente europeo, eppure, sottolinea Greenpeaceoggi “i controlli sui PFAS nelle acque potabili sono per lo più assenti o limitati a poche aree geografiche"

"A partire dall’inizio del 2026, entrerà in vigore in Italia la direttiva europea 2020/2184 che impone dei limiti normativi. I parametri di legge fissati a livello comunitario sono però stati superati dalle più recenti evidenze scientifiche (ad esempio quelle diffuse dall’EFSA) tant’è che recentemente l’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) ha dichiarato che i limiti in via di adozione rischiano di essere inadeguati a proteggere la salute umana."

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